(di Andrea Bisicchia) Francesco Diego Tosto, docente di storia della Chiesa e di letteratura religiosa, da oltre vent’anni, ha lavorato a un progetto di cui il V volume: “La letteratura e il sacro”, Bastogi editore, è quello conclusivo. Ha esteso la sua esplorazione a una molteplicità di argomenti che hanno riguardato la storia, le fonti, i metodi, l’universo poetico e i testi di autori religiosi o laici che hanno affrontato il tema del sacro. Si tratta di volumi sistematici, per i quali Tosto ha scelto come guida scientifica, Giorgio Barberi Squarotti, come modello critico, Padre Castelli, come ricerca di poetiche, Antonio Spadaro, come istanze metafisiche Giuseppe Langella.
Il volume è preceduto da una dotta introduzione di Gianfranco Ravasi che, a proposito dei cinque tomi, fa riferimento ad una specie di “Pentateutico” e di “guida attraente” lungo i sentieri di un’esperienza letteraria che rimarrà un vero e proprio documento insuperabile.
Non c’è dubbio che lungo questi sentieri, Tosto si sia concentrato su tematiche che abbiano a che fare col nouminoso, esplorandone il volto attraente e terribile, ma si è anche cimentato con i paradossi del cristianesimo, tanto che il sacro lo utilizza come una categoria liquida, e la Fede non come qualcosa di innato, bensì come un traguardo da raggiungere dove c’è chi arriva e chi non arriva. Anche in questo suo “ultimo atto”, Tosto ha raccolto una molteplicità di studiosi che, con metodologie diverse si sono accostati all’argomento, spaziando su varie problematiche che hanno riguardato la teologia del viaggio, il rapporto tra laico e religioso, tra letteratura evangelica e tentazioni gnostiche, tra sensi e dissensi, tra storia e spiritualità, tra presenza e assenza, tra etica e metafisica, tra verità giuridica e verità divina, tra profezia e realtà, tra il tempo dell’uomo e quello della trascendenza, tra la morte di Dio e la rinascita del sacro.
Gli autori passati in rassegna sono molteplici, si va da Petrazzoli a Prezzolini, da Gadda a Bacchelli, a Palazzeschi, a Eco, a Satta, Morselli, Dessì, Berto, Eduardo, Fabbri, Moravia, Levi, Calvino, Forra, Sciascia, Pomilio, D’arrigo, Bufalino, Testori, Luzi, Bonaviri, Arpino, Fenoglio, Pratolini, Cassola, Volponi, Freni, autori che hanno occupato la scena narrativa poetica e teatrale dagli anni Settanta ai giorni nostri. Si tratta di un itinerario complesso proprio perché applicato alla categoria del sacro, che, dal periodo di incubazione e diffusione avvenute durante il Medio Evo, attraversa le epoche successive utilizzando generi diversi per arrivare al Novecento, durante il quale il sentimento del sacro abbandona l’eccitazione o la partecipazione a qualcosa di sublime, di sorprendente, di misterioso per scegliere la religiosità di dottrina, senza, per questo, lasciarsi intrappolare dalla dogmatica, optando, però, come terreno di ricerca, per i dubbi e non per le certezze che attraversano il terreno del sacro e del suo manifestarsi nei miti contemporanei.
Mi vengono in mente, per quanto riguarda il teatro, autori come Strindberg, Claudel, Maeterlinck, Eliot, Pirandello, Fabbri, Testori, Luzi, tutti impegnati a ricercarne la problematicità, il rapporto tra razionale e irrazionale, tra bisogno di fede e di salvezza, tra verità quotidiana e libertà rivelata. Una letteratura, insomma, che si interroga e che ci interroga, imponendo la terminologia sacra in modo prorompente e dirompente, dentro la quale la molteplicità delle confluenze ne dimostra la necessità.
Francesco Diego Tosto: “La letteratura e il sacro” – Vol. 5 – Narrativa e teatro (“Dagli anni Settanta del Novecento fino ai giorni nostri” – Bastogi editore 2017, pp 590, € 32.