(di Piero Lotito) Per fare un libro ci vuole la carta. Per fare la carta ci vuole un albero. Per fare un albero – sappiamo da Gianni Rodari e Sergio Endrigo – ci vuole un fiore. Ci permettiamo una variante, dicendo che a volte per fare un libro ci vuole un seminario. Un buon seminario, come “Giornalismo e letteratura”, che, promosso dalla Fondazione Dino Terra, si tenne a Lucca nel marzo 2015, e del quale lo Spettacoliere diede già conto. Gli atti dell’incontro, curati da Daniela Marcheschi, sono ora raccolti per la collana Ricerche di Marsilio conservando quel titolo: Giornalismo e letteratura. Curiosa la cosa: ricchi come sono di approfondimenti e spunti critici, ma anche di un certo piacere del “racconto”, gli atti di Lucca finiscono coll’esprimere essi stessi – intendiamoci sui limiti dell’espressione – un’opera letteraria.
La galoppata è solenne, visto che abbraccia l’orizzonte vastissimo dello sviluppo e anche della crisi del giornalismo e quello dalla sempiterna, forzatamente irrisolta risposta alla domanda su cosa sia la letteratura e come essa si riconosca da altre forme di espressione. Sono numerosi gli esperti che qui affrontano una delle contiguità in questo campo più intriganti, anche se da noi – avverte la curatrice, Daniela Marcheschi – «non sono purtroppo molte le ricerche, di cui l’Italianistica si può oggi avvalere, per indagare a fondo nel campo del giornalismo italiano e dei rapporti fra letteratura e giornalismo: genere quest’ultimo certo autonomo rispetto al romanzo, al racconto o alla poesia, ma anche eteronomo rispetto alla letteratura». E il noto critico cita l’esempio di «articoli-testi letterari di grandi scrittori-giornalisti come Carlo Collodi o di giornalisti-scrittori come Mario Borsa».
Lunga è la teoria di nomi che popolano quest’area di congiunzione con esiti diversi ma sempre signoreggiando: dallo stesso Dino Terra, scrittore e critico, drammaturgo, pittore, a Luciano Bianciardi, autore de Il lavoro culturale, Cesare Zavattini, Curzio Malaparte, Manlio Cancogni, Guido Piovene… Impossibile, qui, elencare anche una minima parte di quei giornalisti che hanno avuto l’animo e la penna dello scrittore, e di quegli scrittori che hanno vissuto con lo spirito e l’attitudine allo sguardo nitido del cronista.
In Letteratura e giornalismo, queste due specie del mestiere di scrivere vengono indagate da Armando Massarenti, che parla del giornale e dei saperi e di come “organizzare” la cultura, da Franco Contorbia e Jaime Galgani, Alessandro Zaccuri, che sottolinea come da tempo letteratura e giornalismo abbiano preso «a rispecchiarsi l’una nell’altro, con un immediato vantaggio a favore della prima», Nanni Delbecchi (su Bianciardi e Campanile), Guido Conti, che ricorda Il Milione, l’ultimo settimanale diretto da Cesare Zavattini, Franca Severini e Pina Paone (su Carlo Collodi giornalista e “caricaturista”), Fernando Molina Castillo (sul giornalismo letterario di Antonio Fogazzaro), Sara Calderoni, che considera come sia sufficiente un qualsiasi articolo di Mario Borsa «per rendersi conto della eminente dignità stilistica, della capacità comunicativa, della perizia tecnica, della ricchezza lessicale, della varietà dei registri», Flavio Santi e Alessandro Viti (su Sirio Giannini), Caterina Arcangelo, che guarda al giornalismo misurandolo tra i capisaldi chiamati etica e scrittura, Luísa Marinho Antunes, Alberto Marchi e Alberto Sinigaglia (entrambi, questi, su Arrigo Benedetti).
Letteratura e giornalismo, consanguinee repubbliche che si scambiano franchi visitatori che a volte non ritornano, preferendo in definitiva, a seconda della propria inclinazione, la libertà o gli agi che l’una o l’altra terra sembra garantire più a lungo e in maggiore sicurezza.
Letteratura e giornalismo, a cura di Daniela Marcheschi – Marsilo 2017 – pp 243 – € 22.