MILANO, martedì 22 settembre ●
(di Carla Maria Casanova) Di questo “Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti si è molto parlato per via della inedita performance alla Malpensa. Si sarebbe anche molto visto se Rai5, che l’ha trasmessa in diretta, non avesse inopinatamente cambiato le frequenze). Risintonizzatevi, dicono. Magari l’avessero detto prima. Comunque sia, adesso si va alla Scala, bei seduti, e si vede tutto come da copione (ci saranno 7 repliche).
Lo spettacolo è delizioso, perché Tullio Pericoli (scene e costumi) oltre ad essere delizioso lui, disegna in modo unico e speciale, di fiaba e poesia. Il regista Grischa Asagaroff , eccetto per qualche controscena di troppo, si è mantenuto leggero e piacevole. I tempi dell’orchestra mi son parsi di inusitata lentezza. Siccome Fabio Luisi è un grande direttore, qualche motivo l’avrà avuto. Vedrò di chiederglielo. Il coro va alla grande.
Adina è Eleonora Buratto, nome emergente, debuttante alla Scala. Nel firmamento lirico l’ha immessa Riccardo Muti. La ragazza canta bene e sta bene in scena. Quando però sale molto nel registro acuto schiaccia i suoni. Sono faccende tecniche che si possono (si devono) sistemare. Vittorio Grigolo (Nemorino) è sempre un tantino sopra le righe. Sempre caricato, vocalmente e scenicamente, a scapito della naturalezza. E ti mette lì le cose come a dire “Così ha da essere”. Tutto sta mettersi d’accordo. Belcore, baritono Mattia Olivieri, è piaciuto in toto. Dulcamara è Michele Pertusi. È un grande basso e, di persona, molto simpatico e spiritoso. Però nei ruoli buffi non è al suo meglio. Qui è parso anche un po’ stracotto.
Il loggione non l’ha mandata a dire a nessuno e, sia pur con moderazione, frammezzando agli applausi, ha buato tutti quanti. Cosa che non gli è stata possibile (o forse non era in programma) nei riguardi di Grigolo in quanto a fine spettacolo Grigolo si fionda in palcoscenico con un acrobatico salto, le braccia alzate, raggiante, alla “Eccomi qui per voi!” Nemmeno Pavarotti, dico Pavarotti, agitando il suo sempiterno fazzolettone faceva tanto, e comunque con maggiore discrezione, e comunque quando oramai era Pavarotti, cioè dopo trent’anni di carriera. Dicono che Grigolo abbia sparso la voce di essere l’erede di Pavarotti o giù di lì. A chiunque è lecito spargere le voci che vuole, se non lede nessuno. Anch’io posso spargere la voce di essere la sosia di Claudia Schiffer ma non so quanti la prenderebbero per buona (la voce, non Claudia Schiffer). Quindi diamoci una regolata.
La furtiva lacrima è il pezzo forte, diciamo pure l’unica aria de “L’Elisir d’amore” che tutti conoscano. La cantavano in un certo sublime modo Giuseppe di Stefano, Alfredo Kraus, Carlo Bergonzi, Luciano Pavarotti. Potrei citare anche altri tenori “minori”. Il teatro veniva giù. Se era quello il modo giusto di cantarla, allora questo di Grigolo giusto non è. Il teatro infatti non è venuto giù. A mio sindacabile parere, è la pagina che Grigolo ha cantato meno bene: nessuna ricchezza timbrica, chiaroscuri discontinui, sospensioni afone, mancata fluidità, le mezze voci senza legati, del tutto assente la poesia (ma questo ultimo può essere un fatto di gusto personale). Naturalmente si può cantare anche così, non è vietato. A qualcuno può anche piacere. Però per favore che il tenore non balzi in palcoscenico a fine spettacolo con le braccia alzate ad aspettare il lancio dei fiori.
Teatro alla Scala, repliche 25,28 settembre. 3,6,10,13,17 ottobre.