Depistaggi, terrorismo, stragi e delitti mafiosi, poteri occulti, apparati massonici (e statali): sedici anni di marcio italico

(di Andrea Bisicchia) Il volume: “La Repubblica delle stragi.1978/1994. Il patto di sangue tra Stato, mafia, P2, ed eversione nera”, a cura di Salvatore Borsellino, raccoglie otto interventi di autori che provengono da esperienze, professioni e discipline diverse, tutti accomunati dal tema trattato, nel senso che hanno in comune l’indagine su alcuni reati che vanno dal depistaggio giudiziario e mediatico, tipico delle associazioni a delinquere, al comportamento malavitoso degli apparati massonici e dei servizi segreti nei confronti del terrorismo e delle stragi mafiose, tanto che l’Italia ha vissuto una sua particolare guerra dei 16 anni, una guerra, a dire il vero, non del tutto finita.
Gli autori partono dalle origini di questa guerra, ovvero dal “golpe separatista”, preparato, con alcuni delitti eccellenti, da Michele Sindona e Licio Gelli, utilizzando la medesima macchina golpista che consiste nel sostenere economicamente importanti testate giornalistiche, formazioni extraparlamentari, anche di sinistra, fidando, nel frattempo, nel contributo delle Destre, guidate da Junio Valerio Borghese e da esponenti dell’area andreottiana, con una miriade di personaggi che, proprio perché ben stipendiati dai poteri occulti, vivono sempre nell’ombra, per intervenire al momento opportuno.
Ormai è noto a tutti che le strategie delle tensioni sono state foraggiate da uomini potenti economicamente, capaci di creare, con i loro soldi, dei sistemi criminali, grazie ai quali, fondare o confermare il proprio potere. La loro parola d’ordine era: destabilizzare per creare nuovi equilibri. Al tentativo di golpe, di cui stiamo trattando, vengono attribuiti la strage di Bologna, di cui quest’anno sono stati denunciati i veri mandanti, la strage di Natale del 1984, con l’uso di tecnologie sofisticate messe al servizio di scopi eversivi. Seguono l’attentato a Falcone dell’Addaura, la scoperta dell’autoparco delle mafie in via Oreste Salomone a Milano e l’omicidio di Umberto Mormile, quindi il filo rosso che lega le stragi dell’Uno Bianca, con l’apporto della Falange armata, per arrivare alle stragi di Capaci, di via d’Amelio e a quelle del ’93, per finire con la trattativa tra Stato e mafia.
I protagonisti di questa lunga guerra sono stati reclutati, non solo dalla Massoneria e dalla mafia, ma anche dagli apparati di polizia, dai servizi segreti, sempre pronti a deviare le indagini. Un capitolo poco noto è proprio quello dell’autoparco milanese, dove sono stati conclusi gli affari più criminali, proprio perché luogo d’incontro di tutte le mafie, con i loro clan, attenti a  pedinare gli apparati della grande finanza, nei luoghi dove decidevano il da fare, comprese le “Stragi a rate”, per rafforzare la strategia della tensione, quella che si addebitava ai giovani di destra e di sinistra, ma che, in verità, destra e sinistra erano solo una copertura, perché si trattava, per gli organizzatori, di un lavoro lautamente pagato che utilizzava manodopera giovanile per fare scappare il morto e per accendere gli animi dei creduloni.
Nel frattempo, ci sono state le condanne definitive del maxiprocesso, quando la mafia perdette i suoi tradizionali referenti politici e ipotizzò la nascita di un proprio partito, sulla falsariga della Lega Nord, allora guidata da Bossi, che nel 1993 si chiamerà “Sicilia Libera”, un partito pronto a candidarsi alle Comunali di Palermo e di Catania, ma che. quando si arriva alle elezioni del ’94, si ritira. Racconta un collaboratore di giustizia, Tullio Cannella: “Alle politiche ci fu un discorso diverso, Bagarella sapeva, da qualche tempo, che c’era Silvio Berlusconi che stava per scendere in politica, con un nuovo partito, e i voti furono dirottati su Forza Italia… vari personaggi di Cosa nostra furono inseriti nelle liste di Forza Italia”. Questa deposizione fu fatta innanzi alla Corte di Assise di Palermo in data 12 dicembre 2014. Come ormai è noto a tutti, quel progetto fu partorito da Dell’Utri, a causa del quale è stato condannato a sette anni, con l’accusa di associazione mafiosa.
Per anni, la Repubblica italiana ha condiviso un’altra Repubblica, quella del ricatto, in tutte le sue forme, ricatto che è diventato la vera molla di qualsiasi governo.

Salvatore Borsellino (a cura di) “La repubblica delle stragi. 1978/1994. Il patto di sangue tra Stato, mafia, P2 ed eversione nera”, Ed. PaperFirst 2018, pp. 316, € 14