E sotto la pelliccia? Altro che Venere, bella e sottomessa. Ma determinata e feroce. E lui? Diventa un cagnolino

MILANO, venerdì 26 gennaio (di Emanuela Dini) Una messa in scena teatrale, che riprende un film, il quale è la versione cinematografica di una commedia, che a sua volta si ispira a un romanzo erotico del 1870. Arriva in quarta ruota, questa “Venere in pelliccia” in scena al Teatro Carcano di Milano, rifacimento e ispirazione dell’omonimo romanzo fortemente autobiografico di Leopold von Sacher-Masoch e poi della commedia di David Ives, autore americano famoso per le sue riscritture di autori come Spinoza, Molière, Feydeau, Twain e infine del film del 2013 di Roman Polanski con Emmanuelle Seigner e Mathieu Amalric.
Un testo fortemente problematico e disturbante sul potere della seduzione; sulla manipolazione erotico-psicologica nel rapporto di coppia; sul sadomasochismo di chi gioca, consapevole e consenziente, a farsi dominare e soggiogare; sul libertinaggio, amore, sesso e potere.
La storia si muove su più livelli e parte da un artificio narrativo a prima vista abbastanza semplice: dopo una lunga giornata di audizioni un regista non ha ancora trovato la protagonista di Venere in pelliccia, l’opera di Sacher-Masoch di cui ha curato l’adattamento. Verso sera, quando tutti sono già andati via e un violento temporale si abbatte sulla città, gli si presenta una ragazza volgarotta e apparentemente ignorante che insiste per poter fare un’audizione.
La ragazza, per dimostrare di meritare la parte, chiede al regista di provare insieme a lui alcune scene del copione – dimostrando di conoscere alla perfezione l’opera in ogni minimo dettaglio – e da qui inizia l’intrigante gioco drammaturgico del teatro nel teatro, con i ruoli e le parti che si sovrappongono e un continuo alternarsi dei due momenti: il regista e l’aspirante attrice, e i due personaggi della commedia.
Un gioco sottile, un continuo ribaltamento dei ruoli, il trasformarsi da vittima in carnefice e viceversa, un duello teatrale dove la realtà e la finzione si incrociano, si accavallano, si confondono.
E, dominante su tutto, il leit-motiv del potere “di genere” (come si direbbe adesso); la rivendicazione – assolutamente all’avanguardia per il 1870 – del diritto delle donne a venire considerate individui e non al servizio dell’uomo; la simbolica crocefissione-sacrificio dell’uomo da parte di una donna feroce e dea, una Venere in pelliccia vendicatrice, appunto, che esce di scena trionfante e sprezzante lasciando il poveretto legato a un palo.
La messa in scena al Carcano, con Sabrina Impacciatore e Valter Malosti (che firma anche la regia) presenta uno spettacolo di 1 ora e 45 minuti senza intervallo lucido e rigoroso; con un testo che aumenta gradualmente e inarrestabilmente in drammaticità e intensità e non lascia un attimo di respiro; una scena essenziale fatta con un tendaggio, un sofà, un tavolino; una Sabrina Impacciatore convincente che si sdoppia con grande efficacia tra la drammatica e crudele Wanda von Dunajev e l’attricetta borgatara Vanda Jordan e un Valter Malosti efficacemente mutevole, che da regista insofferente si trasforma in amante-cagnolino masochista e umiliato. Applausi convinti di un pubblico soddisfatto

VENERE IN PELLICCIA, di David Ives, con Sabrina Impacciatore e Valter Malosti – regia Valter Malosti – al Teatro Carcano, corso di porta Romana 63, Milano – Repliche fino a domenica 4 febbraio.