(di Andrea Bisicchia) Nel giro di pochi mesi ho letto quattro libri che, affrontando il tema dell’amore con approcci metodologici diversi, in forma diretta o indiretta hanno toccato il tema della gelosia: “Amore e tradimento” di Robin Dumbar, in cui l’autore ricerca le basi biologiche dell’innamoramento, “Non è più come prima”, di Massimo Recalcati, che cerca di salvare il tradimento, con conseguente gelosia, facendo ricorso al perdono, “Delirio di gelosia” di Karl Jaspers che utilizza la letteratura clinica per spiegare le forme deliranti della gelosia.
A questi va aggiunto il libro di Giulia Sissa: “La gelosia, una passione inconfessabile”, dove l’autrice, che insegna all’Università di California, ci offre una ricerca storica sull’argomento, partendo dalla “ Medea” di Euripide e Seneca e dall’“Arte d’amare” di Ovidio, per arrivare ad alcuni romanzi ottocenteschi nei quali, la gelosia era diventata un vero e proprio meccanismo narrativo, così come era stata un meccanismo drammaturgico nelle tragedie greche, alle quali il mito aveva offerto una ricca galleria di donne tradite e violentemente gelose, da Arianna a Elena, a Enone, a Ipsile (prima moglie di Giasone), a Deianira, a Medea.
L’autrice indaga, attraverso le loro storie, come si possa essere schiave delle sofferenze d’amore, e di come ci si possa immedesimare in quelle di Medea, tanto da poter dire: “Medea sono io”. Come gli altri autori citati, anche Giulia Sissa, cerca riscontri nel teatro e nella letteratura, oltre che in alcuni casi clinici, essendo la gelosia sempre preceduta da una esperienza di perdita, a volte umiliante, altre volte violenta, tanto da spingere a quella che, in greco, si chiama “Orghé”, ovvero collera, concepita come una offesa ingiustificata che genera sofferenza, oltre che rabbia in cerca di vendetta. Nella Grecia del V secolo a.C, la “giustizia del letto” era ben diversa da quella dello stato. Il tradimento produceva la “collera erotica”, ben diversa dalla “collera normale” che ha superato l’etica della vendetta, benché le cronache recenti, che abbiano avuto per oggetto la gelosia, tendano a dimostrare il contrario, ovvero che la vendetta sia frutto della collera, che a sua volta, è una risposta al disprezzo, all’oltraggio, ben diversa dall’ira che è cieca.
Per la Sissa, la gelosia/collera degli antichi è decisamente diversa dalla gelosia/rivalità dei moderni, che, in molti casi, è salutare, se superata, come sostiene Recalcati, dal perdono. La gelosia, rispetto all’amore, che è fragile, è una specie di volontà di potenza che si scontra con l’infedeltà, col disagio, col disgusto e con lo stesso godimento. L’autrice non nasconde la sua predilezione per la “gelosia normale”, perché più ragionevole,trattandosi di una bussola per fare orientare gli amanti al di là di qualsiasi imperativo categorico o di qualsiasi obbedienza religiosa.
Giulia Sissa “La gelosia. Una passione inconfessabile”, Editori Laterza 2015, pp 276, € 19.