MILANO, mercoledì 22 febbraio ► (di Paolo A. Paganini) In tempi antiqui, dicevano che Voltaire fosse morto di coprofagia, avvelenato dalle sue stesse feci. Ma Voltaire, autore del dizionario filosofico, storico, drammaturgo, enciclopedista settecentesco eccetera, non è mai stato particolarmente amato. Osannato sì, amato no. Che c’entra? Niente. Come non c’entra il discorso sui tanti bimbi piccini che si leccano la manina dopo averla immersa nella loro cacchina. Poi diventano grandicelli, e per darsi delle arie, da coprofogi diventato coprolali, dicono parolacce e oscenità per sembrare più grandi.
Eppure, la coprolalia (l’impulso anormale all’uso di espressioni oscene, recita il dizionario) è diffusa in ogni ambiente, senza alcuna distinzione culturale o sociale. Quando, negli anni Settanta, il cabaret milanese imboccò la strada della fine, per consunzione fisio-creativa, negli ormai esausti repertori degli sgabel-men, bastava dire qualche espressione di m…, e i commenda ridevano come matti. Sic transeunt.
Orbene, ora si celebra al Filodrammatici la più fantasmagorica epopea, il più alto inno, il più variegato ed esauriente trattato, la massima elegia, la più impudica esaltazione in gloria della coprolalia, e non solo, che si possa immaginare in uno spettacolo di m… Titolo emblematico: “Cessi pubblici”. Non in senso metaforico.
Sul palcoscenico, inquadrato come un ring, son distribuiti WC e vasini da notte. Qui, sulle tazze, per quasi due ore senza intervallo, i dodici interpreti simulano i loro bisogni e bisognini, defecando et mingendo con soddisfatta ed appagante soddisfazione. Salvo qualche costipato ingorgo intestinale. Nel frattempo, in una feroce satira, socializzano, discutono, polemizzano sugli squilibri, sulle disuguaglianze, sulle ingiustizie della politica cinese, ovviamente di m…, del periodo che va dagli anni Settanta ai Novanta.
L’autore è lo scrittore e drammaturgo cinese Guo Shixing, presente in sala alla prima europea, e lungamente osannato.
Io non m’intendo molto di Cina. Un mio viaggio a Pechino otto anni fa mi aveva impressionato per il grande amore che i cinesi hanno per i loro musei, per le biciclette, per il mangiare da strada, per la loro amabile civiltà, e per l’imperterrita sopportazione respiratoria in uno smog che si taglia col coltello. Conservo un ottimo ricordo, anche per i piacevoli giri in ristoranti e teatri di Beijing, incuriosito dai quei loro carismatici cerimoniali e dai loro sussiegosi riti teatrali, ma anche dai non rari allestimenti di farse en travesti, come i nostri Legnanesi, seguiti a crepapelle da grandi, bimbi e famigliole.
Io non m’intendo molto nemmeno di letteratura cinese, tanto meno dello scrittore Guo Shixing, che dicono fra i più grandi e fustiganti drammaturghi cinesi. E, vedendo ora questa sua opera, è facile fare atto di fede. Qui, dopo due ore di spettacolo di e sulla m…, continuo però a non capire. Voltaire, i bambini, alcuni vecchi cabarettisti, beh, se volete talvolta perfino Pasolini, o l’elementare bonomia coprolala di tante farse, da Aristofane al Ruzante, tutti han fatto ridere, o ragionare, o meditare, senza problemi moralistici o remore linguistiche. Ma qui, in “Cessi pubblici”, l’insistenza sull’argomento è tanto ossessiva che si finisce col perdere di vista quello che l’autore ha probabilmente voluto dire, e che arriva solo alla fine dello spettacolo.
Con l’ultima battuta, detta urlata invocata ripetuta, “Seppellite bene i vostri escrementi…”, si capisce finalmente la morale ecologica di tutta l’intrigante rappresentazione. Perché, se tutto è natura e tutto deve ritornare alla natura, sette miliardi di abitanti della nostra asfittica e inquinata Terra finiranno per essere sepolti dai loro stessi escrementi. Uomo avvisato.
Nonostante tutto, i dodici interpreti (qualcuno veramente d’eccezione, come il giovane gestore del cesso pubblico (Francesco Meola) o la temperamentosa punk (Elena Nico) son tutti degni di schietto encomio per la loro generosità e imbarazzante dedizione recitativa, in un gioco di collegiale partecipazione e di polifonica coralità. Divertente il lubrico refrain veneto (tra Adige e Laguna c’è anche di peggio).
Applausi cordialissimi alla fine per tutti. Autore compreso.
Si replica fino a domenica 26.
“Cessi pubblici”, di Guo Shixing – traduzione e regia Sergio Basso – con Lidia Castella, Cristina Castigliola, Federico Dilirio, Mele Ferrarini, Mattia Giordano, Eva Martucci, Paolo Mazzanti, Francesco Meola, Lucia Messina, Elena Nico, Matthieu Pastore, Alessandra Raichi – acting coach Karina Arutyunyan – assistente alla regia Lucia Messina – scenografia Federica Pellati – direzione cori Camilla Barbarito – Produzione Teatraz – Al Teatro Filodrammatici, via Filodrammatici, 1 Milano (ingresso da piazza P. Ferrari, 6)
INFO: 0236727550
biglietteria@teatrofilodrammatici.eu