E dalle viscere di Napoli, palcoscenico dolente di barbarie metropolitane, il “miracolo” del teatro post eduardiano

(di Andrea Bisicchia) Luciana Libero ha scelto un suo campo di ricerca che, con coerenza, oltre che con conoscenza filologica, esplora da tempo. Grazie a questa sua costanza, ci è concesso di seguire ed inseguire quanto sia accaduto nel teatro napoletano, dopo la scomparsa di Eduardo (ottobre1984), ma soprattutto ci mette nelle condizioni di conoscere una realtà che, per noi del settore, è abbastanza nota, ma, per chi non lo è, potrebbe essere ignota.
Il volume Dopo Eduardo. Trent’anni di Nuova Drammaturgia a Napoli, edito da Apeiron, nella serie Oro, ideata e coordinata dall’instancabile Anita Curci, ci fa capire che quanto sia successo a Napoli non è avvenuto in nessun’altra regione d’Italia, dato che non si potrà dire, per esempio, quale sia stata la drammaturgia a Milano, dopo Testori, o a Palermo dopo Scaldati, benché autori come Spiro Scimone abbiano creato una loro maniera di dare continuità alla storia del teatro siciliano.
Il volume, preceduto da una lunga e documentata introduzione dell’autrice, raccoglie testi di drammaturghi che lei distingue tra quelli che appartengono agli anni Ottanta, Santanelli, Moscato, Ruccello, Neiwiller, e quelli che fanno parte degli anni Novanta, per arrivare ai giorni nostri. Ci si trova, pertanto, davanti ad un panorama su cui svettano autori che appartengono già alla storia del teatro napoletano, con altri della nuova generazione. L’analisi della Libero non si limita a confezionare una specie di antologia, anzi, cerca di storicizzare il fenomeno, mettendo a confronto i testi e gli autori, ma evidenziando anche l’apporto determinante di una certa politica che ha favorito “il miracolo” della drammaturgia post eduardiana, dovuto a uomini come Bassolino che, nel 1993, annunciò il “Rinascimento napoletano”, tanto da rivelarsi un moderno Mecenate, fino a essere appellato: “Antonio il Magnifico”, o a donne come Rosaria Rummo, con cui si fece nascere “una sorta di ETI sotto il Vesuvio”, che permise una seconda rinascita, favorendo autori come Ruggero Cappuccio, Fortunato Calvino, Massimo Andrei, Davide Iodice, Mimmo Borrelli, tutti attenti a immergere il teatro nelle viscere della città di Napoli, palcoscenico dolente di barbarie metropolitane, popolate da usurai e sfruttatori, preludio al capitolo dedicato al teatro del “Dopo Gomorra”, quello della malavita organizzata, su cui svetta il profilo delinquenziale della città, evidenziato dai testi di Saviano e dalla drammaturgia di Gelardi.
L’autenticità di questo teatro credo sia da ricercare in quella condizione umana che vive ai margini della società, testimoniata da un dialetto che ne riproduce lo slang, ma anche dal  bisogno, per alcuni autori, di uscire dalla condizione degradata, rifugiandosi nella favola e nella visionarietà.
Il volume, corredato da una vasta bibliografia, raccoglie nove testi, non è presente il teatro di Borrelli, ma sono convinto che Luciana Libero gli dedicherà il suo prossimo lavoro.

Luciana Libero, “Dopo Eduardo. Trent’anni di Nuova Drammaturgia a Napoli” – Apeiron editore 2018, pp 386, € 20.