Faenza. Il “Servo” affascina e commuove. E tutti in piedi ad applaudire Gleijeses, Maurizio Micheli, Lucia Poli & Co

FAENZA (Ravenna), giovedì 27 ottobre (di Andrea Bisicchia) Una recensione dovrebbe iniziare dall’analisi dello spettacolo, noi cominceremo dal pubblico che non è quello” immersivo” decantatato dalle avanguardie che sanno di retroguardie, un pubblico che non ama abbandonare la propria poltrona per essere, fintamente, coinvolto, bensì un pubblico che partecipa attentamente, che giudica e che, alla fine, applaude, se lo spettacolo merita.
Ebbene, il pubblico che, per tre sere, ha esaurito il Teatro Masini di Faenza, dove è stato rappresentato “Servo di scena” di Ronald Harwood, considerato un classico del teatro contemporaneo, non ha smesso di applaudire, alzandosi, persino, in piedi. Il testo che, nel passato, ha avuto degli interpreti eccezionali, sia in teatro che nella versione cinematografia, con Albert Finney, è uno di quei “miracoli” di composizione che riesce ad affascinare e commuovere.
L’argomento, abbastanza noto, sfrutta una particolare situazione storica, quella del secondo conflitto bellico, durante il quale, in Inghilterra, alcuni teatri furono rasi al suolo. L’autore ha dato voce a un gruppo di attori che non intendono mollare, per portare avanti il proprio repertorio shakespeariano.
Si tratta di una compagnia capocomicale che, da circa trent’anni, recita capolavori di Shakespeare, ne conosciamo la lunga carriera da alcune battute che riguardano la Direttrice di scena che dice di seguire Ser da vent’anni, ma che riguardano anche Norman che afferma di essere al “servizio” di Ser da quindici anni. Ser Roland è alquanto invecchiato, essendo al tramonto della carriera, Norman è più giovane, si presenta come un personaggio tipicamente inglese, una specie di assistente, quasi un alter ego del protagonista, “Miledy” ha il volto e il corpo di una splendida Lucia Poli, mentre la Direttrice di scena, un po’ scorbutica, perché vuole che tutto funzioni, persino la salute di “Ser”, è interpretata, con assoluta sicurezza e professionalità, da Roberta Lucca. All’inizio dello spettacolo, scopriamo che Ser si trova in ospedale, per accertamenti, e c’è chi lo esorta a saltare la recita, cosa mai accaduta. L’azione prende il via da una specie di smemoratezza di Ser che confonde l’”Otello” con la “Tempesta”, l’”Amleto” con “Romeo e Giulietta”, tanto basta per creare dei momenti di raffinata comicità.
Lo spettacolo vive in funzione dei suoi interpreti che, nel 1981, erano stati Gianni Santuccio e Umberto Orsini, con la regia di Lavia e che un decennio dopo, ebbe come interpreti Turi Ferro e Piero Sammataro, con la regia di Carmelo Ferro che firma anche quella di Geppy Gleijeses, la cui maturità interpretativa è senza precedenti e di Maurizio Micheli che , come un attore anglosassone, rispetta, però, tutti i tempi del “brillante” italiano.
Ciò che si nota, in particolare, è un forma di distanziazione, necessaria per evitare il pericolo dell’immedesimazione, e che è diventata uno “stile” recitativo da parte di Geppy che potrebbe, addirittura, interpretare “Arturo Ui“.
Come si è capito, non si tratta dell’ennesima commedia del Teatro nel Teatro, benché la scena tripartita, con un grande camerino in proscenio, con un retro palco, dove accade di tutto e con un telo bianco che lo separa dal palcoscenico dove vengono recitati alcuni passi della “Tempesta”, come ombre cinesi, ma si tratta di una commedia che porta, al centro della scena, l’Attore, genio e sregolatezza, come “Kean”, evocato da una battuta di Ser, mentre firma l’autografo a una giovane attrice. Un vero e proprio inno al Teatro.

Lo spettacolo debutterà a Bologna, Teatro Duse, il 28-29-30 ottobre, successivamente, dopo un giro in Provincia, sarà in scena, al Carignano di Torino, dal 15 al 27 novembre.