Due modi di vivere. Ieri condannati a pensare, ma divertendoci. Oggi costretti all’angoscia d’una noia senza sogni

(di Andrea Bisicchia) Franca Valeri, nata a Milano il 31 luglio 1920, ha compiuto novantanove anni, nel senso che ha vissuto un secolo, di cui è stata testimone, non solo delle atrocità, ma anche della sua immensa creatività. Tanto che lei ci tiene molto a distinguere ciò che è accaduto fino al 2000 da ciò che è accaduto nei primi 19 anni del terzo millennio che lei definisce “Il secolo della noia”, titolo dell’omonimo libro pubblicato da Einaudi che, qualche anno fa, aveva pubblicato “La vacanza dei superstiti”, dove la Valeri affrontava il tema della vecchiaia. Come dire che la scrittrice intendeva porre, al centro della sua riflessione, delle categorie, la cui valenza era di tipo filosofico, da associare a quella della solitudine, che caratterizza entrambe, ma che non appartiene solo all’età avanzata, trattandosi di qualcosa di universale che accompagna la vita umana, soprattutto quella di un’artista “condannata” a pensare, come si evince dalla sua produzione teatrale e letteraria, la cui attività è iniziata negli anni Cinquanta con la pubblicazione di “Il diario della Signorina Snob” (1951). A questo seguì la pubblicazione di “Le donne” 1960, dove troviamo i personaggi di Cesira, la dattilografa e della Sora Cecioni, che la resero alquanto famosa.
Fino ad oggi, la produzione della Valeri conta una ventina di opere, tanto da poterla considerare, a tutti gli effetti, l’attrice- autrice che si muove nel solco di Eduardo, Fo, Rame.
Franca Valeri non ha recitato soltanto testi da lei scritti, avendo iniziato la sua carriera a fianco di Testori con “Caterina di Dio”, di cui metterà in scena anche “Maria Brasca”, e a fianco di Tofano, con cui ha recitato commedie di Goldoni e Pirandello. È stata diretta da Strehler, Missiroli, Calenda, Caprioli, Marini a teatro, da Visconti, De Sica, Sordi al cinema.
Numerose sono state le sue apparizioni in Varietà televisivi, diretta da Falqui. Come attrice vanta un curriculum impressionante.
Ora è arrivato il momento di intrattenerci sulla sua scrittura, che ha sempre tratto spunto dalla realtà, quella che le ha offerto un linguaggio ricco di echi dialettali milanesi e romani, ma anche di una ironia che rende tipica la sua scrittura che, spesso, risente dell’oralità, derivata dall’ascolto di personaggi presi dalla vita e da quella che nasce direttamente dalla sua dettatura, visto che, avendo problemi di vista, le pagine dei suoi ultimi libri sono nate dalla dettatura, come ha fatto Camilleri negli ultimi anni. È proprio questa particolarità che caratterizza il suo linguaggio, sia quello delle opere teatrali che quello della narrativa, che però evita il racconto di tipo tradizionale per diventare riflessione sul Tempo, sull’Arte, sulla Scienza, sul trapasso generazionale, sulla noia, un tema che definisce “conturbante” e che, molte volte, confina con la disperazione, soprattutto quando vengono intaccati o prevaricati le fonti del piacere intellettuale.
Per Franca Valeri, non c’è spazio tra sapienza e ignoranza, avendo, quest’ultima, raggiunto nel nuovo secolo “vette cosmiche”, non essendoci più nessun amore per le arti, in genere, neanche per la musica che spesso finisce per rendere “atroce” una pièce intelligente, per l’uso di decibel da “denuncia”. Diciamo la verità, dice Franca Valeri, “annoiarsi è molto facile anche perché divertirsi è molto difficile”, questo è il motivo per cui non esistono più autori, dato che quelli che credono di esserlo, non hanno conosciuto le nostre difficoltà, essendo stata, la loro vita, facilitata dal progresso, che sta conducendoli verso la catastrofe. È vero, osserva ancora la Valeri, hanno avuto infiniti vantaggi, solo che questi non facilitano l’estasi creativa. I giovani d’oggi, a suo avviso, sono diversi da quelli di ieri che, con le loro idee, avevano contraddistinto un secolo, non sanno più sognare e hanno reso il loro secolo noioso, ma anche modesto. Vivono assemblando pezzetti di notorietà destinati a scomparire.
Nei tempi passati si sentiva la gioia dell’autore, oggi si sente la noia.
A distinguere i due secoli è stato il modo di vivere, il primo è costato molta fatica, ma è stato divertente, essendo, la fatica, invenzione, oltre che frutto dell’ingegno. Oggi non c’è più la fatica, tutto tende ad appiattirsi, persino la noia.

Franca Valeri, “Il secolo della noia”, Einaudi 2019, pp 96, euro 12