Gli adolescenti di oggi? Sempre a mettersi alla prova, come novelli Ulisse, cercando la loro Itaca nelle piattaforme digitali

(di Andrea Bisicchia) Quando avviene il trapasso dall’infanzia all’età adulta? Da che cosa dipende? Se ci rifacciamo al secolo predecente, la domanda avrebbe potuto essere posta in maniera diversa, ovvero: come avviene il passaggio dalla preadolescenza all’adolescenza?
A dire il vero, l’indagine psicologica si evolve con l’evolversi della società e dei suoi apparati e con le trasformazioni che l’hanno caratterizzata, tanto che si è potuto accertare che, al pari del concetto di vecchiaia, che si è esteso in maniera esponenziale, anche il concetto di adolescenza si è esteso oltre i diciotto anni, visto che sono milioni i giovani che vivono in famiglia in uno stato di perenne adolescenza.
Lo psicoanalista Massimo Ammaniti, professore ordinario di Psicopatologia dello sviluppo presso la Sapienza di Roma, nel volume “Adolescenti senza tempo”, edito da Cortina, traccia un percorso ondulatorio dove si vedono adolescenti sempre alla ricerca di loro stessi, impegnati in una particolare odissea che li pone dinanzi ad avventure che ricordano, a suo avviso, quelle di Ulisse, e che li mettono sempre alla prova di loro stessi.
Tutti i processi di transizioni risentono anche di lacerazioni, soprattutto oggi, dato che i giovani vivono, in una situazione drammatica, il loro essere quasi fuori dal tempo o meglio “senza tempo”, sentendosi sconnessi dalla vita, ma cercando la connessione in piattaforme digitali dove sperimentano uno strano rapporto con la vita virtuale, senza avvedersi dei gravi danni generati dalla superconnessione.
Si tratta di una generazione sull’orlo della più grave crisi esistenziale, come ha dimostrato J. M. Twenge in “Iperconnessione”, Einaudi 2018. Ammaniti traccia un percorso che va dagli anni Cinquanta a oggi, dalle ribellioni e dalle inquietudini di ieri a quelle della nostra contemporaneità, contrassegnate da una nuova maniera di apprendere e di conoscere grazie, proprio, alla rivoluzione digitale che l’autore ritiene più profonda della introduzione della stampa, perché offre un accesso facile all’informazione, non importa se priva di profondità.
Egli ha condensato la sua ricerca in dieci capitoli, con argomenti che spaziano dal problema del corpo, ovvero dell’identità fisica, a quello dell’identità digitale che ha creato una nuova “geografia relazionale”, sia all’interno dei gruppi , con i quali gli adolescenti instaurano un confronto, la cui audience è di tipo immaginario, sia con le famiglie che difficilmente riescono ad arginare il “ciclone dell’adolescenza” rendendo sempre più impossibile, come aveva già osservato Freud, il mestiere del genitore.
Ammaniti , per dimostrare le sue idee, non utlizza soltanto la scienza psicologica, ma anche i risultati di sue ricerche in ambito letterario e cinematografico, ricordando alcuni film e romanzi di formazione come: “Gioventù bruciata”, “I ragazzi della 56ª strada”, “Il giovane Holden”, tutti protagonisti di interrogativi, tipo “ chi sono io”, ritenendosi incapaci di relazionarsi con gli altri e di possedere un pensiero critico. Che dire dei bamboccioni che non hanno nessuna intenzione di uscire di casa, ben descritti da Etienne Chatiliez nel film “Tanguy”?

Massimo Ammaniti, “Adolescenti senza tempo”, Cortina Editore 2018, pp 218, € 14