“Fedra” e il suo doppio. Senza classicismi, ma centrifugata con Euripide, Seneca, Racine, D’Annunzio e Sarah Kane

LUGANO (CH), mercoledì 29 settembre ► (di Marisa Marzelli) L’ inizio della 30ma edizione del FIT (Festival internazionale del teatro e della scena contemporanea, in programma dal 1° al 10 ottobre al LAC di Lugano) ha avuto una sorta di pre-apertura martedì, con replica il giorno dopo, della nuova produzione Fedra, con adattamento e regia di Leonardo Lidi. Lo spettacolo rientra comunque anche nella nuova stagione del LAC, da poco avviata.
Lidi sembra specializzato nella rilettura modernizzata e disincantata di classici e come regista e drammaturgo ha vinto l’anno scorso il Premio della critica. Nel 2019 a Lugano si era visto il suo coloratissimo Zoo di vetro di Tennessee Williams, coprodotto dal LAC di Lugano con il Teatro Carcano di Milano e la Fondazione TPE.
Stavolta affronta il mito di Fedra depurandolo da ogni classicismo, probabilmente semplificandolo (a chi non conosce bene la materia forse sfuggono piccole citazioni in forma di dettagli in apparenza trascurabili, come ad esempio la parrucca di Fedra: capelli sciolti e capelli raccolti, l’elemento selvaggio e il più razionale). Euripide, Seneca, Racine, D’Annunzio, Sarah Kane centrifugati.
Riassunto in pillole della vicenda. Fedra, moglie di Teseo, s’innamora perdutamente del figliastro Ippolito, che non la ricambia. Quando torna il marito, Fedra gli confessa che il ragazzo l’ha violentata (o ha tentato di farlo, dipende dalle varie versioni). Teseo le crede e invoca la punizione per il figlio, che muore. Fedra si uccide.
In scena una panchina – come quelle dei fidanzatini di Peynet – rossa, dove siedono e conversano due Fedre vestite esattamente allo stesso modo. Forse una è la nutrice? Lei nega. Propendiamo per la versione Fedra e il suo doppio, la parte passionale e la razionale. Poi arriva Ippolito, tipico ragazzo bene annoiato, in tenuta da tennis, che palleggia contro la parete grigia sul fondo. Breve comparsa anche della figlia di Fedra e sorellastra di Ippolito. Questa prima parte del lavoro si conclude con una struttura di cui sono evidenziati solo i contorni che scende dall’alto a imprigionare gli attori in scena.
Nella seconda parte cala una saracinesca, come un sipario che lascia libero esclusivamente il proscenio, sul quale irrompe Teseo dalla platea. È come un vortice improvviso, si agita, batte contro la saracinesca per poter entrare ma resterà sempre fuori. È un fluire ininterrotto di parole, forse flusso di coscienza, forse lui interpreta più personaggi per raccontare il suo punto di vista sulla storia. Sul finale esplode la canzone dei Camaleonti Eternità (1970). Ed è curioso notare che in vari spettacoli di giovani autori e adattatori contemporanei raffinati e colti a volte compaiono canzoni pop ritenute all’epoca di puro intrattenimento ma che in questi casi assurgono a compendio, incellofanato contenitore della nostra gioventù (non so che effetto facciano sugli spettatori più giovani). Spiazzante, ma con una sensazione di scorrere del tempo. Che i miti attraversano.
Spettacolo ricco di non detti, di significati lasciati alla libera interpretazione dello spettatore. Si avverte che mentre la prima parte, con quattro attori in scena, fitto di tipici dialoghi teatrali, appare statica, da calma piatta emotiva, la seconda, con solo Teseo presente in uno spazio molto limitato in cui muoversi, è uno tsunami.
Si percepisce come ognuno sia imprigionato nella propria personale solitudine. Forse in questo insistere di solitudini a confronto si spiega perché Lidi nelle interviste parli di riflessione sulla pandemia e sull’imprigionamento causato dal virus. Va infatti tenuto presente che Fedra aveva già raggiunto il livello delle prove aperte ad un pubblico ristretto quando si era dovuto sospendere tutto, senza sapere a quando rinviare il debutto. Come ancora oggi non si sa se e quando potrà partire in tournée italiana.
Resta da dire degli interpreti, già ben rodati alla prima. Sono (foto in alto) Maria Pilar Pérez Aspa e Francesca Porrini (le due Fedre), Alessandro Bandini (Ippolito), Marta Malvestiti (la figlia di Fedra) e l’ottimo Christian La Rosa (Teseo).