Dalla realtà al sogno, dall’inconscio alla forma artistica. Insomma, la presenza di Freud nelle incisioni di Klinger

BAGNACAVALLO (Ravenna), lunedì 19 novembre ►(di Andrea Bisicchia) Un volume e una grande mostra, che si potrà visitare fino al 13 gennaio 2019 presso il Museo delle Cappuccine di Bagnacavallo (Ra), sono stati dedicati a Max Klinger (1867-1920), il maggior incisore del secondo Ottocento e inizio Novecento, pari a Dürer e a Goya, che egli considerava suoi maestri e che, come loro, ritenne quest’arte non dissimile dalla pittura e dalla scultura.
Per sintetizzare la visione artistica di Klinger, si potrebbe utilizzare il titolo di un classico di Mario Praz: “La carne, la morte e il diavolo” (1940), dato che, nella sua opera, sia la carne che la morte e il diavolo sono sempre presenti, rivissuti in una dimensione temporale che coinvolge mito e pittura vascolare, permeandoli di spirito romantico, quello trasgressivo, ma non certo libidinoso o lussurioso, come lo considerava Benedetto Croce.
Klinger visse il suo modo di accostarsi alla stampa calcografica con intensa passione e con smoderata immaginazione, tanto che scelse la dimensione onirica per contrastare i temi morbosi della sensibilità romantica, quando le sensazioni avevano preso il posto della concettualizzazione. Klinger seppe anche contaminare la sua anima tedesca con quella degli artisti norvegesi e svedesi, non per nulla fu Georg Brandes a dedicargli un articolo che lo esaltò come uno degli spiriti moderni più innovativi, proprio quel Brandes che era amico di Strindberg, il quale ebbe in comune, con Klinger, la dimensione onirica e trasgressiva che era, spesso, a base dei suoi drammi, oltre che l’uso di feticci come “il guanto”, attorno al quale Klinger sviluppa una storia d’amore tra sogni e desideri, mentre Strindberg con “II guanto nero” (1907) racconta una storia enigmatica, perché vissuta dalla protagonista come il preannuncio di una tragedia. Si potrebbe ancora indicare un parallelismo tra la splendida incisione “Il girotondo” con il dramma di Schnitzler che porta lo stesso titolo.

Max Klinger, “Rapimento di Prometeo”, 1894

Il volume contiene saggi di Patrizia Foglia e Diego Galizzi, entrambi curatori della mostra, oltre che un acuto saggio di Francesco Barale sul rapporto tra Klinger e Freud e tra sogno e musica.
Per Patrizia Foglia, Klinger vive la fusione tra ideale e reale, tra il valore dell’esistere e quello delle esigenze estetiche, tanto da ritenere Klinger non solo un artista, ma anche un pensatore che ha saputo coniugare mitologia e cristologia, con i conflitti sociali, orientandoli in una dimensione salvifica.
Per Diego Galizzi, Klinger vive la dimensione reale attraverso la mente e non attraverso gli occhi, perché essa permette, alla visionarietà dell’artista, di esplicitarsi lungo un percorso dove la trance de vie si confronta con le ossessioni dell’inconscio.
Sono proprio queste ossessioni a mettere Klinger in relazione con Freud, nati a un anno di distanza, non solo per l’importanza che entrambi attribuivano al sogno, ma anche per le capacità di trasformare i contenuti inconsci in una forma artistica.
Per Francesco Barale, il grande incisore ebbe il merito di dare raffigurazione al “perturbante”, su cui Freud scriverà, qualche anno dopo, un saggio, rendendo piacevole le forme di angoscia e conflitto, normalmente sottoposti a rimozione e censura.
L’itinerario dell’opera di Klinger si snoda lungo 14 “Opus” e su oltre 150 incisioni, di cui molte a tavola intera. Straordinario l’omaggio a Bocklin, altro suo maestro, da cui riprende alcuni quadri famosi come: “Le tre età dell’uomo”, “Nudo femminile”, “La fonte” e “L’isola dei morti” che ispirò sia Strindberg che Pirandello per “I giganti della montagna”.
Nell’era della riproduzione di massa, la stampa calcografica è molto usata, non certo come surrogato della pittura, tanto che è diventata materia d’esame di una specifica disciplina universitaria.
Eleonora Proni, continuando la grande tradizione bagnacavallese dell’arte incisoria, dopo la mostra dedicata a Chagall e a Goya, con quella dedicata a Klinger conferma il Museo Civico come un centro di importanza nazionale.

Museo Civico delle Cappuccine, Via Vittorio Veneto 1/a, Bagnacavallo (RA).
Informazioni:0545 280911 – www.museocivicobagnacavallo.it

Patrizia Foglia, Diego Galizzi (a cura di): “Max Klinger. Inconscio, Mito e Passioni. Alle origini del destino dell’uomo”. Edizione Valbonesi, Forlì, pp 140, € 15.