(di Andrea Bisicchia) Massimo Recalcati, uno dei più noti psicanalisti, dopo essersi cimentato con le fasi del desiderio (“Ritratti del desiderio”,2012), si intrattiene sui tormenti d’amore, sulla cause, sulle degenerazioni, che sono conseguenza dell’infedeltà, generata, a sua volta, dalla gelosia o dall’estinzione della passione amorosa, dovuta alla ricerca del “nuovo” e, quindi, dall’aspirazione a un legame che stia al di là del quadro familiare, all’interno del quale, il sesso risulta in via d’estinzione. L’autore sembra volerci dire che solo nel “nuovo” si può concepire la via diversa che conduce alla felicità, grazie al quale, si ritorna a vivere la fase di innamoramento che costituisce una specie di doping, capace di annebbiare le zone cerebrali e di alimentarle con un incremento di dopamina, il noto ormone che attiva i nostri impulsi irrazionali. Tale fase, secondo Robin Dumbar, ha la durata di quindici o diciotto mesi, passati i quali, subentra l’amore che si trasforma, spesso, in inganno e che si giustifica con la fatidica frase: “Non è più come prima”, oggetto di analisi di Recalcati nel libro omonimo, il cui sottotitolo è: “Elogio del perdono nella vita amorosa”.
Perché “elogio del perdono”? Perché, molte volte, accade che, dopo aver detto “non è più come prima”, che corrisponde alla fase di allontanamento, si ritorni all’ovile e si esiga che “tutto ritorni come prima”, magari attraverso il perdono. Recalcati intrattiene la sua analisi sulle basi emotive e psicologiche che contraddistinguono simili relazioni d’amore, con la consapevolezza che spetta al biologo studiare le componenti chimiche dei sentimenti che legano due persone, ma che compito dello psicanalista è studiare le emozioni, oltre che la misteriosa fascinazione del desiderio. Le conclusioni delle sue ricerche tendono a dimostrare come, nell’era del capitalismo avanzato, la durata dei legami abbia subìto una lunga abbreviazione e che anche l’amore si sia assoggettato alla logica capitalista, essendo la donna utilizzata come un oggetto che, nel momento in cui non serve più, bisogna sostituirlo, con la consapevolezza che la sostituzione possa produrre dei traumi concepiti come conseguenza dell’abbandono.
Nell’era capitalista, l’amore è sottoposto a un continuo declassamento, tanto che la donna amata appare diversa dalla donna del desiderio. Nel nostro tempo, a dire il vero, le cose non sono cambiate di molto rispetto a quanto accadeva al tempo di Freud, quando la frase “Ti amo”, voleva soltanto dire:”amo me attraverso di te”, evidenziando la fase narcisistica ed egoistica del sentimento d’amore, una fase che persevera nella tendenza nichilista della nostra era, contraddistinta dalla menzogna, che la giustifica col bisogno di esseri liberi o con la necessità del “nuovo”, inteso come un principio fondamentale per orientare la vita del desiderio, a conferma dell’idea che la salvezza risiede, non in ciò che si ha, bensì in ciò che non si possiede ancora.
Può accadere che lo stesso amante desideri di possedere la libertà dell’Altro, per quanto lo voglia prigioniero di sé. Se amare vuol dire condividere la gioia ed esorcizzare la solitudine, perché si tradisce? Perché, dopo il tradimento si chiede il perdono che, in fondo,è un gesto gratuito? Il tempo del perdono è lungo, sostiene Recalcati, ha la stessa durata del lutto.
Massimo Recalcati, “Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa” – Cortina Editore – 2014 – pp. 160, euro 13,00
È possibile il perdono dopo il tradimento? Sì, ma è lungo, come la durata d’un lutto, dice Recalcati
27 Marzo 2014 by