VENEZIA, domenica 7 febbraio – Questa versione di uno dei testi più amati e rappresentati di Goldoni – che torna sulla scena nazionale dopo la storica regia di Massimo Castri del 1992 – riunisce sulla scena alcuni dei migliori talenti veneti, come Alessandro Albertin, Alberto Fasoli, Piergiorgio Fasolo, Stefania Felicioli, Cecilia La Monaca, Maria Grazia Mandruzzato, Giancarlo Previati, assieme ai giovani Margherita Mannino e Francesco Wolf, diplomati dell’Accademia Palcoscenico, la scuola di teatro dello Stabile del Veneto diretta da Alberto Terrani. Lo spettacolo, dopo Venezia, sarà in tournée fino al 22 marzo.
Scritta nel gennaio 1760 a chiusura del Carnevale, la commedia fu rappresentata per la prima volta al Teatro San Luca di Venezia il 16 febbraio con il titolo La compagnia dei selvadeghi, o sia i Rusteghi incontrando subito un grande successo di pubblico, tanto che nella edizione Pasquali del 1762 Goldoni stesso disse: “Il Pubblico si è moltissimo divertito, e posso dire quest’opera una delle mie più fortunate; perché non solo in Venezia riuscì gradita, ma da per tutto, dove finora fu dai comici rappresentata”.
“Quando scrive I Rusteghi – ha spiegato Giuseppe Emiliani – Goldoni è un intellettuale sempre più lucido, aperto alle esperienze e alla cultura europea (nel 1760 avverrà il famoso contatto epistolare con Voltaire), più filosofo insomma, nel senso settecentesco del termine. I Rusteghi nascono anche da questa attenzione ai ‘lumi’ che vengono dall’Europa, e permettono un giudizio più ampio sulla società veneziana”.
I rusteghi del titolo sono quattro uomini – sulla quarantina, in realtà, non i vecchi ormai entrati nell’immaginario collettivo – “alle prese con un eros inquieto e perturbante, con famiglie difficili da governare e con affari ancora prosperi ma già minacciati di crisi…” Prosegue Emiliani. “Si sentono minacciati dai grandi rivolgimenti che stanno per toccare Venezia e riescono a esistere soltanto nel chiuso delle loro mura domestiche, dove agiscono con prepotenza insopportabile vietando visite, divertimenti, sprechi e frivolezze e ogni minima forma di ozio, soprattutto il teatro: lo considerano luogo di corruzione e di spreco, come il carnevale che c’è fuori e a cui è vietato partecipare. Il carnevale negato, tuttavia, alla fine irrompe lo stesso nelle stanze serrate e austere, con tutta la sua carica di comicità trasgressiva. Netta è la polemica di Goldoni con il conservatorismo ormai rozzo della classe cui appartiene e in cui ha per molto tempo ciecamente creduto”.
Ne I Rusteghi traspare la maggiore fiducia di Goldoni nelle capacità del teatro di affermare la propria funzione sociale e civile. Perché in questo universo domestico di rancori e ossessioni, non ci sono alla fine né cordialità né riscatti: solo l’effimera tenerezza della scena nuziale conclusiva, che non reca un vero sollievo. La commozione finale dei quattro rusteghi, occasionalmente sconfitti, non prelude a significativi cambiamenti. Ed è questa la sottile crudeltà sottesa alla commedia. E la sua straordinaria modernità.
“I Rusteghi”, di Carlo Goldoni – regia Giuseppe Emiliani – Produzione Teatro Stabile del Veneto-Teatro Nazionale. Al Teatro Goldoni di Venezia dal 3 al 7 febbraio.
Tournée
10-14 febbraio, Teatro Verdi, Padova;
17-21 febbraio, Teatro Politeama Rossetti, Trieste;
23 febbraio, Teatro Fabbri, Vignola;
25-28 febbraio,Teatro Bonci, Cesena;
1 marzo, Teatro Busan, Mogliano Veneto;
3-6 marzo, Teatro Metastasio, Prato;
9-13 marzo, Teatro Sociale, Brescia;
15- 17 marzo, Teatro Comunale, Thiene;
18-20 marzo, Teatro Toniolo, Mestre;
22 marzo, Teatro Sociale, Cittadella.