Differenza tra leadership e management. Il Leader inventa, è un visionario. Il Manager ha metodo e fa quadrare i conti

(di Andrea Bisicchia) Il tema affrontato da Manfred F. R. Kets de Vries nel volume appena pubblicato da Cortina: “Leader, giullari, impostori. Sulla psicologia della leadership”, è quello della “durata”, un tema molto caro a Bergson che lo coniugava con la simultaneità, in contrapposizione al relativismo, incapace di attingere a una verità assoluta.
La “durata”, a cui fa riferimento l’autore, docente di gestione aziendale e, quindi, di management, è quella della leadership che, a suo avviso, rimane per sempre, al contrario di quella dei leader che passa col passare dei cicli politici, la cui durata è simultanea, se non momentanea.
Egli individua questa fragilità nell’improvvisazione, nel dilettantismo, nella velocità con cui viene capovolto il potenziale accreditato, tanto che vale, anche per loro, il detto: oggi sull’altare, domani nella polvere. È vero che, nella società “liquida”, tutto è precario e temporaneo, ma è anche vero che tale temporaneità è, spesso, frutto di incapacità e di assenza di competenze.
De Vries distingue l’agire del Leader da quello del Manager, ovvero tra l’essere un creatore e l’essere un capo. Nel Manager, la visione è fin troppo circostanziata nel far quadrare i conti, nel Leader, la visione è più inventiva, più visionaria; il primo deve inseguire le istanze del mercato, il secondo deve proiettarsi verso il futuro, essendo il suo compito quello di “aprire la via”, che è il vero significato del verbo inglese “to lead”, che vuol dire, anche, “sapere dove dirigersi”.
Per De Vries, la leadership è innanzitutto sapere, il solo che possa dare forma alla conoscenza e guidare l’avventura di colui che si trova al comando, solo che questo sapere dovrà essere coniugato con l’etica della relazione, che può ammettere le ambizioni personali, ma non certo le velleità, le vanità, i narcisismi. Il vero Leader deve conoscere le insidie delle lusinghe, ma anche quelle delle fregature.
Al contrario del management, costretto a seguire regole e procedure, la leadership è un’arte, nel senso che non deve seguire un metodo, ma inventarlo.
L’autore è un esperto, non solo a livello teorico, della materia, ma anche a livello pratico, date le sue esperienze nel campo del management, è, pertanto, consapevole del rapporto esistente tra razionalità del Manager e l’irrazionalità del Leader, dovuta, spesso, alla perdita del senso del limite.
L’autore divide il suo lavoro in sette capitoli, attraverso i quali analizza la figura del Leader in tutte le sue componenti, da quelle narcisistiche a quelle comportamentali, a quelle di “alessitimia” (analfabetismo emotivo) e di arroganza, per l’equilibrio delle quali, il Leader ricorre, spesso, alla figura del buffone che ha il compito di ricordargli il carattere transitorio del potere, compito svolto, per esempio, dal Matto in “Re Lear” e da Rigoletto. De Vries, infine, esamina i livelli di impostura e le psicodinamiche che stanno alle origini del Leader, per concludere con esempi di abuso di potere, dedicando un capitolo a Saddam Hussein.

Manfred F. R. Kets de Vries, “LEADER, GIULLARI, IMPOSTORI. Sulla psicologia della leadership”. Cortina Editore 2019 – pp 302 – € 16