(di Marisa Marzelli) Dopo una trentina di lungometraggi, alcuni dei quali – basti pensare alla serie dell’orco Shrek – sono diventati classici del cartoon per un pubblico adulto, la DreamWorks Animation torna con Home-A casa a privilegiare il target dei più piccoli. Il fatto che la trama sia semplice, lineare, priva o quasi di citazioni e ironie comprensibili solo ai grandi, con una morale facile e didascalica, non significa che il film sia cinematograficamente poco sofisticato, tutt’altro. Viene costruito in computer grafica un mondo molto colorato, ricco di invenzioni e con una logica fiabesca a misura di bambino.
È la storia di una specie aliena, i minuscoli, efficienti Boov, che sbarcano sulla Terra, prendendone possesso dopo aver trasferito tutti i terrestri in Australia; e in particolare di uno di loro, l’anticonformista e socievole Oh, il quale, dopo le iniziali ostilità e incomprensioni, diventa amico di Tip, ragazzina rimasta sola e alla ricerca della madre. Trattandosi di un’amicizia tra un giovane terrestre e un alieno, è inevitabile pensare al classico spielberghiano E.T. Anche perché è il medesimo il significato morale del racconto: il passaggio dalla paura all’amicizia e solidarietà con chi è diverso da noi; il valore affettivo della famiglia; il senso ampio da attribuire al termine “casa”.
L’alieno esuberante e pasticcione Oh soffre di essere emarginato dalla sua comunità di personaggini prudenti, poco inclini al coraggio. Per inaugurare la nuova abitazione terrestre, Oh manda un invito via mail ma schiaccia erroneamente il tasto “invia a tutti” e così c’è il rischio, se non verrà bloccato in tempo, che nelle galassie il messaggio venga intercettato dai Gorg, nemici giurati e cacciatori dei Boov. Tratto da un libro per ragazzi di Adam Rex (in italiano con il titolo Quando gli alieni trovarono casa, di recente pubblicato da Il Castoro), il film è diretto dallo specialista Tim Johnson, già coautore del cartoon Z la Formica.
Oh, come tutti quelli della sua specie, è piccolo e tondeggiante, con sei zampette simili a tentacoli, volto sorridente e cambia colore a seconda dei sentimenti che prova in quel momento. Tip è invece originaria delle Barbados, modellata sulla cantante Rihanna, che le dà la voce originale ed è autrice di parte della colonna sonora, anche con brani inediti. La musica pop assume un ruolo importante, mentre l’intera estetica del film è priva di spigoli e dunque rassicurante, sebbene si parli di una colonizzazione aliena. Oh e Tip – accompagnata da un gatto pigro e coccolone che somiglia a Garfield – intraprendono un viaggio assurdo e magico attraverso vari continenti (dove i monumenti fluttuano in assenza di gravita, a partire da una Tour Eiffel capovolta), a bordo di una vettura alimentata a bibite gassate. Le trovate non mancano, anche se, come detto, finalizzate a creare stupore e ilarità tra i bambini. Manca dunque quello spirito irriverente, provocatorio dell’animazione DreamWorks più innovativa. Perché ultimamente la casa di produzione ha dovuto ristrutturarsi (sono stati annunciati 500 licenziamenti), decidendo di uscire con solo un paio di film all’anno. E, considerati gli alti costi dell’animazione, meglio ripiegare su un mercato più sicuro come quello infantile, senza lanciarsi in sperimentazioni. Ma questo è il territorio privilegiato della concorrente Disney.
Ed ecco finalmente un bellissimo cartone a misura di bambino con una storia d’amicizia con chi è diverso da noi
27 Marzo 2015 by