Fin dall’antichità i sogni sono ombre psichiche e misteriche. Ispiratori, come la follia, di miti teatrali

(di Andrea Bisicchia) – “I greci e il sogno” che, insieme a “I greci e la follia”, “I greci e le passioni”, fa parte di un cofanetto, pubblicato da Raffaello Cortina, è certamente più appetitoso, perché ci permette di capire come si sia arrivati a “L’interpretazione dei sogni “ di Freud, anche perché i non addetti ai lavori poco sanno che, sui sogni, non c’è soltanto una vasta letteratura, ma anche una altrettanto vasta trattatistica che Guidorizzi ben conosce e che organizza, con competenza, in un volume che ha diviso in quindici capitoli, con un epilogo dedicato a “La tempesta” di Shakespeare.
In fondo, il sogno, come, del resto, la follia, sono dei percorsi di conoscenza alternativi, adatti particolarmente al teatro essendo, sia le fantasie oniriche, sia i disturbi mentali, veri e propri produttori di trame ambigue, adatte anche alla drammatizzazione della nostra realtà interiore. Guidorizzi sa bene che, per l’epoca antica, il sogno era il luogo dove si incontravano realtà improbabili che avevano lo stesso statuto delle ombre psichiche e che troviamo ai primordi della antropologia sociale. I sogni abbondavano nei racconti mitici che, a loro volta, venivano drammatizzati dai poeti tragici.
Guidorizzi però sembra convinto che il teatro dei sogni abbia un solo spettatore, ovvero la persona che sogna che, nell’epica antica, aveva la possibilità di incontrarsi con delle realtà improbabili, che alla fine certificavano delle esperienze reali.
Per rimanere in questo ambito, è sufficiente ricordare “Il sogno di Penelope” e, ancora, quelli di Ecuba, di Achille, tutti sogni premonitori che ebbero riscontro nella realtà. Penelope racconta il suo sogno a Ulisse, nelle vesti di mendicante, gli dice di aver visto venti oche che venivano sterminate da un’aquila, alludendo a quello che sarà lo sterminio dei Proci, Ecuba, mentre è incinta di Paride, sogna una fiaccolata, dalla quale si alzava un incendio che avrebbe distrutto Troia. C’è da dire che, in famiglia, il figlio Eleno era un indovino capace di interpretare i sogni, ed è lo stesso che, nel momento in cui fu catturato dai greci, rivelò loro che, per ottenere la vittoria, avrebbero dovuto far ritornare nell’esercito Filottete, evento che si avvererà.
Il sogno di Achille fu anch’esso premonitore dell’uccisione di Ettore, dopo che Patroclo lo aveva rimproverato: “Tu dormi, Achille, e ti sei scordato di me” (Iliade, canto XXIII). In verità, nel V secolo a.C., i sogni erano d’origine oracolare, nel senso che appartenevano alla categoria del fantastico e della verosimiglianza.
Nel suo libro, Guidorizzi, come è sua consuetudine, è sempre attento a dare delle indicazioni di lettura dei testi classici, con riferimenti agli argomenti trattati, lo fa per dimostrare come i sogni avessero lo stesso statuto delle ombre psichiche, essendo dei fenomeni notturni, spesso inquietanti, enigmatici, apportatori di incubi, ma sempre compagni dell’anima che, secondo Jung, è l’archetipo della vita stessa, il cui contenuto apparteneva non solo al mondo dei miti, ma anche a quello delle religioni, delle leggende e della favola.
È grazie ai sogni che si possono abbattere le barriere che si interpongono tra razionale e irrazionale e che si possono curare gli sbandamenti della nostra psiche, gli stessi che porteranno alla follia, argomento del terzo libro. C’è da dire che Guidorizzi non si sofferma soltanto a esaminare la potenza onirica, sparsa nei poemi epici e nelle tragedie, perché il suo intento è anche di carattere storicistico, facendo buon uso della trattatistica classica, anche romana, oltre che quella del cristianesimo dei primordi. I suoi riferimenti spaziano dal “Libro dei sogni” di Apollodoro, a cui dedica un intero capitolo, ricordandoci che la sua stesura era dovuta alla raccolta dei sogni che Apollodoro faceva lungo i suoi viaggi (lo si può leggere nell’edizione Adelphi), al “Trattato sui sogni” di Sinesio, noto per essere stato allievo di Ipazia, a cui lo aveva dedicato. Si trattava di una specie di Diario notturno, attraverso il quale, Sinesio andava in cerca di chiavi interpretative dei sogni che considerava messaggi divini.
Anche Aristide, nei “Discorsi sacri” raccontava, nei dettagli, una quantità di scene oniriche, accompagnate da pulsioni narcisistiche, tipiche dell’autore, vissuto al tempo di Marco Aurelio, dato che veniva considerato un “esaltato”. Come dimenticare “Il sogno di Scipione”, raccontato da Cicerone, quello di Scipione l’Africano che predisse, a Scipione Emiliano, le sue glorie future, ma anche la sua morte prematura.
Il lettore troverà, ancora, riferimenti alle opere di Tertulliano, Agostino e altri Padri della Chiesa che, però, ritenevano, i sogni, opera del diavolo. Notevoli le indicazioni bibliografiche, da Caillois a Devereux e soprattutto a Hillman, per il quale, le immagini dei sogni non sono altro che idee visibili. Non va dimenticato “Il libro dei sogni” di Borges, la cui lettura ci permette di rintracciare una storia generale dei sogni.

“I GRECI E IL SOGNO” di Giulio Guidorizzi, Raffaello Cortina Editore 2023. Con “I Greci e la follia” e “I Greci e le passioni” (di cui abbiamo recentemente scritto), fa parte del trittico in cofanetto “I Greci e l’anima”. € 44