COMO, giovedì 30 giugno ► (di Carla Maria Casanova) Importante è avere le idee. Poi, si può discuterne. Al Teatro Sociale di Como AsLiCo, da quando c’è Barbara Minghetti come presidente le idee non mancano. Straordinario il numero di attività e iniziative anche a livello internazionale, dai progetti didattici Opera Domani, Opera Kids, Pocket Opera, al Progetto Wagner (che ha ottenuto fondi dell’UE), al Festival Como Città della Musica, alla fruizione di nuovi spazi fisici, come il recupero dell’area-parcheggio dietro il teatro trasformata in Arena.
Lo sprint della Minghetti mira soprattutto al coinvolgimento della città nell’attività del teatro. Musicale in primo luogo. L’ultima “trovata” è l’opera condivisa, cioè “partecipata” dai cittadini, formula che ha vinto nel 2014 l’International Opera Award cui si è aggiunto il Premio Abbiati della critica musicale 2016.
Per venire ai fatti, si tratta della partecipazione di più di 200 cittadini comuni che hanno seguito un intenso percorso di studio e di prove per far parte del coro de “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, opera mercoledì sera ha inaugurato il Festival Como Città della Musica. Sono molti, oltre 200 coristi in palcoscenico. Sono in T shirt e pantaloni bianchi con un sacco a spalla rosso, tipo squadra sportiva. Irrompono dal fondo della platea e invadono il palcoscenico. Questa l’innovazione. Non tanto la trovata registica (non nuovissima) quanto il coinvolgimento della città. Poi c’è lo spettacolo in sé, con la sua formula nuova, rischiosa, azzardata, come oramai la maggior parte degli allestimenti lirici, affidati a regista “innovatori”. Se il regista è geniale, lo spettacolo è travolgente. I geni non sono mai stati frequenti in nessun campo.
Anche la regista di questo “Elisir d’amore”, Rosetta Cucchi (pesarese, diplomata in pianoforte, dal 2001 attiva al teatro sperimentale di Lugo, poi al trasgressivo Wexford Opera Festival di Irlanda, dal 2011 inserita nella stagione AsLiCo) genio non è, e lo spettacolo non è travolgente. Magari nemmeno esageratamente bello. Però è “uno spettacolo”. Pensato, costruito. Quasi privo di scene, articolato su pochi elementi.
È trasportato ai giorni nostri, in una grande scuola d’arte. Adina e Nemorino sono tra gli allievi, Dulcamara è un allampanato imbroglione che vende droga (per fortuna esce di scena tra due carabinieri) e Belcore un bullo sportivo. Tutti agiscono professionalmente. Cantano e si muovono bene : Francesca Sassu –Adina, Davide Astorga- Nemorino (pregevole la sua furtiva lacrima), Pablo Galvez Hernandez- Belcore e Vincenzo Nizzardo- Dulcamara, gran padrone della scena, Sarah Tisba- Giannetta. Suonano con grande impegno i giovani dell’orchestra 1813, diretta con fervore da Jacopo Rivani. È un’operazione sperimentale, ma le idee bisogna averle. E qui ci sono. Molto pubblico e molti applausi.
Como, Teatro Sociale Arena estiva. Repliche: 1, 2 e 5 luglio.
Inf.: www.comofestival.org