MILANO, giovedì 24 novembre ♦ (di Paolo A. Paganini) Nell’Edipo di Sofocle c’è una buona metà del pensiero greco, che dal V sec. a.C. illumina e ispira la cultura occidentale: c’è la tragica parafrasi sugli umani destini, quando dal sommo della fortuna l’uomo precipita nelle più abissali profondità della sventura; c’è la dimostrazione del concetto fondamentale della sapienza greca, e non solo, che cioè nessun uomo può essere giudicato felice se non dopo la morte; c’è la teoria necessaria come una condanna moderna, senza la quale non si sarebbe sustanziata la tesi di Freud sul Mito di Edipo (che fece dire al critico letterario e psichiatra svizzero, Jean Starobinski: “Edipo non ha bisogno di essere interpretato, perché è la figura-guida dell’interpretazione”). E poi, con la più rappresentata tragedia del teatro antico (“Edipo re”), più di due millenni prima che nascessero la letteratura poliziesca e il noir dei nostri tempi, è stato addirittura inventato il “metodo analitico”, applicato da Sofocle, che, in un meccanismo “poliziesco” insuperabile, arriva a poco a poco alla scoperta della verità su fatti già avvenuti (l’assassinio del padre, l’incestuoso matrimonio con la madre, la nascita di Antigone, Ismene, Eteocle e Polinice, che sono nello stesso tempo figli e fratelli del loro padre…).
E poi, ancora, in “Edipo a Colono”, ci sono pagine che hanno messo le basi di tanta futura letteratura idillico-naturalista, come la descrizione dei ricchi campi e delle ubertose colline di Colono, di una straordinaria forza evocativa.
Ora, con altrettanta suggestione evocativa e commossa potenza drammatica, è andato in scena, al Teatro Franco Parenti, il dittico (ma le due opere sono quasi un tutt’uno) “Edipo re” (un’ora e 15) ed “Edipo a Colono” (55 minuti), con Glauco Mauri e Roberto Sturno, che fanno Compagnia già da trentacinque anni, e che già nel 1982 allestirono il dittico sofocleo, ripreso poi nel ’94, ed ora ancora in scena, con i segni di una più sofferta maturità, e fors’anche come adirata e malinconica riflessione sugli umani destini e sul tempo impietoso, che tutto appiattisce. Ma non lo slancio generoso ed entusiasta di questo giovane ottantaseienne, Glauco Mauri, che si appropria, senza idulgenze e cedimenti, dell’Edipo a Colono, sia come protagonista, sia come regista. Ha immaginato una scena, affascinante, che sembra uscita dalla gipsoteca del Canova: lui, vecchio, cieco e mendico Edipo, al centro in cenciose vesti colorate, seduto come un dio, con le figlie Antigone e Ismene, sul sacro altare delle Eumenidi, e tutt’intorno, incappucciati in nivei mantelli come fantasmici templari, che, via via, rivelano la loro identità, da Teseo a Creonte, da Polinice al Messaggero, per poi ritornarsene in statuario anonimato sotto i cappucci.
In realtà, nell’allestimento d’un classico greco, già basterebbe ispirarsi alle statue di Fidia, ai frontoni e ai fregi del Partenone, per fare uno spettacolo severo, affascinante e rispettoso. Come in questo “Edipo a Colono”.
Cosa che invece, in “Edipo re”, non ha fatto il regista Andrea Baracco, che ha accettato una brutta scena. Certo, tutto si svolge in un’atmosfera malata, contaminata dalla peste, e tutto sembra immerso nel marcio. La scena lo esprime. Ma contrastano i costumi moderni (anche Branciaroli nel 2010, anche Micol nel ’91), e le orpellose anomalie dell’oggettistica scenica: una carrozzina, due bambole a rappresentare Ismene e Antigone, e alcune incomprensibili lampade da incubatrice, e il personaggio simbolo del coro, che vien fatto recitare quando la sua immobile presenza era già di per sé di un fascino semplicemente inquietante. Ma al centro di questo “Edipo re” c’è un Roberto Sturno, forse al massimo di una magistrale sua generosità interpretativa, e che è assolutamente da non perdere.
“EDIPO RE” – “EDIPO A COLONO”, di Sofocle, con Glauco Mauri, Roberto Sturno, e con Ivan Alovisio, Elena Arvigo, Laura Garofoli, Mauro Mandolini, Roberto Manzi, Giuliano Scarpinato – Regie: per “Edipo Re”, Andrea Baracco; per “Edipo a Colono”, Glauco Mauri – Scene e costumi Marta Crisolini Malatesta – Musiche Germano Mazzocchetti – Al Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo 14, Milano – Repliche fino a domenica 4 dicembre.