Di anno in anno, fedele allo stesso schema, Cannes n. 69 riaccende i riflettori su nomi consacrati e giovani promesse

woody-allen-woody-allenCANNES, lunedì 9 maggio – NOSTRO SERVIZIO – ► (di Marisa Marzelli) Cannes è Cannes, cioè il Festival internazionale più prestigioso, sempre fedele ad uno schema collaudato. In concorso propone autori noti e consacrati, i più famosi del mondo. Accanto a loro vengono regolarmente reinvitati giovani registi che hanno già dato buone prove in annate precedenti (a volte nelle sezioni collaterali). Pochi e centellinati i meno noti da mettere alla prova in concorso ufficiale. Niente colpi di testa, innamoramenti modaioli, aperture a Paesi esotici tanto per mostrare che la selezione spazia in ogni angolo del mondo. Per la scommessa sugli outsider, le sperimentazioni, i grandi nomi a cui è poco riuscito l’ultimo film ci sono le altre sezioni, in particolare Un Certain Regarde, La Quinzaine des Réalisateurs, dove venire selezionati è già un traguardo.
Lo schema, che si ripete di anno in anno, sinora si è dimostrato vincente. E anche in questa 69ma edizione (11-22 maggio) i selezionatori non si sono smentiti. In concorso ci sono una ventina di film.
La giuria ufficiale è presieduta da George Miller (non storcete il naso perché la sua ultima perla, Mad Max: Fury Road non è solo un blockbuster di successo ma si è aggiudicato sei Oscar nelle categorie tecniche ed il massimo premio della Federazione della critica internazionale, l’accigliata e severa FIPRESCI. Accanto al regista australiano assegneranno la Palma d’oro e gli altri premi gli attori Donald Sutherland, Valeria Golino, Kirsten Dunst, Vanessa Paradis e Mads Mikkelsen; i registi Laszlo Nemes e Arnaud Desplechin; la produttrice iraniana Katayoon Shahabi.
Fuori concorso, per la terza volta (dopo il 2002 e il 2011) apre il Festival Woody Allen. Il film è Café Society, con Kristen Stewart (la Bella di Twilight) e Jesse Eisenberg, storia di un giovane degli anni ’30 che arriva a Hollywood per lavorare nel cinema e resta travolto dall’atmosfera di quel periodo. Pure fuori concorso spiccano The BFG – Il grande gigante gentile, diretto e prodotto da Spielberg e tratto dal romanzo per ragazzi di Roald Dahl; Money Monster diretto da Jodie Foster e interpretato da Julia Roberts e George Clooney; Nice Guys di Shane Black con la strana coppia Russell Crowe e Ryan Gosling, un investigatore privato e un detective indagano su due casi che si riveleranno collegati. Jim Jarmusch, addirittura, è fuori concorso con un documentario sulla rockstar Iggy Pop e in gara con Paterson. Fuori concorso, negli Special Screenings, il documentario franco-italo-greco L’ultima spiaggia, girato a Trieste e diretto dal greco residente in Italia Thanos Anastopoulos insieme a Davide Del Degan.
Concorso ufficialeGrandi ritorni in competizione: il veterano Ken Loach (79 anni) con I, Daniel Blake su anziani falegnami e crisi dello Stato sociale; Sean Penn (15 anni dopo La promessa, tratto da Dürrenmatt) con The Last Face; i fratelli Dardenne (già vincitori di due Palme d’oro) con La fille inconnue; l’enfant terrible canadese Xavier Dolan (scoperto due anni fa a Cannes con Mommy) presenta Juste la fin du monde (nel cast Vincent Cassel, Marion Cotillard, Léa Seydoux); il redivivo Pedro Almodovar con Julieta; il danese Nicolas Winding Refn, quello del thriller Drive, conThe Neon Demon (interpreti Keanu Reeves ed Elle Fanning). Qualche anno fa Cannes fece conoscere il nuovo cinema rumeno e quest’anno propone in gara due titoli di quella cinematografia: Bacalaureat di Cristian Mungiu (già Palma d’oro con 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni nel 2007) e Sierra-Nevada di Cristi Puiu.Tra gli altri pretendenti alla Palma, il regista coreano Park Chan-Wook con Agassi; l’americano Jeff Nichols con Loving; l’olandese Paul Verhoeven con Elle (protagonista Isabelle Huppert). Senza dimenticare Ma’ Rosa del filippino Brillante Mendoza, più volte vincitore di premi ai Festival internazionali e (ultimo titolo annunciato) The Salesman, parzialmente basato sulla pièce di Arthur Miller e diretto dall’iraniano Asghar Farhadi. Nutrita come sempre la presenza francese: quattro titoli. Si tratta di Mal de pierres di Nicole Garcia (con Marion Cotillard e Louis Garrel), Personal Shopper di Olivier Assayas, Ma loute del trasgressivo Bruno Dumont (con Fabrice Luchini, Juliette Binoche, Valeria Bruni-Tedeschi) e Alain Guiraudie –  che tre anni fa impressionò la Croisette con L’inconnu du lac – autore di Rester vertical.

Un Certain Regard Se quest’anno il concorso principale non prevede film italiani, l’importante sezione collaterale, pure competitiva (la giuria è presieduta dall’attrice svizzera Marthe Keller), ha selezionato Pericle il nero di Stefano Mordini, tratto da un romanzo di Giuseppe Ferrandino e interpretato da Riccardo Scamarcio nel ruolo di un malavitoso emigrato in Belgio e braccato dai suoi per aver commesso un errore. Scorrendo la lista dei 17 titoli della sezione, da segnalare almeno After the Storm del giapponese Hirokazu Kore-eda e Hell o High Water di David Mackenzie con Chris Pine, Ben Foster e Jeff Bridges, che avrà di sicuro una distribuzione internazionale. E ricordiamo che le gemme più inattese spesso vengono proprio dalle sezioni collaterali.

La Quinzaine des RéalisateursQuesta sezione parallela sarà aperta da Fai bei sogni di Marco Bellocchio, tratto dal libro di Massimo Gramellini e con un cast corale comprendente tra gli altri Valerio Mastandrea, Fabrizio Gifuni ed Emmanuelle Devos. Altre due presenze italiane: La pazza gioia di Paolo Virzì (con Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni-Tedeschi) e Fiore di Claudio Giovannesi. C’è anche Pablo Larraìn con Neruda. Se l’acclamato regista cileno di No è finito nella Quinzaine significa che la sua nuova opera non è abbastanza convincente per il concorso principale. Altri due nomi importanti (ma in anni recenti molto discussi) sono stati “relegati” nella Quinzaine: l’americano Paul Schrader con Dog Eat Dog e Alejandro Jodorowsky con Poesia sin fin.
Infine, come sempre Cannes sarà una rutilante giostra di film, divi, feste e affari, ma i festivalieri dovranno fare i conti con imponenti misure di sicurezza. Infatti, dopo gli attentati, la Francia ha rafforzato i controlli e vive in stato d’allerta.