“Diritti e rovesci”, nota trasmissione-dibattito alla Radio svizzera. Cinema d’autore o blockbuster? Ecco chi ha vinto

21.4.16 logo rsiLUGANO (CH), giovedì 21 aprile ► (di Marisa Marzelli) Su invito della radio RSI, ho partecipato a una trasmissione intitolata Diritti e rovesci, rubrica quotidiana seguitissima dal pubblico, che, la mattina dalle 9 alle 9.50, può telefonare, dire la sua e prendere parte al sondaggio. Il tema cambia giornalmente e tocca qualsiasi argomento. Si va da America versus Europa ad arrosto versus bollito, Topolino contro Paperino, distratti contro concentrati, invito a cena a casa o al ristorante, crociera o lunga vacanza a piedi… Due ospiti in studio difendono l’una o l’altra opzione.
A me è toccato il cinema d’autore. Forse per ragioni anagrafiche, me ne hanno assegnato la difesa d’ufficio, che dovevo sostenere contro un giovane redattore appassionato di blockbuster. Un ragazzo molto tatuato, con capigliatura a cresta, col cellulare in mano come un cowboy impugna al cinema la pistola. Di sicuro per lui web, social network, videogiochi non hanno segreti.
Confesso che all’inizio ero un po’ diffidente. Non ho pregiudizi verso il cinema pop spettacolare; anzi, se ben fatto mi piace. Invece, temevo che qualche ascoltatore aggressivo rispolverasse la celebre frase di Fantozzi a proposito de La corazzata Potemkim. Però la sfida era interessante. Non mi ero mai chiesta in profondità come il pubblico generalista interpreti il concetto intuitivo di blockbuster e film d’autore. Non credo che appartengano a due generi di cinema separati da una cortina di ferro, solo a due categorie che rispondono a differenti modalità produttive e di promozione. Il cinema, alla fine, si divide tra film ben fatti, convincenti, riusciti e altri non riusciti. Se un film è molto costoso deve rientrare il più rapidamente possibile rispetto all’investimento e per farlo deve investire una cifra almeno pari alla metà del budget in pubblicità, declinata in vari modi, e nel numero di sale in cui è distribuito. Da qui un approccio diverso tra grandi produzioni delle Majors americane e più piccole produzioni europee. Senza contare che mentre l’industria statunitense ha sviluppato nel tempo e imposto in tutto il mondo un codice narrativo consolidato e riconoscibile da tutti, il cinema d’autore è sempre alla ricerca di un linguaggio stilistico personale di quello che viene considerato l’unico e accreditato artefice creativo, cioè il regista.
Ma allora, esistono nella cinematografia contemporanea blockbuster d’autore? Sono tanti. Basti pensare a Spielberg, Lucas, a Il Signore degli Anelli di Peter Jackson, ai Batman di Tim Burton e a quelli di Christopher Nolan, a Titanic e Avatar di James Cameron. Senza contare Quentin Tarantino, che non perde occasione per ribadire come il suo cinema (di sicuro blockbuster) sia debitore di tanti film piccoli, artigianali, dimenticati, spesso considerati solo di serie B.
E i film etichettati come d’autore, sono tutti capolavori (magari misconosciuti da un pubblico distratto e poco acculturato)? Certo che no, le bufale esistono tanto nei kolossal pop quanto tra tante spocchiose “opere d’arte” che si risolvono in ombelicali elucubrazioni di registi presuntuosi. Sostenuti magari da una critica partigiana.
E sin qui non abbiamo tirato in ballo la cultura alta e quella bassa. Già cinquant’anni fa aveva fatto chiarezza Umberto Eco in Apocalittici e integrati. Pur senza citare il famoso semiologo, alla radio il mio giovane contraddittore pop se n’è uscito con due considerazioni a difesa dei blockbuster di tutto rispetto culturale. La prima è che il senso e i valori anche di un film spettacolare emergono dall’analisi soggettiva che ne fa ogni singolo spettatore: dipende se vuole ragionarci su, trovare significati e rimandi non subito evidenti o solo passare una serata disimpegnata, lasciando il cervello in stand-by. La seconda, che discende dalla prima, è che spesso un blockbuster può veicolare concetti che altrimenti parte del pubblico non andrebbe a cercare da altre fonti, considerate troppo difficili, estranee alle sue frequentazioni culturali.
Volete sapere com’è finita la disfida radiofonica? Interventi degli spettatori tutti pertinenti, pacati e di buon senso. Testa a testa nel sondaggio.
Alla fine hanno vinto i blockbuster con il 52%.