Frenetico andirivieni su un palcoscenico in allestimento. En attendant Stradella. E ancora non sanno del suo assassinio

MILANO, mercoledì 15 novembre ►(di Carla Maria Casanova) “Ti vedo, ti penso, mi perdo”. Il titolo, è una travolgente dichiarazione d’amore. Chiedo a  Sciarrino, autore di musica e libretto, se è tratto da un testo del Cinque/Seicento, da una canzona di Lorenzo il Magnifico, da qualche ballata cavalleresca… Lo farebbe pensare la storia, che indaga sulla vita turbolenta di Stradella, il musicista “maledetto”, molto simile a quella del Caravaggio. Sciarrino dice di no. È una frase “metafisica”, astratta. Una libertà del pensiero. Un sogno.
Sciarrino (Palermo 1947), il compositore “dei silenzi”, vanta di essere nato libero e non in una scuola di musica. Autodidatta (prime composizioni a dodici anni, primo concerto pubblico a quindici) considera valido solo tutto quello che ha composto a partire dal 1966 in quanto “è allora che ha preso corpo il mio stile personale”. Aveva 19 anni.
“Ti vedo, ti penso, mi perdo”, la sua ultima opera, è andata in scena ieri sera alla Scala in prima mondiale. Teatro esaurito. Successo. Adesso io son qui con la testa fra le mani a riconsiderare il tutto. Raccontarla, spiegarla, questa opera, è un po’ complicato. L’Autore la racconta così: “Nel periodo del pieno Barocco, si sta provando per una cantata mentre si monta la scena. Lo spazio è articolato su tre livelli: cavea di teatro, sala da musica, paesaggio esterno. Nel contesto si muovono cantanti, musici, letterati e servi di palazzo. Aspettano Alessandro Stradella, che deve portare una nuova aria… Si verrà a sapere che Stradella, novello Orfeo, è stato assassinato“. Fin qui, non fa una grinza. Tutto chiaro. Per rcreare l’ambiente, si può aggiungere che i servi hanno i nomi della Commedia dell’Arte: Finocchio, Solfetto, Chiappina, Pasquozza…
Riguardo alla musica, sempre Sciarrino dice: “Il linguaggio musicale di quel tempo si andava aprendo a prospettive diverse: la tonalità. Certo sperimentava, Stradella, ma la sua è pura invenzione, non solo disinvoltura. Egli fa sgorgare agile fraseologia tematica che si protenderà sui secoli seguenti”.
Forse potremmo aver capito tutto. Forse no. Lo spettacolo, su un palcoscenico vuoto animato da siparietti, pedane, velari, tavoli, sedie, scale è riempito da personaggi tutti in preda ad un vorticoso andare e venire. La musica, lieve, con grandi pause silenti, è soprattutto un lievitare di reminiscenze barocche, vedi madrigalesche, cui Sciarrino sovrappone suoni particolari liberamente assunti da stili diversi. Un sovrapporsi di colori che via via svaniscono, in una suggestione ipnotica. Le voci (sempre, in Sciarrino) hanno ruolo preponderante. Articolano chiaramente, in un recitar cantando anche qui liberamente manipolato. Certo occorre prestare grande attenzione all’ascolto, in quanto  Sciarrino nasconde un vasto mondo sommerso da scoprire. E se non si riesce a captarne il sortilegio, ci si addormenta a basta.
È complesso parlare di esecuzione. Non esistono riferimenti. Diciamo che sul podio c’è il giovane Maxime Pascal, che i molti interpreti articolano con cura (fuorché la protagonista Laura Aikin, della quale non si intende una parola); che Jürgen Flimm (regista d’elezione di Sciarrino) si è divertito a comporre un assoluto guazzabuglio, sia pur con mano lieve ma ossessivo; che l’impianto scenico di George Tsypin punta sulla evanescenza; che i costumi di Ursula Kudrna sono fantasiosi e multicolori; che le coreografie (necessarie?) sono di Tiziana Colombo.
Duecento anni fa alla Scala, “Così fan tutte” ebbe esito cattivo. Mentre buonissimo fu quello de “La donna selvaggia” di Coccia. Oggi , tempo in cui la musica contemporanea viene negletta, se non respinta,“Ti vedo, di penso, mi perdo” è stata applaudita calorosamente. E fra 200 anni? Per la legge del contrappasso, potrebbe essere scomparsa. Nessuno di noi lo saprà mai, quindi amen.

“Ti vedo, ti sento, mi perdo”, Libretto e musica di SALVATORE SCIARRINO. Direttore MAXIME PASCAL – Regia JÜRGEN FLIMM – Teatro alla Scala. In prima modiale. Repliche 17, 18, 21, 24, 26 novembre.
Infotel 02 72 00 37 44
www.teatroallascala.org