MILANO, giovedì 4 dicembre ●
(di Paolo A. Paganini) Miracoli del teatro: come concentrare – in un’ora e quindici – trent’anni della vita di due uomini. Il prodigio avviene in “Un anno dopo”, di Tony Laudadio, che potrebbe anche voler dire “Un anno dopo l’altro”. E così, di anno in anno, scorre la vita di due impiegati, Giacomo e Goffredo, in due scrivanie una di fronte all’altra. Per trent’anni.
La genialata, di finissima intelligenza drammaturgica (e in una interpretazione di superbe ambizioni, in gaudioso affiatamento), sta in una scrittura che scardina le porte del tempo riducendolo in mini spazi di pochi secondi, pillole di sinossi, che terminano con una battuta al fulmicotone, mini sketch di vita vissuta, insomma, che concentrano e scandiscono, in un repertorio di vibrante umanità, gioie sofferenze illusioni amarezze esaltazioni speranze e delusioni. La vita insomma, che, a ben guardare, arrivati alla fine, si riduce a pochi spezzoni di ricordi sbiaditi e all’amarezza di non averli vissuti fino in fondo al calice.
Qui, tra i due impiegati, uno ciarliero e curioso, Goffredo (Enrico Ianniello), l’altro introverso e disincantato (Tony Laudadio, che firma anche la regia), si stabilisce l’inevitabile confidenza di due frustrazioni.
Goffredo continua a sognare la fuga dalla morta gora della provincia per vivere finalmente nella grande città, Roma. Miraggio impossibile. Perché tu proponi, ma poi gl’incasinamenti dell’esistenza dispongono e decidono per te. E le più grosse trappole nel destino di Goffredo sono le donne, meglio se giovanissime, ma alla fine “così grigie e provinciali” che i rapporti si sfilacciano in una insopportabile noia. Fine. E inizio d’un altro amorazzo. Fine. E poi un serio fidanzamento e il matrimonio. Fine. E diventare padre e di lì a poco divorziare. Fine. E tra una fine e l’altra, sempre con il sogno inappagato di Roma arriva la fine davvero, quella vera. Amen.
Giacomo non ha di questi problemi. Vive con la sorella (forse in ambiguo rapporto di sentimenti). Ma fa niente. Un po’ alla volta riesce perfino a stabilire con il collega un sentimento forse d’amicizia. Se no fa lo stesso. E la vita scorre, di segmento in segmento, a cucire, di anno in anno, la storia di due vite, che, pur nella loro disuguaglianza, rappresentano il simbolico microcosmo d’una universale umanità. Per quello che vale.
Spettacolo di concentrata levità, ha suscitato, al Teatro Franco Parenti, partecipazione commozione rispetto. Ed anche gioiose risate. Applausi convintissimi alla fine.
“Un anno dopo”, di Tony Laudadio (anche protagonista e regista) e con Enrico Ianniello. Al Teatro Franco Parenti. Repliche fino a domenica 21.