Gioco a scacchi tra verità e menzogna. Non sempre ci guadagna la verità. Specie se si sacrificano le illusioni

MILANO, giovedì 27 maggio ► (di Paolo A. Paganini) Il giallo psicologico di Eric Emanuel Schmitt, “Variazioni enigmatiche”, risorge dal passato dopo più di vent’anni. Ed ha regalato al pubblico del Piccolo Teatro l’illusione che in sedici mesi non sia successo niente.
Gli aficionados della prosa si sono ritrovati nella vasta Sala Strehler, tra abbracci e sorrisi in maschera (perché le mascherine sono sempre d’obbligo, come i distanziamenti in platea), ma suonava falso e forzato. Beh, è nello spirito delle leggi del teatro il mistero dell’illusione, della finzione, della menzogna, quindi, come la commedia di Schmitt, tutto rientra nelle regole del gioco.
Di questo gioco si sentiva il bisogno, quindi tutto normale. E, comunque, il giallo in questione è solo un gioco, dove uno di fronte all’altro, tra verità e finzione, come un gioco a scacchi, un vecchio e un giovane si giocano l’anima.
Lo straordinario successo di questa commedia ha avuto origine presso il Teatro Comunale di Cagli, in provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, dove il 12 ottobre 2000 Glauco Mauri e Roberto Sturno misero in scena (in residenza e in anteprima nazionale), “Variazioni enigmatiche”, di Eric-Emmanuel Schmitt, con la regia dello stesso Glauco Mauri. Nel 2001 andò in tournée, Da allora fu ripresa più volte. Venne anche a Milano. Poi, nel 2019/2020, la Compagnia Mauri-Sturno doveva metterla in cartellone, insieme con “Lear”, ma, come si sa, tutto il teatro europeo andò a puttane per il maledetto Covid-19.
Ed ora, solo per quest’anno, eccola al Piccolo Teatro. La ripresa della tournée sembra prevista per il 2022.
Si tratta d’un testo bellissimo, vagamente logorroico, ma sublime. Un godimento dell’intelligenza.
In scena, due personaggi: lo scrittore premio Nobel Abel Znorko (Glauco Mauri), che ha scelto di isolarsi dal mondo, e il giornalista Erik Larsen (Roberto Sturno), che vuole strappargli un’intervista esclusiva. In totale e desertica solitudine, lo scrittore, spiega Mauri: “mantiene vivo, attraverso una corrispondenza amorosa che ormai dura da vent’anni, l’amore per una donna misteriosa… I due uomini si scontrano in un’alternanza di crudeltà e tenerezza, di ironia feroce e profonda commozione: un’intervista che presto si trasforma in un’affannosa, affascinante scoperta di verità taciute”.
Variazioni Enigmatiche – spiega Matteo Tarasco, regista dell’allestimento – è un thriller psicologico, un face-à-face inesorabile, dove in un costante scambio dialettico tra illusione ed elusione due uomini si sfideranno alla ricerca della verità. Ma, come ci suggerisce Schmitt, ammaliandoci con la sua poetica intrisa di umana fraternità, siamo sicuri che la verità riveli più delle menzogne?”.
Come un gioco a scacchi, dicevamo. Non è un gioco per la vita, come in “Settimo sigillo” di Bergman, tra il Cavaliere e la Morte, pur fra tragico e comico, alla ricerca di Dio e della Fede. È invece la vita su una tragica scacchiera, che muove i suoi pezzi, centellinando le sue illusioni, le sue beffe, i suoi imprevedibili stratagemmi, le sue infinite sorprese.
Certo, anche in Schmitt si fa filosofia, ma con la leggerezza e l’ironia di un Glauco Mauri, un po’ appesantito dall’alto dei suoi 91 anni, ma sempre di una straordinaria agilità mentale.
Qui non c’è la ricerca di Dio o della Fede. Non c’è nemmeno la ricerca della verità. Ma c’è una verità, reale e sconosciuta, che gioca a scacchi con le menzogne e gli inganni della vita.
E, facendo luce sulla verità, cadono tragicamente anche le illusorie panacee degli inganni e delle menzogne. Forse si stava meglio prima.
E, via via, nell’affascinante dialettica dei due uomini crollano pezzi di vita.
Il giornalista intervistatore è proprio un giornalista?
E la donna del mistero, quella con la quale lo scrittore intrattiene amorosa corrispondenza da una vita, esiste davvero?
E il libro autobiografico scritto dal Nobel è veramente un veritiero diario di vita, o solo un’inventata creazione d’artista?
E come fa il giornalista a conoscere quell’enigmatica donna, amata in appassionata copula dallo scrittore, e poi fatta rivivere solo sulla carta?
Nel corso del thriller ci sono due poderose botte di teatro da lasciare a bocca aperta: 1) quando il giornalista rivela veramente chi è; 2) quando si saprà della reale esistenza della donna.
E più non dicesi, trattandosi d’un thriller.
Lo spettacolo (due tempi d’una quarantina di minuti ciascuno) merita presenza e attenzione. Sturno e Mauri sono, come sempre, due artefici di perfetto affiatamento, purché il pubblico, con generosa condiscendenza, finga di comprendere tutto quello che Glauco Mauri dice. Invece – vergogna vergogna – gli organizzatori hanno gettato allo sbaraglio un bel testo e due encomiabili attori in una piazza d’armi come la Sala Strehler, quando di per sé questo thriller è solo un bell’allestimento di teatro da camera. Al massimo in Via Rovello. Peccato.

Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi, Milano). Fino al 6 giugno: “Variazioni enigmatiche”, di Éric-Emmanuel Schmitt. Traduzione e adattamento Glauco Mauri. Con Glauco Mauri e Roberto Sturno. Regia Matteo Tarasco. Scene e costumi Alessandro Camera. Musiche Vanja Sturno.

Informazioni e prenotazioni 0242411889
www.piccoloteatro.org