Goldoni per “Il bugiardo” s’ispirò” a Corneille. E Geppy Gleijeses? Ha fatto un suo “Bugiardo” ispirandosi a Goldoni

Marianella Bargilli (Rosaura), Andrea Giordana (Pantalone) e Geppy Gleijeses (Lelio, il bugiardo)

MILANO, giovedì 30 marzo ► (di Paolo A. Paganini) “Il bugiardo” fu rappresentato la prima volta nella primavera di quel meraviglioso 1750, che vide il trionfo della scommessa di Goldoni: aveva preso promesso (promessa mantenuta) sedici nuove commedie in un anno. Nacquero “Le donne puntigliose”, “Il Caffè”, “L’antiquario”, “Il giocatore”, eccetera.
E, appunto, “Il bugiardo”. Che tuttavia non era tutta farina del suo sacco, avendo preso spunto dal “Menteur” di monsieur Corneille, reimpastandolo poi con “Il giudice impazzato” di Girolamo Gigli e la “Feinte inutile” di Jean-Antoine Romagnesi.
Nella prefazione “L’autore a chi legge”, egli riconoscerà onestamente quell’ascendenza a Corneille, definito il suo maestro. Non voleva passare anche lui per “bugiardo” nell'”arrogarsi l’altrui merito…”
Ma l’immaginifico genio del Veneziano ci mise tanto del suo, soprattutto pigiando sul pedale del comico, che ne uscì un singolare capolavoro in tre atti con tutti i caratteri dell’originalità. A cominciare da quel meraviglioso furfante, inesauribile facitore di “spiritose invenzioni”, qui giocosamente liberato dai cerebralismi corneilliani.
Con scanzonata disinvoltura, Goldoni creò inoltre una festosa cornice di vita veneziana, grazie anche alla policroma sventagliata di “maschere”, trascinate in un gioco di corale comicità. Sicché con Lelio, il matricolato bugiardo napoletano, ecco apparire il mercante Pantalone, il dottor Balanzone (bolognese trapiantato a Venezia), Brighella, servo di Florindo (l’innamorato timido), Arlecchino (servo di Lelio), la servetta Colombina, e poi Suonatori, Barcaioli e Gondolieri…
Orbene, senza mancare di rispetto all’anima buona di Goldoni, se lui era riuscito a creare un capolavoro da un’idea di Corneille (ch’era in realtà tutt’altra cosa), il fantasioso Alfredo Arias, regista tra il comico e la follia, e uno scatenato Geppy Gleijeses, attore di multiforne ingegno, si sono impegnati probabilmente in un analogo proposito: perché non creare anche loro un “Bugiardo” riprendendolo dal Goldoni? Così sia. E così è stato. Pari siam.
Sta di fatto che, in un’ora e trentacinque senza intervallo, al Teatro Carcano, i succitati “coautori” han preso “Il bugiardo”, lasciando intatto gran parte del suo aureo testo e delle sue commosse atmosfere, ma rivoltando il tutto per il dritto e per il rovescio, in uno spassoso gioco di prestigio, con il quale il comico è diventato farsa, e la farsa s’è tramutata in cabaretl. E l’eterogenea miscela s’è poi mischiata in una voglia collettiva di varietà, tra prime donne e comici di spalla.
Nessuna denuncia sociale o morale. Divertimento allo stato puro.
Scandalo, offesa, irriverente mancanza di rispetto, dileggio, sacrilegio nei confronti d’un sacro testo? Macché. Ne è risultato un legittimo, gradevole e saporito cocktail, servito come in una gioiosa festa tra amici, per riderci su, per scherzare, per quattro risate in allegria, in buona compagnia.
E, anzi, la compagnia è ottima, con uno staff di prim’ordine, che qui nominiamo come da locandina:

Personaggi e interpreti: Lelio, Geppy Gleijeses; Rosaura, Marianella Bargilli; Pantalone, Andrea Giordana; Arlecchino/Brighella, Lorenzo Gleijeses (figlio d’arte); Ottavio, Antonio Interlandi; Beatrice/Cleonice, Valentina Valsania; Dottor Balanzoni, Luciano D’Amico; Florindo, Luchino Giordana (altro figlio d’arte).

Fra di loro passa una continua corrente di divertita partecipazione, specie come quando, inaspettatamente, “smettono” di recitare, parlando di se stessi, concionando, polemizzando, scherzando, per poi riprendere “in parte” i loro ruoli da copione. Un gioco teatrale, non nuovissimo, ma sempre di bell’impatto, inframmezzato da lazzi frizzi e siparietti (qualche esagerazione andrebbe mitigata), che, se non fossimo di quaresima, sarebbero un perfetto divertimento carnascialesco.
Un particolare compiacimento per il giovane Lorenzo Gleijeses, ottimo Arlecchino. Bravo.
E nello sforzo collettivo di una resa teatrale di encomiabile generosità, un plauso che tutti accomuna.
Solo una piccola chiosa: lo spettacolo andava presentato come “Il bugiardo”, da Goldoni. A ciascuno il suo.
Si replica fino a domenica 9 aprile.

TEATRO CARCANO – corso di Porta Romana, 63 – Milano
www.teatrocarcano.com