Di mamma ce n’è una sola… anche troppo se è la spietata Milena Vukotic a tiranneggiare il figlio cinquantenne

vukotic, Avallone. Regina madreMILANO, sabato 7 febbraio  ♦  
(di Emanuela Dini) Un figlio cinquantenne ingrigito e sconfitto, fallito nella vita sentimentale e nella professione, si presenta, non richiesto, a casa della madre 75enne, vedova, arzilla e vispissima, con la scusa di accudirla perché malata. Questa la scena d’apertura di “Regina Madre”, scoppiettante e crudele commedia di Manlio Santanelli, in scena al Teatro San Babila, con una Milena Vukotic (classe 1938, chapeau) strepitosa nel disegnare la perfidia e la vitalità della dittatoriale matriarca e un Antonello Avallone (che firma anche la regia) altrettanto bravo nel ruolo di un Alfredo da sempre succube e mortificato.
Tra i due personaggi si instaura subito un duello verbale che prende tutte le pieghe e sfumature possibili della drammaturgia: dal comico al surreale, dal grottesco al crudele, dai ricordi di gioventù abbelliti ed enfatizzati «ero giovane e bella, ero una diavola», alle confessioni di delitti improbabili «perché, mamma, ho cercato il tuo odio, che è sempre meglio del tuo disinteresse».
In un interno piccolo borghese anni ’70, con la tovaglia “bella” di pizzo, la sedia sdrucita, il letto di fortuna e la camera matrimoniale che viene sempre citata ma non si vede mai, si dipana lo scontro sempre più aspro tra un figlio che non si è mai sentito amato e valorizzato, e una madre autoritaria che ancora lo umilia e tiranneggia.
Il testo, implacabile e impietoso, procede con battute e crudeltà, come un bisturi che scarnifica i personaggi e ne mette a nudo viltà e debolezze, inganni e astuzie, sconfitte e aridità.
Il ritmo non lascia un attimo di respiro, e alterna magistralmente spunti leggeri e stereotipi comici in cui ogni madre di figlio maschio si può ritrovare, a momenti più tesi e drammatici, dove non c’è traccia di amore nel rapporto madre-figlio, ma solo grumi di egoismi e rancore, odio e ripicca, mirabilmente sostenuti da una recitazione impeccabile.
Vukotic e Avallone sono bravissimi nell’interpretare questo testo scritto nel 1984, andato in scena per la prima volta l’anno dopo con Isa Danieli e Roberto Herlitzka e che ha avuto un grandissimo successo in tutta Europa, tradotto e rappresentato in francese, tedesco, olandese, fiammingo, croato, rumeno, polacco, russo, lituano, lettone.
Si ride, tanto, soprattutto nel primo atto e si rimane spiazzati da un finale amaro. Due ore di spettacolo (due tempi di un’ora più 15 minuti di intervallo) che volano. Pubblico divertito, applausi calorosi.

“Regina Madre”, di Manlio Santanelli, con Milena Vukotic e Antonello Avallone (anche regia) – Teatro San Babila, Corso Venezia 2/A, Milano. Repliche fino a domenica 15 febbraio.