Dopo 30 anni Mozart è tornato a bussare alla porta di Cederna. E l’attore si fa tutt’uno con il genio di Salisburgo

MILANO, giovedì 3 marzo (di Emanuela Dini) È un doppio ritratto, un gioco di specchi, un interrogarsi e confrontarsi con la vita e con il destino, il “Mozart, ritratto di un genio”, scritto e interpretato da Giuseppe Cederna, in scena al Franco Parenti.
Liberamente tratto dalla biografia scritta da Wolfgang Hildesheimer, ritenuto uno dei maggiori biografi di Mozart, lo spettacolo incrocia la vita di Mozart e quella di Cederna, in un doppio racconto biografico, che fa rivivere sul palco il genio folle e inarrivabile di Salisburgo e la storia di Giuseppe Cederna attore, che Mozart lo aveva già interpretato 30 anni fa, a teatro, nell’“Amadeus” di Peter Shaeffer, lo stesso che poi ispirò anche il film omonimo di Milos Forman.
«Dopo trent’anni Wolfgang è tornato a trovarmi e a chiedermi di farlo rivivere», racconta Giuseppe Cederna, ed è proprio il ricordo del primo provino di quel lontano 1987, dopo che Cederna aveva fatto il clown di strada, a dominare il primo quarto d’ora dello spettacolo, creando forse un po’ di confusione in chi non è a conoscenza di questa precedente esperienza teatrale dell’attore.
Poi, la scena cambia bruscamente, il sipario si apre e compare un salottino rococò, un pianista-alter ego che suona dal vivo, a memoria, le arie più celebri del musicista salisburghese, abiti settecenteschi, parrucca e scarpe con la fibbia, e il Cederna-clown si trasforma in Wolfgang Amadeus Mozart, il genio.
Comincia così la magica ricostruzione della vita del musicista, l’infanzia da bambino prodigio, i concerti dove si esibiva con la sorella, i viaggi per l’Europa, i tic, le acrobazie, il talento smisurato e gli infantilismi con le pernacchie e i giochi con la cacca, in un vorticoso alternarsi di successi, lavoro frenetico, tristezze, amori, dolori, voltafaccia di un pubblico che prima lo osanna e poi lo abbandona.
E in scena si dipana un dialogo suggestivo tra la parola e la musica, tra il Cederna attore e il Mozart musicista, con il maestro Sandro D’Onofrio che al pianoforte racconta, commenta, risponde, descrive i vari momenti della vita, le fortune e i rovesci del genio di Salisburgo. E la musica diventa parola, descrizione, lacrime, rivendicazione, scherzo, lussuria, lutto.
Come la musica racconta, così i pochi e suggestivi elementi scenici suggeriscono e fanno immaginare tutto il mondo di Mozart. Una cesta-poltrona di vimini diventa di volta in volta carrozza, talamo nuziale, palco d’orchestra. Un drappo di broccato fa immaginare la casa lussuosa del Mozart all’apice del successo, ma basta strapparlo per far comparire un telo grezzo e spoglio della spelonca in cui il Mozart oberato di debiti si è dovuto trasferire. La moglie Costanza prende vita grazie a un cuscino e un lungo velo e la morte del padre è risolta nascondendo un altro cuscino in una cassapanca. Le luci illuminano e offuscano e uno specchio sottolinea il leit motiv del doppio che corre lungo tutto lo spettacolo.
Un’ora e mezza di ininterrotto racconto, uno spettacolo serrato, di forti emozioni e grande musica. Un pubblico attento ed entusiasta ha applaudito anche a scena aperta.

“MOZART, RITRATTO DI UN GENIO”, di e con Giuseppe Cederna, regia di Ruggero Cara e Elisabeth Boecke, musiche dal vivo eseguite da Sandro D’Onofrio. Al teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, Milano. Repliche fino a domenica 12 marzo.

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