(di Marisa Marzelli) All’inizio i protagonisti dovevano essere Ryan Gosling ed Emma Stone; incassato il loro rifiuto si è pensato a Kristen Stewart e Ben Affleck, poi ad altri nomi famosi che hanno tutti declinato. Alla fine (la coppia bianco-nera aggiunge un tocco di democratico politically correct) sono stati scelti Will Smith, reduce dal flop del fantascientifico After Earth, e la bionda australiana emergente Margot Robbie.
Nelle corde dei registi e sceneggiatori John Requa e Glenn Ficarra c’è più la commedia (hanno firmato loro Crazy, Stupid, Love) che il film d’azione. Anche Focus – Niente è come sembra privilegia i tratti più leggeri e sofisticati a quelli drammatici o thriller. Nonostante al centro del plot ci sia un audace truffatore di professione (Will Smith). Il registro del film è già tutto nelle prime inquadrature, quando il protagonista prova a prenotare una cena in un ristorante alla moda; ricevuta una risposta negativa, senza scomporsi riprova cambiando cellulare e nella scena successiva lo vediamo seduto a tavola nel locale, servito con deferenza.
Il sottotitolo Niente è come sembra, che di solito si usa per mettere in guardia dal trarre conclusioni affrettate nelle trame noir, qui si applica a tutta la complessa messa in scena per incastrare il “pollo” di turno quando si architetta una truffa. Concentrato, perfezionista, per natura diffidente, in affari con un gruppo di fedeli “spalle”, Smith conosce uno schianto di bionda (Margot Robbie), apprendista ladra con destrezza, che vuole farsi insegnare i trucchi del mestiere e sulle prime tenta persino di imbrogliarlo. La donna è abile nello sfilare orologi, portafogli, carte di credito, e viene arruolata come stagista. Ma il protagonista si rende conto che l’attrazione per lei potrebbe distrarlo dal lavoro e la congeda bruscamente. La incontrerà di nuovo, trasformata in femme fatale, tre anni dopo a Buenos Aires dove, col solito gruppo, sta montando una truffa milionaria nel mondo delle corse automobilistiche. Il riaccendersi della relazione tra i due e la gelosia di lui pregiudicheranno gli esiti dell’affare da milioni di dollari?
I colpi di scena sono tanti ma la maggior parte (e tutti quelli importanti) prevedibili. Mentre poco credibili sono alcune coincidenze che mandano avanti il plot. La parte più divertente sono le “lezioni”, seguite da dimostrazioni pratiche, che il maestro dispensa all’allieva sull’uso della psicologia in una truffa ben architettata. In particolare una, per spiegare come la vittima designata venga a sua insaputa condizionata e obbligata – con una manipolazione non percepita razionalmente – ad una reazione pavloviana.
Il film è elegante (nonostante un eccessivo e non necessario turpiloquio che farcisce la versione italiana), è soffuso di un leggero umorismo che alleggerisce anche le situazioni tese ed ha una confezione visiva glamour, con ambienti di lusso e gran vorticare di pacchi di dollari. Contenuta, quel minimo di realismo che ci vuole, la violenza; perché l’abilità sta tutta nella destrezza manuale (nei casi più semplici) e nell’ingegno inventivo per le truffe complesse. Non ci sono messaggi o considerazioni morali, è solo intrattenimento. Il limite di Focus sta invece nella ripetitività delle situazioni e nel fatto che ormai, dalla leggendaria Stangata con Paul Newman e Robert Redford a oggi, abbiamo visto decine di film – e molte variazioni – sul tema.
“Focus”, più commedia che thriller, colpi di scena (prevedibili). E un re della truffa. Con uno schianto di bionda
4 Marzo 2015 by