(di Andrea Bisicchia) Che cos’è la disuguaglianza ? Come intervenire per renderla accettabile? Quali i mezzi per contrastarla? Sono sufficienti le indagini degli economisti, dei filosofi, dei sociologi? Ognuno ha cercato di darne un’interpretazione, magari indicando dei rimedi. Un fatto è certo: la disuguaglianza è un atto di violenza perpetrato da poteri occulti che, in quanto tali, sottopongono il disuguale a forme di umiliazioni e di subordinazione, fino a renderlo un cittadino-schiavo, incapace di reagire, perché, in qualsiasi modo ciò avvenga, prevale sempre la legge del più forte, quella ben nota della ricchezza mondiale appartenente all’1% della popolazione, contrapposta al 99% delle classi che vivono in difficoltà o che sono all’erta per l’incombente povertà.
Su un simile argomento si è sviluppata una vera e propria letteratura, se non una vera e propria narrazione, con esiti diversi non sempre accessibili ai più. Lo hanno fatto Stiglitz con “Il prezzo della disuguaglianza”, Severino con “Capitalismo senza futuro”, Piketty con “Il capitale nel XXI secolo, Chiara Saraceno con “Il lavoro non basta. La povertà in Europa negli anni della crisi”. Ed è proprio la Saraceno a introdurre il volume di Anthony B. Atkinson: “Disuguaglianza”, edito da Cortina, cercando di evidenziare quali possano essere i rimedi indicati dall’illustre economista, considerato da Piketty il suo maestro.
Ci si muove in un’area che non solo ha molto a cuore il problema, ma che si sforza di trovare delle soluzioni possibili, specie se ad attraversarla sono coloro i quali credono che la disuguaglianza non sia soltanto nociva alle famiglie, ma anche alle società, essendo produttrice di attività criminali che favoriscono i terrorismi di vario genere, facendo pagare un prezzo molto alto alla coesione sociale. Gli economisti distinguono una “disuguaglianza di partenza” e una di “esito”, quella che maggiormente ci interessa perché coinvolge le giovani generazioni.
Se, infatti, quella di partenza non viene risolta, potrà accadere che gli esiti non potranno essere che nefasti, proprio perché favoriscono il debito, avvantaggiano l’economia del malaffare e mettono in crisi il futuro dei nostri figli. Per Emanuele Severino la crisi del mondo occidentale e il tramonto del capitalismo sono dovuti alla vittoria dell’apparato tecnico-scientifico che contribuisce a distruggere la terra. Per Atkinson, il problema va ricercato nell’incapacità degli Stati che non riescono a contrastare la povertà e a proporre politiche innovative riguardanti la condivisione del capitale, l’occupazione e la sicurezza sociale. Lo studioso, oltre che di incapacità, li accusa di inazione, e, soprattutto, non crede alle loro scuse, secondo le quali, il motivo della loro inettitudine andrebbe ricercato nella globalizzazione che renderebbe impossibile agire, anche perché i costi per mettere in atto i rimedi, sarebbero troppo alti. Panzane!
Anthony B. Atkinson, “Disuguaglianza. Che cosa si può fare?”, Cortina Editore, 2015, pp 390, € 26