Dall’idea di teatro “sensoriale” nacquero quattro sconcertanti spettacoli, tra cui “Edipo” (mezz’ora) per un solo spettatore

(di Andrea Bisicchia) – Il libro di Massimo Munaro, “La Tetralogia del Lemming”, edito da Il Ponte del Sale, è un’occasione per una breve riflessione su quanto è accaduto, sulla scena italiana, tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Novanta, un ventennio che, un po’ in sordina, riuscì a scardinare persino il successo degli Stabili, a dire il vero, anch’essi, in quegli anni, in cerca di identità.
Massimo Munaro vive la sua esperienza di ricerca teatrale a Rovigo, città di provincia, un po’ addormentata, che, però, si risveglia in occasione del Festival “Opera Prima”, curato da lui stesso, a cui approdano gruppi giovanili, alcuni dei quali li ritroveremo nella Rassegna “Teatri Novanta”, curata da Antonio Calbi, al Franco Parenti, che si protrasse per ben tre anni, tra il 1997 e il 1999, con Convegni, a cura di Franco Quadri, dibattiti e con un numero considerevole di partecipanti.
C’è da dire che, quest’aria di fermento, la si era avvertita, alla fine degli anni Settanta, con la nascita di gruppi, diventati famosi come “I Magazzini Criminali” di Tiezzi-Lombardi, la Compagnia di Barberio Corsetti, “La Comunità” di Giancarlo Sepe, “Teatri Uniti” di Martone, Studio Azzurro, Gruppo di Pontedera. In quella occasione, al Teatro dell’Arte, fu organizzata una mostra, a cura di Oliviero Ponte di Pino, con un intervento teorico di Sisto Dalla Palma.
Ciò che accadde al Franco Parenti, fu qualcosa di diverso, in quanto i partecipanti vissero una vera e propria esperienza comunitaria e non individuale, come quella del “Nuovo Teatro”. Fu pubblicato un catalogo, con interventi di Gillo Dorfles, Franco Quadri, Massimo Marino, Antonio Calbi. Alcuni di questi gruppi, allora non sovvenzionati dalla Stato, come Fanny e Alexander, Masque Teatre, Motus, Accademia degli Artefatti, La Gaia Scienza, Raffaello Sanzio, Teatro del Lemming, hanno avuto successo anche all’estero. Per completezza, va ricordato il volume, apparso proprio alla fine di questa esperienza, “Teatri invisibili e nuove generazioni teatrali” (1999), che tracciò un censimento delle tantissime Compagnie giovanili non sovvenzionate.
Massimo Munaro è un protagonista di questa lunga stagione, sia perché a Rovigo si era inventato un Festival, pur tra tante contestazioni, in una cittadina culturalmente conservatrice, sia perché doveva assicurare un cachet e una assistenza tecnica ai gruppi partecipanti che, in quattro anni di attività, furono circa cinquanta, sia perché doveva portare avanti una sua idea di teatro che definirà “sensoriale “, da cui nascerà la “Tetralogia”, raccolta nel volume, quattro spettacoli che fecero molto discutere, in particolare “Edipo. Tragedia dei sensi per un solo spettatore”, che ebbe grande eco, anche per una sorta di scandalo da addebitare alla cronaca del tempo. Munaro ridusse la tragedia a circa mezz’ora, per poter permettere la visione, in una giornata, ad almeno dieci spettatori “percettivi”, sempre uno alla volta, coinvolti in una esperienza, non soltanto di tipo cognitivo, ma anche sensoriale. L’esperimento era realizzato come in un rito esoterico, in cui lo spettatore veniva invitato a diventare protagonista dell’evento, dopo essere stato bendato, all’inizio del percorso, e accompagnato per mano da una attrice, novella Antigone, come a ricordargli che sarà lui, in quel tracciato, a vivere l’esperienza di Edipo. In fondo, si trattava di un stationen-drama, dato che lo spettatore-attore doveva attraversare dei luoghi deputati che si caratterizzavano per una loro misteriosità e per dei profumi che si aprivano ai suoi sensi, già scossi da quel percorso iniziatico.
Il volume descrive il cammino, ovvero le varie stazioni, ma si raccomanda per gli interventi teorici che precedono i testi della rappresentazione e che dimostrano un lavoro di preparazione che vanta una ricca bibliografia di antichisti e filologi di fama internazionale. A Edipo, segue “Dioniso e Penteo”, con particolare riguardo a quest’ultimo, visto che gli studiosi si sono sempre intrattenuti maggiormente sulla figura di Dioniso. Al tatto, prerogativa dello spettacolo su Edipo, Munaro fa seguire lo sguardo che seduce, in particolare, quello tracotante e seduttivo di Dioniso. Con “Amore e Psiche”, il regista abbandona il mito tragico, per un percorso dentro la favola dell’amore o dell’immortalità dell’anima, conseguenza dell’unione di Eros e Psiche. In questo caso, gli spettatori potranno partecipare due alla volta, maschio e femmina, non essendo possibili altri accoppiamenti, perché spetterà loro interpretare i due personaggi della favola, in una stanza semibuia. Ultimo testo è quello dedicato a Odisseo, il cui viaggio verrà trasformato in un lungo viaggio all’interno delle problematiche che caratterizzavano il teatro del tempo.
Il volume contiene una vasta iconografia e un epistolario che raccoglie le tante lettere di spettatori, che sono state inviate al Teatro del Lemming, che spesso si trasformano in veri e propri giudizi critici.

Massimo Munaro “La Tetralogia del Lemming” – Edizione Il Ponte del Sale 2021, pp. 460, euro 30.