Davide Enia: ritorno al teatro arcaico siciliano. Non solo “cuntu”, ma lingua, gesto, canto. E il dramma di Lampedusa

(di Andrea Bisicchia) Da alcuni mesi, dopo la lunga militanza milanese, frequento i teatri romagnoli di Faenza, Forlì, Cesena, Russi, Lugo, Bagnacavallo, rimanendo colpito dal fatto che li trovo sempre esauriti. Sarà la buona amministrazione, saranno i cartelloni che, come quelli di Milano, alternano spettacoli di consumo, con divi del cinema o della televisione, con spettacoli di impegno sociale, fatto sta che si registrano quasi sempre dei sold out, come è accaduto al Teatro Goldoni di Bagnacavallo, dove ho visto “L’abisso” di Davide Enia, prodotto da Accademia Perduta Romagna Teatri, Teatro di Roma e Teatro Biondo di Palermo, tratto dal suo romanzo “Appunti per un naufragio”, edito da Sellerio, vincitore del Premio Letterario Internazionale “Mondello”.
Conosco Enia dal suo debutto avvenuto al Franco Parenti, conosco la fisicità della sua lingua, come emanazione del corpo, utilizzata, non tanto per raccontare (essendo diversa da quella del “Teatro dell’Oralità”), quanto per “cuntare”, per fare in modo che la parola detta si trasformi in azione scenica, evitando ogni forma di spettacolarizzazione che suonerebbe di retorica.
Davide Enia recupera il gesto, il canto, che è diverso dal “cuntu”, con una sorta di ritorno alle origini del teatro arcaico, prima che nascesse il genere drammatico, quando gli episodi tragici non si mettevano ancora in versi.
Enia ha vissuto, in prima persona, gli eventi che racconta, sia come testimone che come ricercatore, attraverso interviste fatte ai protagonisti. Egli, però, non sfrutta la formula del “Teatro documento” degli anni Settanta, quando era in voga l’utilizzo della forma drammatica teorizzata, in quegli anni, da Peter Szondi. La struttura semantica, a cui ricorre l’autore palermitano, adotta universi narrativi diversi, la naturalità del suo linguaggio attinge alle fonti della lingua, la cui matrice è dialettale, con una terminologia legata al corpo, agli oggetti, in modo che lo  spettatore possa riconoscersi nella pratica dei problemi affrontati.
La varietà dei registri, a cui Enia fa riferimento, contiene delle discontinuità linguistiche che rendono originale la creazione artistica, tesa a evidenziare modelli di rappresentazione che, con i sistemi di riferimento, rendono reale l’immaginario e viceversa e permettono all’attore di entrare e uscire dal testo grazie all’epicità del “cuntu”.
La materia, oggetto del racconto, è quella degli sbarchi a Lampedusa e dei morti in mare. Enia la tratta senza colorirla politicamente, anzi la trasforma in un dialogo tra la vita e la morte che coinvolge, sia le storie dei migranti che quelle della sua famiglia, con la morte della zio a lui tanto caro e con l’impossibilita del padre medico ad aiutarlo. “L’abisso” non è, quindi, da ricercare nella morte, bensì nella vita, quando non si hanno i mezzi per rimediare alla morte o per contenerla.
Determinante è stato l’apporto musicale, un sorta di basso continuo, realizzato da Giulio Barocchieri, che ben si accorda alla monodia laica della rappresentazione.
Una curiosità, mentre “L’abisso” gira da mesi in tutta Italia, è stato pubblicato, da Cortina, uno studio di Cristina Cattaneo, prof. Ordinario di Medicina Legale all’università di Milano, forse il primo libro che, scientificamente, affronta il problema dei riconoscimeti ante-mortem e post-mortem.
Il pubblico ha applaudito vigorosamente, senza facili e inutili schieramenti.

“L’abisso”, di Davide Enia, tratto da “Appunti per un naufragio” di Davide Enia. Musiche composte ed eseguite in scena da Giulio Barocchieri. Regia e interpretazione di Davide Enia.

Tournée
Casale: 1 marzo (Teatro Municipale)
Cuneo: 2 marzo (Teatro Toselli)
Vercelli: 4 marzo (matinée) (Teatro Civico)
Torino: 5-10 marzo (Teatro Gobetti)
Bolzano: 15 marzo (Teatro Cristallo)
Vicenza: 16 marzo (Teatro Astra)
Reggio Emilia: 3-4 aprile (Teatro Cavallerizza)
Campi Bisenzio (FI): 5 aprile (Teatro Carlo Monni)
Parma: 6 aprile (Teatro delle Briciole)
Noto: 12 aprile (Teatro Tina Di Lorenzo)
Vittoria: 13 aprile (Teatro Comunale Vittoria Colonna)