E con “Norma” di Bellini, al Teatro La Fenice, l’addio alle scene d’una superba, irraggiungibile, mitica Mariella Devia

VENEZIA, lunedì 14 maggio ► (di Carla Maria Casanova) Mariella Devia, la perfettissima, ha dato il suo addio alle scene liriche (si esibirà ancora in recitals). Come tutto il suo percorso professionale, rigoroso, riservato e indefettibile, così è avvenuto anche il commiato e quando avrebbe potuto rimandarlo, giacché la “Norma” di Vincenzo Bellini (la Norma!), ruolo che ha scelto come ultimo (e che aveva debuttato a 65 anni!), l’ha cantata superbamente.Mariella Devia ha 70 anni e si è detta che è ora di smettere. Senza fare tante storie, con immensa dignità, facendolo coincidere con l’assegnazione del premio “Una vita nella musica 2018”, istituito da Bruno Tosi nel 1979 e consegnato alla Devia oggi, nelle Sale Apollinee della Fenice, alla presenza di un pubblico esultante e commosso. Personalità, amici, fans. Standing ovation. Lei timida “Non sono abituata a parlare. Preferirei ricantarvi Norma…
“Norma”, l’ha cantata ieri sera. È la mia opera preferita (l’ho sentita la prima volta alla Scala nel 1955, con Maria Callas). È il ruolo dei ruoli, nel senso umano ancor più che in quello canoro. Toccarmi la “Norma”…ahi! Poche avevano passato l’esame, “dopo”. Forse solo Leyla Gencer. Ma anche Maria Dragoni e la Theodossiou. E basta. La Devia proprio non ce la vedevo: troppo perfetta, troppo algida. Perché, se il primo atto era certamente suo, come avrebbe affrontato il terzetto con Adalgisa/ Pollione? E “in mia man alfin tu sei”?

Teatro La Fenice. “Norma” di Vincenzo Bellini, con Mariella Devia. Direttore: Riccardo Frizza. Regia, Scene e Costumi: Kara Walker (Photo Michele Crosera)

Il debutto di Mariella Devia in “Norma” di Bellini a Bologna, nel 2015, fu un trionfo.
Lei aveva 63 anni. Non l’ho sentita. Nonostante tutto, rimanevo vagamente titubante. Ma dato che lei insisteva imperterrita con questa “Norma” e la riproponeva qua e là, due anni fa, l’occasione presentandosi a Venezia (la Laguna è un richiamo per me irresistibile) venni a sentirla e rimasi folgorata. Possibile che la Devia avesse aspettato Norma per tirar fuori quel temperamento?
Dato che deve essersi resa conto anche lei di quel che è capace, come ultimo exploit ha dunque scelto proprio “Norma” (e non la sua mitica “Lucia di Lammermoor” o un qualsiasi acrobatico Rossini).
Ieri sera alla Fenice il miracolo si è ripetuto. Dopo un argenteo “Casta diva” la Devia è calata nel dramma intimo in “Ah bello a me ritorna” (replicato gratuitamente con variazioni da capogiro) e poi quanta disperazione nel duetto con Adalgisa e infine quanta furia incontenibile nello spronare i suoi all’attacco “Ed ira adesso!“.
Insomma la Norma della Devia è oramai storia.
Unico handicap, per questo personaggio, la piccola statura. Se avesse 10 cm di più di altezza sarebbe stata una sacerdotessa dei Druidi inarrivabile. Accanto a lei Carmela Remigio (praticamente scalza) ha fornito l’altro capo della coppia alla pari. La sua voce di soprano (contro il molto usato mezzosoprano per questa parte) esprime la purezza immacolata della giovane rivale, la dizione accorata è perfetta (è una mozartiana per eccellenza), il gioco scenico appassionato. Devia-Remigio, incontro perfetto.
E qui abbiamo finito. Ma c’è quanto basta.
Per il resto, Stefan Pop–Pollione ha lo squillo, Luca Tittolo-Oroveso un timbro autorevole, Anna Bordignon-Clotilde una onorevole presenza (lo sapete, vero, che a Londra, nel 1953 nella “Norma” per l’incoronazione di Elisabetta II, Clotilde era una giovanissima Joan Sutherland !? ).
Alla Fenice, il direttore Riccardo Frizza ha picchiato parecchio. Nessuna raffinatezza. Anche il coro ha gridato un po’.
Lo spettacolo è quello affidato alla regista di colore Kara Walker, ammalata di negritudine e quindi una “Norma” ambientata nel Gabon o giù di lì. Nel 2016 mi era parsa un’idea. Rivista, ha continuato a parermi un’idea, ma realizzata male. Soprattutto per quegli atroci costumi (i guerrieri rossovestiti , le donne in bianco con quegli inconcepibili rigonfiamenti sul didietro che, pare, vogliono proprio riprodurre le silhouettes dei sederoni delle donne africane, ma perché mai? (al ricevimento dopo spettacolo Carmela Remigio era con filiforme abito nero “ho messo il vestito più attillato che ho, perché non si pensi che quel sedere era mio…). E la minuta Norma, in un orrendo costume similpelle marrone e con una elaborata cresta da gallina… Transeat. Chi può venga comunque a Venezia, per sentire Devia/Remigio. Ancora due recite: 16 e 19 maggio. Poi, mai più.