MILANO, mercoledì 8 ottobre
(di Emanuela Dini) Prima nazionale a Milano -unica tappa italiana- di “Dirty Dancing” in versione musical. Il “format” dello spettacolo, fedelissima trasposizione teatrale del mitico film, è del 2004, e da allora è in tournée in tutto il mondo, con un corpo di ballo di volta in volta diverso, scelto “sul campo” in ogni nazione in cui va in scena.
Uno spettacolo di forte richiamo e dalle altissime aspettative, che nell’ottica del produttore esecutivo Federico Bellone «porterà a teatro le persone che fino ad adesso non ci erano mai andate» (l’ottimismo non costa niente), con un cast di 23 ballerini, quasi 50 canzoni e l’orchestra dal vivo. Uno spettacolo di due ore e mezzo (in due tempi) che però – almeno in questa prima rappresentazione – non è riuscito a decollare, ha suscitato più di qualche perplessità tra gli spettatori che a teatro sono abituati ad andare, mentre ha scatenato l’entusiasmo di un pubblico amico che nelle prime file applaudiva a ogni battuta in scena, perfino con un “Ciao” (ah, cuore di mamma!).
La scenografia è imponente e con soluzioni tecniche al limite della meraviglia. Pareti mobili che sembrano persiane e delimitano di volta in volta i vari ambienti; diapositive e filmati (originali? sembrerebbe di sì…) sullo sfondo; pedane rotanti su cui si esibiscono i ballerini e, soprattutto, un mix ingegnoso di proiezioni “multistrato” ed effetti sonori che ricreano con incredibile realismo gli ambienti naturali dove si svolgevano le scene “cult” del film: il campo di grano, il bosco con il tronco abbattuto e uno strabiliante lago in cui sembra davvero che i due ballerini in scena si tuffino (se non fosse che i capelli rimangono asciutti, non ci si accorgerebbe del trucco).
Peccato però che sul palco non si riesca a ricreare quell’atmosfera magica, tenera e sensuale che ci si aspetterebbe e che le varie scene di ballo non riescano ad amalgamarsi in un “unicum” caldo e armonioso, ma rimangano come tanti siparietti a se stanti. I dialoghi sono di uno spessore inesistente (ma rispecchiano fedelmente il film) e la recitazione è ancora piuttosto acerba. Superba l’orchestra – posizionata sopra la scena come su una terrazza che sovrasta il palco – che si intravede attraverso un effetto di finestra-persiana a strisce.
Tra i ballerini, spicca per bravura ed eleganza Federica Capra, che interpreta Penny; mentre Sara Santonastasi (Baby, la protagonista) stenta un po’ a “prendere il volo” (in senso letterale) e Gabrio Gentilini (Johnny Castle) accentua un po’ troppo il lato “tamarro” del suo personaggio.
“Dirty Dancing – The classic story on stage” – Milano, Barclays Teatro Nazionale, fino al 28 dicembre
www.dirtydancingmilano.it
“Dirty Dancing”, un maxi spettacolo, quasi un kolossal. Ma, alla prima, non riesce a decollare
9 Ottobre 2014 by