Dal Quattrocento la prima grande mostra su Antonello. Grazie a un avventuroso ricercatore che lo salvò dall’oblio

Antonello da Messina, «Annunciata» (1476 circa), cm 45 x 34.5. Palermo, Galleria Regionale della Sicilia. L’immagine è divenuta simbolo della bellezza muliebre meridionale.

MILANO, martedì 19 febbraio (di Paolo A. Paganini) Dopo l’esposizione di Palazzo Abatellis a Palermo (14 dicembre 2018 – 10 febbraio 2019) che ha fatto registrare più di 28 mila presenze, la mostra dedicata ad Antonello da Messina sarà a Palazzo Reale (da giovedì 21 febbraio a domenica 2 giugno), in collaborazione fra Regione Sicilia e Comune di Milano (produzione Palazzo Reale e MondoMostre Skira), curata da Giovanni Carlo Federico Villa.
Al pari di tanti artisti e di tante opere, disperse o dimenticate nelle viscere oscure della Storia, capolavori travolti dalle tragedie dell’esistenza e della Natura, o trascurate dall’incuria o dall’ignoranza degli uomini, o deturpate irrimediabilmente dalle offese del tempo, anche l’opera e la vita di Antonello da Messina (1430-1479), grandissimo ritrattista quattrocentesco, avrebbero potuto avere il miserrimo destino di scomparire del tutto, o di lasciare solo evanescenti tracce di creature d’arte senza paternità. Lo stesso nome, Antonio di Giovanni de Antonio, portava in sé, nel soprannome, “da Messina”, le stigmate delle future tragedie dell’antica Messina, come la totale distruzione del 1783, con la perdita di documenti anagrafici, catastali e di opere d’arte. E, ancora, dopo l’altro tremendo terremoto e maremoto del 28 dicembre 1908, una tragedia sismica tra le più catastrofiche del XX secolo. Di Messina non rimase più nulla, solo lutti pianto e dolori di chi aveva perso tutto, case e famiglie.
Nel loro secolare destino, fra terremoti, guerre, barbarie, razzie e incurie, tanti capolavori si sono dispersi in una diaspora di raccolte private e pubbliche. Altre sono finite in qualche oscuro sottoscala. Molte altre hanno subìto pesanti e rovinosi restauri che hanno alterato per sempre la stesura originaria. Altre sono arrivate sino a noi miracolosamente intatte. O quasi.
Come queste della mostra di Palazzo Reale. Uno degli eventi culturali più importanti dell’anno. Un’occasione unica e speciale per entrare nel mondo di un artista eccelso e inconfondibile, Antonello da Messina, ritenuto il più grande ritrattista del Quattrocento.
Sono esposte, a Palazzo Reale, 19 opere (sulle 35 che ne conta la sua autografia), tra cui i capolavori provenienti da Palazzo Abatellis di Palermo: Annunciata e i tre Santi – Sant’Agostino, San Girolamo e San Gregorio Magno – forse appartenenti al Polittico dei Dottori della Chiesa, e la splendida tempera su tavola Cristo in pietà (recto) e Madonna con il Bambino e Santo Francescano in adorazione (verso) dal Museo Regionale Interdisciplinare di Messina.

Antonello da Messina, “Ritratto d’uomo”, dipinto a olio su tavola (31 x 24,5 cm). Museo Mandralisca di Cefalù.

