MILANO, venerdì 11 dicembre ► (di Emanuela Dini) In una sala nera e buia, illuminata solo da cinque candele, un uomo e una donna, seduti di fronte, in abiti ottocenteschi. Sono lì da più di cent’anni, morti, che ricordano con inesauribile vitalità e affetto la loro vita di coppia e di idealismo anarchico, trascorsa tra passione, fughe, lotte, arresti. In una dimensione intima e domestica, venata da abitudini e bisticci familiari, “Amore e anarchia” mette in scena la vita di Maria Luisa Minguzzi e Francesco Pezzi, nati a Ravenna a metà dell’800 e interpretati sul palcoscenico da Luigi Dadina (che firma anche la regia) e Michela Marangoni.
Tutto si svolge al buio, attorno al tavolo che è cucina, scrivania, tavolo da lavoro, con pochi movimenti scenici e le luci che illuminano i volti e gli abiti dei protagonisti.
Lei, vitale, parla, racconta, sistema la tavola, prende il suo lavoro di cucito, ricorda quand’erano giovani, interroga il marito e lo sfotte per i suoi silenzi mentre lui si limita a mugugnare per il primo quarto d’ora. Poi inizia un dialogo fitto di ricordi e di storia: le fughe, gli arresti, l’esilio, gli incontri in galera con Anna Kuliscioff ed Enrico Malatesta, che si insinuò come terzo incomodo nella loro vita di coppia e suscita ancora dopo oltre cent’anni l’umanissima gelosia di Francesco.
Il testo rispecchia e riproduce i due elementi del titolo, e alterna momenti di fedele ricostruzione storica al limite del didascalico con accenti più caldi e toccanti, dove la tenerezza, la premura, il dolore di non aver avuto figli, i gesti di abitudinario affetto da vecchia coppia “Siamo ancora insieme, io e te” scendono dal palcoscenico e trasmettono nostalgia e emozioni. Una dicotomia stilistica che si riflette anche nel gesto e nei toni recitativi, con i proclami di fede anarchica e il discorso alle maestre “La Scuola deve essere il laboratorio della rivoluzione, educare significa rispettare” declamati da lei in piedi sulla sedia, e poi, subito dopo, lui che borbottando la aiuta a scendere da quella sedia un po’ troppo alta e malferma, le tiene la mano per evitare che cada facendosi male, e l’accompagna al tavolo, preoccupato e protettivo.
Un’ora filata di spettacolo dove davvero Amore e Anarchia si fondono nella storia di una coppia che ancora si vuol bene “Se sono qui con te dopo cent’anni e passa, qualcosa vorrà pur dire….” e lancia messaggi fiduciosi di rivoluzione e speranza, che chissà mai se troveranno chi li ascolta.
Bravi gli interpreti e applausi convinti del pubblico.
“Amore e Anarchia”, di Luigi Dadina e Laura Gambi, con Luigi Dadina (anche regia) e Michela Marangoni. Produzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro – Al Teatro dell’Elfo (sala Baush), corso Buenos Aires 33, Milano – Repliche fino a domenica 20.