E così, il marciume e l’ingordigia soffocano la cultura, tra scandali e corruzione, nel paese più bello del mondo

un capolavoro(di Andrea Bisicchia) Un recente sondaggio di Euromedia Research ha dimostrato che il consenso elettorale, di un potenziale elettore, del Partito della Cultura, supererebbe il 6%. Solo che i politici di professione, ovvero quelli addetti alla corruzione e agli scandali, preferiscono sperperare il denaro pubblico per tutto ciò che è effimero e che riguarda una strana ingordigia di vivere che nulla ha a che fare con la cultura.
Mentre il degrado è dinanzi agli occhi di tutti, la Fondazione Enzo Hruby ha pubblicato un volume a più voci che serve a far riflettere sulla vera ricchezza italiana, la sola che possa difenderci dal marciume in cui una falsa classe politica l’ha ridotta.
“Un capolavoro chiamato Italia” è il titolo del volume, a cura di Carlo Alberto Brioschi, con la collaborazione di Simona Nistri e con la prefazione del Ministro Dario Franceschini che, invano, si sforza di ricordarci come la Costituzione affidi la tutela e la promozione del patrimonio culturale alla Repubblica. Nell’esergo si legge una battuta tratta da “Come vi piace” (Atto I, scena III):”La bellezza tenta i ladri più dell’oro”, Shakespeare non poteva prevedere in che modo, questo suo aforisma, fosse stato sovvertito dato che ormai sono in tanti a pensarla al contrario. Potrei ricordare una frase di Milton, secondo il quale, “La bellezza è la moneta della natura, non bisogna accumularla, ma farla circolare”, un bel monito per i finanzieri di oggi.
Polemiche a parte, il volume porta le firme di noti professionisti dell’argomento trattato, da Gianfranco Ravasi, che affronta un argomento a lui caro: il rapporto tra Chiesa Arte e Cultura, a Antonio Paolucci che difende, a spada tratta, i Beni Artistici, soprattutto dal turismo di massa, da Gian Antonio Stella, che ravvisa la fine di un “primato”, che per secoli le altre nazioni ci hanno invidiato, ad Armando Massarenti, che non riesce a nascondere il suo pessimismo, quando osserva che, sul nostro tesoro archeologico, stanno seduti dei veri e propri analfabeti. A tutto può esserci un rimedio, se si pensa a mettere in sicurezza questo tesoro, come ritiene Carlo Hruby, trattandosi di un patrimonio smisurato che rende l’Italia l’unico paese al mondo che possa vantare “un museo diffuso”.
Fondamentale la conclusione di Armando Torno che, sintetizzando gli argomenti trattati, lancia una sfida alle generazioni future, invitandoli a non lasciarsi corrompere dalla bruttezza del denaro e di salvaguardare l’arte, tanto da ritenere,questo gesto, un vero atto di democrazia.
Il volume è arricchito da uno straordinario apparato iconografico, a cura di Giulia Lazzeri, da una Appendice nella quale sono elencati i progetti, i convegni, le conferenze, le iniziative editoriali, le pubblicazioni periodiche che hanno caratterizzato l’attività della Fondazione Enzo Hruby,attenta a coniugare gli investimenti pubblici con quelli privati per mettere in sicurezza e, nello stesso tempo, promuovere l’eccellenza del nostro patrimonio artistico che rende l’Italia il paese più bello del mondo.

“UN CAPOLAVORO CHIAMATO ITALIA”, edito dalla Fondazione Enzo Hruby, 2014.