NOSTRO SERVIZIO * PESARO, lunedì 13 agosto ► (di Carla Maria Casanova) Si sapeva che ci sarebbe stato da divertirsi e i posti del Teatro Rossini, anche per le repliche, sono andati via in un baleno. “Adina”, farsa in un atto (brevità, gran pregio!) ha una genesi complicata e anomala. Fu commissionata a Rossini nel 1818 da un misterioso personaggio portoghese e destinata forse a una primadonna da lui “protetta”, ma poi c’è una lettera di contratto indirizzata a Rossini da tale Emanuele Gnecco, banchiere genovese (altro protettore della signorina?). Le relazioni, si sa, hanno percorrenze imprevedibili. Fatto sta che l’opera andò in scena solo otto anni dopo, lasso di tempo insolito per Rossini. Insolito, se non altro in così massiccia misura, anche l’intervento di collaboratori e copisti, oltre al ricorso degli autoimprestiti, per la stesura della musica. Pure il libretto, che porta l’altisonante nome di Gherardo Aldobrandini Bevilacqua, pittore e letterato, si rifà a un preesistente scritto di Felice Romani dal titolo “La figlia del Califfo”. Che da tanta confusione sia sortito un gioiellino è uno di quei miracoli non infrequenti nel teatro rossiniano.
L’opera ebbe però una sola rappresentazione, a Lisbona, nel 1826, per ricomparire in epoca moderna solo nel 1963 all’Accademia Chigiana di Siena.
Al Rof arrivò nel 2003. Per l’occasione fu recuperata e restaurata la storica berlina di gala dei marchesi Mosca, settecentesco cimelio del patrimonio artistico pesarese.
Il titolo originale dell’opera indica una precisa collocazione: il Serraglio di Bagdad. Rosetta Cucchi, temeraria regista pesarese, approdata alla regìa nel 2001 e da anni attestatasi al Wexford Opera Festival (che coproduce questa “Adina”), di Bagdad si è fatta un baffo. Con l’abile scenografo Tiziano Santi, la costumista Claudia Pernigotti e l’autore-luci Daniele Naldi, ha collocato la sua Adina in un non-tempo dominato da una enorme torta nuziale lungo i cui piani si svolge la vicenda. Come vuole la migliore tradizione, anche qui amori difficili, ma in un contesto inusitato: Adina, pupilla del Califfo suo prossimo sposo, gli è onestamente affezionata (per una volta, non si tratta di un improbabile vecchio panzone, ma di un fin troppo aitante marcantonio). Solo che, all’improvviso, ricompare il vecchio – cioè giovane – fidanzato creduto morto e Adina, dopo un sacco di ripensamenti e rimorsi, rendendosi conto di esserne ancora innamorata, decide di fuggire con lui. Dopo varie vicissitudini, tutto finisce in gloria anche perché, colpo di scena, il Califfo scopre di essere il padre di Adina.
Rosetta Cucchi, oramai regista internazionale, viene da una formazione musicale seria (è stata per anni accompagnatrice di recital di cantanti), e sa come gestire la materia.
“Nei miei primi anni di pianista, a Roma”, dice la Cucchi, “vivevo con un gruppo di giovani attori che mi hanno presto contagiata. Avevamo formato anche una compagnia, e in questa formazione abbiamo girato l’Italia. Da allora ho sempre pensato che non mi sarei orientata esclusivamente verso la carriera di solista ma avrei inteso la musica nel senso più lato di teatro musicale”. Spesso provocatoria, qui la regista si muove con brillante candore.
Ha per le mani un bel cast: il prestante baritono napoletano Vito Priante (Califfo) con a suo attivo già numerose incisioni, il tenore sudafricano Levy Sekgapane (Selimo) vincitore di Operalia 2017, ma soprattutto la straordinaria Lisette Oropesa (Adina). Americana di origini cubane, soprano lirico-leggero dotata di agilità, si è diplomata nel 2008 presso il Metropolitan dove si è già esibita in un centinaio di recite. Al Rof debutta ed è stata rivelazione. A suo perfetto agio in scena, ha captato l’interesse del pubblico sin dalla prima aria, la cavatina “Fragolette forunate” (una delle poche pagine scritte da Rossini quasi per intero!). Poi è stato tutto un progredire di applausi.
Sul podio c’è Diego Matheuz, festeggiato dall’Orchestra Sinfonica G.Rossini alla prova generale, giorno del suo 34 esimo compleanno. Matheuz, venezuelano, è, con Gustavo Dudamel, il più felice prodotto dell’istituzione internazionale del Sistema Abreu. Velocemente impostosi in Europa (dal 2011 al 2015 è stato direttore principale alla Fenice di Venezia), dirige per la prima volta al Rof. Prossimi debutti a Vienna e al Bayerische Staatsoper.
Come ci si aspettava, Adina ha sortito un esito entusiastico.
Settantacinque minuti di spettacolo e poi tutti a cena in riva al mare.
Teatro Rossini. “Adina”. Repliche 15, 21 agosto ore 20. sabato 18 ore 16.