Mimmo Craig nacque a La Spezia nel 1925. Brillante attore di teatro fin dall’immediato dopoguerra, con una spiccata propensione per ruoli leggeri in spettacoli brillanti, Craig si impose anche in più vasti repertori d’autore, da Dario Fo al Ruzante, a Eduardo, spaziando dalla prosa al varietà, spesso comparendo anche sul grande e piccolo schermo. Le sue interpretazioni avevano il dono di una ilare leggerezza. Sapeva darsi generosamente a partecipazioni di colorita caratterizzazione, mai gratuita, ma sempre sottilmente ironica ed intelligente, per la quale era amato ed apprezzato dal grande pubblico. È scomparso giovedì scorso, 8 settembre, a Milano. Qui lo ricorda con affettuosa commozione un suo caro amico e collega, l’attore Gianni Quillico. Pubblichiamo questo suo intenso ricordo, unendoci e partecipando il nostro cordoglio. (p.a.p.)
MILANO, sabato 10 settembre – Immersi come siamo – forse inevitabilmente – nella quotidianità finiamo per considerare normali fatti e persone che sono invece speciali. L’amicizia che mi ha saldamente legato – in anni ormai lontani – a Mimmo, con una frequentazione professionale assidua (tanta radio e tanto doppiaggio, soprattutto, dove ricopriva con uguale valore sia il ruolo di direttore sia quello di doppiatore, con una creatività non comune) e che continuava al di fuori dell’ambito professionale con le numerose, allegre cene a casa nostra o di comuni amici, non mi ha fatto pensare sufficientemente al privilegio che mi era toccato di poter condividere un pezzetto della mia vita e del mio tanto amato lavoro con un grande artista.
Alla sua innata classe univa una irresistibile ironia, passando da un tono scanzonato a una serietà professionale irreprensibile, conservando sempre e comunque quel bellissimo senso di divertimento che contraddistingue – sia pure tra fatica e impegno – chi “gioca a fare il teatro”.
Mimmo non mi ha mai fatto pesare – nemmeno per un secondo – il distacco che c’era tra la sua Storia e la mia storia. Raccontava con grande naturalezza episodi della sua carriera (l’incontro e la conseguente folgorazione con Dario Fo, per esempio, fino alle successive esperienze con Giorgio Strehler e – se non mi sbaglio – alla sua ultima apparizione su un palcoscenico, al Manzoni di Milano, nel “Malato immaginario”, con la regia di Lamberto Puggelli).
Questa mattina al saluto e all’applauso che gli abbiamo tributato – in questo caso, trattandosi di un attore, senz’altro giustificato – nella sala del commiato al cimitero di Lambrate, in una atmosfera molto serena e dove era palpabile l’affetto di tutti, amici e colleghi, illustri e non, alle bellissime parole di Marco, suo figlio, si sono aggiunte quelle, altrettanto toccanti, di Giancarlo Dettori.
Tra i ricordi e i concetti espressi uno mi ha colpito particolarmente: “In ogni spettacolo in cui era presente Mimmo, c’era sempre un personaggio – quello interpretato da lui – che era unico e rimaneva nella mente e nel cuore”.
Quando giovedì sera un amico mi ha telefonato per comunicarmi la triste notizia non ho potuto fare a meno di provare – assieme alla profonda malinconia che ti stringe la gola quando sai che un amico a cui volevi bene se ne è andato – il desiderio di un sorriso consolatorio, pensando a tutte le volte in cui la sua geniale, trascinante vis comica mi aveva trascinato al riso, sia sul lavoro sia in situazioni private.
Grazie allora, caro Mimmo, per il tuo insegnamento di prezioso maestro, e per la tua umanità, che non aveva mai niente di accademico, di cattedratico.
E grazie per tutta la gioiosa allegria che mi hai – che ci hai – donato. (GQ)