L’eccezionalità della mostra, come dovuto storico, oltre ai meriti degli attuali curatori ed organizzatori, si deve a un singolare protagonista della storia dell’arte, poco conosciuto dai non addetti ai lavori, ma che vanta una straordinaria raccolta inventariale di ritrovamenti, di riconoscimenti d’autenticità, di definitive attribuzioni, di nuove imprevedibili scoperte, nel suo inesausto girovagare in grandi città e in piccoli borghi, in palazzi pubblici e privati, in chiese di campagna e musei di città, con risultati, senza i quali, la storia della critica e dell’arte italiana non avrebbe raggiunto le conoscenze attuali.
E la stessa mostra di Antonello, ora, non sarebbe stata possibile nella sua completezza.
Parliamo di Giovan Battista Cavalcaselle (1819 – 1897). Appassionato ricercatore, scopritore e indagatore di opere d’arte, scrittore, critico e storico dell’arte, fervente patriota mazziniano dalla vita avventurosa, combattente nel ’48 nell’insurrezione del Veneto e della Lombardia, condannato a morte dall’Austria (e fuga rocambolesca), disegnatore, restauratore, teorico della pittura italiana, strenuo difensore del patrimonio artistico nazionale, è considerato il fondatore della moderna critica dell’arte.
A Giovan Battista Cavalcaselle spetta l’appassionata ricostruzione d’un primo fondamentale catalogo sulla vita e le opere di Antonello, grazie a un minuzioso, certosino lavoro di appunti, annotazioni, disegni, raccolti in un taccuino di 81 fogli sciolti e 14 lucidi. Cominciando da Palermo, erano il frutto, dal dicembre del 1859 al marzo del 1860, delle suoi personali ritrovamenti in Sicilia (come l’Antonello nel parlatorio del convento di San Gregorio a Messina, o come il Ritratto d’uomo del Museo Mandralisca di Cefalù, di potente e moderna caratterizzazione psicologica). Ma il catalogo contiene, inoltre, preziose notizie anagrafiche, storie e vicende familiari, trascrizione di documenti notarili, di lasciti testamentari eccetera, limitatamente a quanto era ancora possibile rintracciare. Fu così possibile restituire alla Storia un artista di cui, senza tale prezioso materiale raccolto in catalogo (come per altri suoi cataloghi, come quello sui primi pittori fiamminghi, del 1856) , base di tutte le ricerche scientifiche dei successivi curatori, non si sarebbe potuto sapere nulla. Salvo quanto ne scrisse il Vasari nelle sue famose Vite, dopo che di “Antonellus Messaneus” (la firma di Antonello da Messina) si erano persi tracce, documenti e testimonianze.
Poi, dopo Giorgo Vasari, più nulla.
Fino a Gian Battista Cavalcaselle.

Antonello da Messina, «Ecce Homo/Cristo della colonna» (1475), Piacenza, Collegio Alberoni (particolare)

Ora, questo avventuroso critico e disegnatore diventa idealmente, per i visitatori della mostra, una “guida” d’eccezione. Sono qui presenti infatti 28 preziosi fogli, alcuni dei quali su doppia pagina, che illustrano la genesi e il ritrovamento delle opere di Antonello (grazie alla collaborazione della Biblioteca Marciana di Venezia, che conserva un ricco patrimonio di disegni, taccuini, appunti e annotazioni d’arte di Giovan Battista Cavalcaselle).
Alla mostra hanno collaborato con essenziali prestiti importanti musei italiani come gli Uffizi, la Pinacoteca Malaspina di Pavia, il Collegio degli Alberoni di Piacenza, la Galleria Borghese di Roma, il Museo Correr di Venezia, il Museo Civico d’Arte Antica, palazzo Madama di Torino, l’Accademia Carrara di Bergamo.
E dall’estero la National Gallery di Londra, il Museo nazionale Brukenthal di Sibiu in Romania, il Philadelphia Museum of Art, la National Gallery di Washington, il Museo Statale di Berlino.
La mostra avrà un corredo editoriale particolarmente prezioso e completo: il catalogo pubblicato da Skira, con tutte le immagini delle opere esistenti e riconosciute di Antonello da Messina; una Sezione storico-artistica, con i saggi di Giovanni Carlo Federico Villa, Renzo Villa, Gioacchino Barbera, e cinque testi letterari rispettivamente di Roberto Alajmo, Nicola Gardini, Jumpa Lahiri, Giorgio Montefoschi e Elisabetta Rasy.
E sarà presente, dunque, a Milano anche la famosissima “Annunciata”, sul cui trasferimento si era avuto, in un primo momento, un fermo diniego, nonostante il parere favorevole dell’assessore ai Beni culturali Sebastiano Tusa e di Evelina De Castro, direttrice di Palazzo Abatellis, dove l’opera è custodita. L’opera è infatti considerata dal 2013 inamovibile per decreto regionale emanato nel 2009 dall’Assessorato regionale ai Beni Culturali. La Regione Sicilia ha però successivamente acconsentito al prestito, fissando le condizioni per la tutela, la difesa e la sicurezza dell’opera.