(di Andrea Bisicchia) Enzo Lauretta, poco prima di lasciarci, aveva curato: “Novella e dramma”, il volume che raccoglie gli interventi di studiosi nazionali e internazionali su alcuni testi pirandelliani e sulle metamorfosi che hanno caratterizzato il passaggio dalla prosa narrativa a quella drammaturgica, oggetto del 51° convegno dall’1 dicembre ad Agrigento.
Come se non bastasse, aveva già definito l’argomento e i relatori del 52° convegno che si svolgerà nel 2015 dedicato a: “Questa sera si recita a soggetto”.
Era un uomo instancabile, proteso sempre in avanti, un uomo che non accettava compromessi di alcun tipo, sia quando ha guidato la città di Agrigento come sindaco DC, sia come Presidente della Provincia, sia quando trattava con l’opposizione, sia quando si scontrava con la mafia agrigentina. Il suo sogno era trasferire la passione politica in una dimensione estetica poiché riteneva la cultura e l’Arte, in genere, l’unico argine al dispotismo del potere.
Cercava sempre un nesso tra storia, società e mondo, ma non era un uomo per tutte le stagioni, tanto che preferì abbandonare la politica per dedicarsi agli studi e alla narrativa. I suoi saggi su Patti, Brancati, Pirandello, e i suoi romanzi sono stati oggetto di studi da parte di specialisti. Con la nascita del Centro Nazionale studi pirandelliani, dette vita a qualcosa di insolito che, nel tempo, é diventato un modello da imitare, ma che nessuno é stato capace di realizzare. Ha pubblicato più di cinquanta volumi che hanno coinvolto studiosi e ricercatori di tutte le parti del mondo, ha liberato Pirandello dalla dimensione provinciale degli anni Sessanta per proiettarlo in un contesto internazionale, ma ha, soprattutto, trasformato una equipe di giovani ricercatori in studiosi alternativi alla grande scuola dei Nencioni, Apollonio, Segre, Getto, Petronio, Luti, Altieri Biagi,tutti attenti all’analisi testuale, condotta con rigore altamente filologico e con una metodologia di impianto linguistico e strutturalista. Ha fatto nascere una nuova scuola di studiosi che ha saputo “sporcarsi le mani” e che, pur portando avanti la lezione dei Maestri, alquanto legata alla scrittura letteraria, ha scelto di dedicarsi alla scrittura scenica.
Gli interventi raccolti nel volume sono l’ennesima testimonianza di questo trapasso che concepisce l’analisi della realizzazione scenica come un linguaggio autonomo rispetto a quello del testo, il cui contributo esegetico è stato determinante per lo svecchiamento dell’interpretazione critica. Il rapporto testo-messinscena si è orientato, così, non più verso l’analisi approfondita del primo, ma verso i risultati critici che offriva il secondo.
Gli argomenti trattati nel volume riguardano la scrittura creativa, per la quale tutto è prassi, esperienza, sperimentazione, e un’indagine su alcuni testi pirandelliani: “Così è se vi pare”, riletto da Tessari, come il realizzarsi di un rito giudiziario violento e crudele, che mi ha fatto pensare al “Processo” di Kafka, motivo investigativo che ho trovato al centro della lettura della novella fatta dalla Mauceri. Quattro sono gli interventi su “La patente” ad opera di Peligra che distingue la scrittura creativa dal saggio critico, di Puppa che individua “indizi zoomorfi” e “sconciature deformanti” nei confronti di avvocati e notai, di Sarah Zappulla Muscarà che introduce il lettore nella genesi di “’A patenti”. Due sono gli interventi su “La sagra del signore della nave” ad opera di Graziella Corsinovi, che si sofferma su Pirandello regista ante-litteram, e di Bronowski che indaga le tecniche narrative della novella; tre gli interventi su “L’uomo dal fiore in bocca”, della Cicala, della Vitti e della Simeone, quest’ultima ci offre una lettura futurista del testo, concepito con la formula del “teatro sintetico”, molto cara a Marinetti.
Enzo Lauretta (a cura di ), “Novella e dramma”, Edizioni Lussografica, 2014 – pagine 164 – €20.