MILANO, mercoledì 29 novembre ► (di Paolo A. Paganini) Mi domando se ci siano stati dei padri putativi ad ispirare ed accompagnare Marco Paolini nella nascita di Numero Primo. Verrebbe voglia di pensare, sbagliando, ad Alice nel Paese delle Meraviglie, con la leggera follia di quell’estro bizzarro di Lewis Carroll, vagamente spregiudicato, assurdo e spietato; oppure (ma sì, visto che siamo in ballo, spariamole grosse), per misteriose associazioni mentali, verrebbe voglia di pensare al Piccolo Principe, per quel bimbo strano, sempre dolce e meravigliato, che, di pianeta in pianeta, arriva infine sulla Terra, dopo amori di rose possessive, strani incontri di beoni, vanitosi, uomini d’affari, lampionai e geografi, fino a sparire nella notte dopo aver consolato il “suo” aviatore.
Ebbene, queste due fiabe immergetele in un’angosciosa miscela narrativa tipo Blade Runner, o in un futuro da fantascienza alla Asimov, tutto circuiti e connessioni, dove la Tecnologia, tra simulazioni e algoritmi, tra meccanismi evoluti e genomi modificati, ha preso il posto della Natura, e avrete un’idea di cos’è questo “Le avventure di Numero Primo”, romanzo scritto insieme con Gianfranco Bettin (Einaudi, 2017).
Ora è anche in teatro, allo Strehler, dove, in due ore senza intervallo, l’autore/attore bellunese affabula di Numero Uno, uno strano bambino, che ha per madre un’evoluta, avanzatissima intelligenza artificiale, capace di una propria coscienza, e per padre un fotoreporter di guerra, che ora si ritrova a crescerlo, dopo che la madre l’ha concepito con una sua fotografia inviatale via web e infine partorito in 3D. Ora, la madre, che il fotoreporter non ha mai né vista né incontrata, è destinata alla rottamazione. Ma i capoccioni di questa nostra avanzatissima Tecnologia del futuro non sanno che quello strano essere di circuiti è fornito anche di coscienza e, quindi, destinato all’immortalità.
Nei cieli di questo allucinato mondo di transistors e di neuro connessioni, sulla Laguna i droni hanno preso il posto dei gabbiani, Porto Marghera è diventato una Fabbrica del Ghiaccio, il Mose, quando c’è l’acqua alta, è solo oggetto di scommesse dei Veneziani (funzionerà non funzionerà?), bizzarri personaggi di parcheggiatori abusivi, in piazzale Roma, affittano le macchine degli ignari clienti come riparo notturno, a pagamento, per sbandati e senza tetto, e poi cinesi gestori di super-store che vendono di tutto a prezzi stracciati. Insomma, dall’ironica fantasia di Paolini vien fuori una tragica carnevalata di maschere multietniche ad animare l’ideale commedia dell’arte di uno sconsolato e ipotetico futuro tecnologico.
La storia vorrebbe avere l’andamento della fiaba, ma non ne ha la leggerezza, possiede piuttosto i tratti folleggianti d’un intellettualismo pseudomarinettiano da piani alti della cultura, e procede con una sua intrinseca felicità fin oltre la metà. Poi, verso il finale, la fiaba diventa tragedia, si fa cupa e minacciosa. Le pantegane escono dalle fogne, formazioni di droni-gabbiani da guerra piombano micidiali su San Marco facendo morti e feriti. E il nostro fotoreporter con il suo bimbo tecnologico? Mah.
Pubblico divertito e plaudente, con bis-lezione finale di Paolini su Tecnologia e Natura, cioè tra diavolo e acqua santa. Ma chi sarà l’acqua santa?
Si replica fino a domenica 10 dicembre.
“Le avventure di Numero Primo”. Un racconto di fantascienza a teatro, di e con Marco Paolini. Testi Gianfranco Bettin, Marco Paolini – Al Piccolo Teatro Strehler, Largo Greppi, Milano. La visione dello spettacolo è consigliata dai 14 anni.
Informazioni e prenotazioni:
0242411889 – www.piccoloteatro.org