Dibattito tra libertà poetica e radicalismo, cioè De Sade contro Marat, nel rivoluzionario testo di Peter Weiss

collage marat-sadeMILANO, giovedì 6 novembre
(di Paolo A. Paganini)  È forse uno dei più lunghi titoli di teatro: “La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat, rappresentati dagli internati (pertinente “internati”, anche se l’originale in tedesco porta: schauspielgruppe = gruppo di spettacolo, compagnia teatrale) dell’ospedale di Charenton sotto la guida del Marchese de Sade”, dramma (1964) in parole e musica, di Peter Weiss (1916-1982). Titolo, troppo lungo, tanto da essere più comunemente e semplicemente abbreviato in “Marat-Sade”. E nella sua forma semplificata è anche conosciuto il celeberrrimo film di straordinaria potenza suggestiva di Peter Brook (1966), con una poetica che sembra nata dalle costole di Brecht e Antonin Artaud (teatro della crudeltà). Peraltro, indicato come “manifesto” anticipatore del radicalismo libertario della generazione del 1968. Questo per dire quanto l’opera di Weiss abbia turbato gli animi dei benpensanti e acceso d’entusiasmi tanti spiriti anarchici e rivoluzionari.
Con la tecnica del teatro nel teatro, il testo narra la rappresentazione allestita dal Marchese De Sade all’interno d’un ospedale psichiatrico (dov’era lui stesso rinchiuso dal 1801 al 1814, anno della sua morte) da parte degli stessi malati di mente, depressi, psicolabili e internati politici, anche perché, scrive in nota lo stesso Weiss, qui confluivano “individui che si erano dimostrati pericolosi alla società anche senza essere veri e propri malati di mente”. Il dramma rappresentato è soprattutto una descrizione allegorica del conflitto tra nichilismo e radicalismo, dei quali De Sade e Marat rappresentavano una simbolica esemplarità dialettica. Lo scontro immaginario si svolge fra i due intorno al concetto di libertà poetica (De Sade), ancorché sostenitore delle idee rivoluzionarie, e un radicalismo sociale ai primordi d’una sovvertitrice concezione socialista (Marat). Intanto, sullo sfondo, si agitano le inquietudini politiche e sociali, i giudizi sommari di aristocratici mandati alla ghigliottina, le voci di popolo e gli inni di libertà. E, nel procedere della storia, matura il fatale 13 luglio 1808, la data dell’assassinio di Marat, ad opera della giustizialista Charlotte Corday, “educata dalla disciplina conventuale alla rinuncia estatica… memore di Giovanna d’Arco e della Giuditta biblica”.
Orbene, ora, al Teatro Puccini (un’ora e venti senza intervallo), nell’adattamento e regia di Nanni Garella, in una messinscena d’una quindicina di interpreti, ingabbiati nel loro luogo di sofferenza e dalle turbe delle loro anime, si svolge il dramma “Marat-Sade” – diciamolo dunque nella sua forma contratta – con la stupefacente aggiunta d’un elemento, che rende ancor più sofferta e struggente l’azione drammaturgica. Perché? Con l’animo di una fraterna solidarietà nei confronti di quanti portatori di dolore reagiscono alla sofferenza con un’interiore volontà di riscatto, abbiamo guardato con commossa ammirazione a questa compagnia di attori, ormai professionisti, uomini e donne che hanno affrontato il disagio mentale, forse l’esclusione sociale. Quindi, non più attori che fingono il disagio mentale nell’ospedale di Charenton, ma veri testimoni di quello stesso disagio mentale, ora recuperati all’arte e alla vita. Sì, diceva giustamente il Marchese De Sade: la vera rivoluzione, non sta nella violenza e nel sangue, ma nell’anima e nella mente degli uomini e, soprattutto, nel concetto di libertà poetica, artistica, senza barriere e pregiudizi.
Entusiastici e commossi applausi alla fine, con una particolare sottolineatura di consenso per Nanni Garella, interprete anche nel ruolo di De Sade, e Laura Marinoni, portatrice del fatale pugnale nel costato di Marat (l’ottimo Moreno Rimondi).

“La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat, ecc”, di Peter Weiss, con Laura Marinoni e la compagnia “Arte e Salute”. Regia, adattamento e intepretazione di Nanni Garella. Al Teatro Elfo/Puccini. Corso Buenos Aires 33, Milano. Repliche fino a domenica 16.