(di Andrea Bisicchia) Attore è colui che vive la propria quotidianità sul palcoscenico, con la consapevolezza di mettere a contatto il proprio modo di esprimersi con l’Altro, che può essere il regista, il compagno di lavoro, il pubblico, essendo, l’attore, sempre alla ricerca, non tanto di sé, né tantomeno del personaggio che interpreta, quanto della persona che intende rappresentare. Egli, pertanto, ha dei debiti nei confronti degli altri, ma ha anche un credito nei suoi confronti per ciò che riesce a dare sul palcoscenico.
Valeria Moriconi, nel corso della sua lunga carriera, ha persino elogiato i suoi debiti nei confronti della famiglia, del marito, dei registi e degli attori con cui ha lavorato, ai quali era solita dire: “Io sono brava se voi siete bravi. Io funziono, il mio personaggio funziona perché c’è il coro, perché c’è il mondo e la vita che lo circonda”. Sono parole raccolte da Emma Dante, scelta dalla Moricone, come attrice, per “La rosa tatuata”, con la regia di Gabriele Vacis (1996).
Lo ricorda Chiara Ricci in: “Valeria Moriconi, femmina e donna del teatro italiano”, il cui sottotitolo vorrebbe ricordare che, nell’affollata galleria dei personaggi da lei interpretati, oltre che attrice, è sempre stata femmina e donna, nel senso che non ha mai dimenticato di rapportarsi con la natura delle sue creature portate in scena che, quasi sempre, coincidevano con la sua natura di donna.
Chiara Ricci è ormai una esperta nel tratteggiare la vita di un’attrice, ha un suo metodo di lavoro che ha sperimentato con altre protagoniste: Anna Magnani, Lilla Brignone, di cui ci siamo occupati sulle pagine di questo giornale. Pazientemente, la Ricci assembla interviste, recensioni, memorie di coloro che hanno lavorato con loro per raccontarcene la vita professionale, vista la pochissima bibliografia in volume che esiste. Certamente, la Moriconi appartiene alla categoria delle grandi interpreti, di cui oggi, il teatro italiano , avverte la mancanza. Insieme a Rossella Falk è stata colei che ha messo a disposizione degli autori e degli esecutori delle qualità rare: la scrupolosità, il metodo, la preparazione, l’ansia del nuovo, l’essere officiante nello spazio sacro del teatro. Entrambe hanno vissuto gli stessi anni, hanno formato delle Compagnie di complesso, quella dei “Quattro” e quella dei “Giovani”, entrambe hanno impersonato il mistero dell’attore facendo coincidere l’arte con la vita, non certo in maniera pirandelliana, anche se entrambe si sono cimentate con l’autore agrigentino.
Ricordo Odoardo Bertani, critico di Avvenire, che, introducendo “L’Attore” di Roberto De Monticelli, Garzanti 1988, scrisse: “Il teatro è parola, è persona, è società, è poesia, è storia”, ebbene tutto questo è valido per la Moriconi, anche lei è stata contro coloro che la pensavano diversamente, contro i falsari e gli avventurieri che vorrebbero sporcarlo. Chiara Ricci, ricostruendo la vita artistica della Moriconi, individua nel cinema il desiderio dell’attrice di sfondare, diversamente da Alberto Sordi, di cui abbiamo scritto la settimana scorsa, che aveva cercato, nel teatro, la sua affermazione. Per entrambi è accaduto il contrario. La Moriconi, pur avendone fatto tanto, il cinema non l’ha mai resa diva, sarà il teatro a incoronarla regina.
Chiara Ricci ha diviso il suo lavoro in quattro capitoli: “Iesi, l’infanzia e la famiglia”, “Il cinema”, “La televisione”, “Il teatro”. Ogni capitolo è corredato da una ricca bibliografia, quello più lungo è dedicato al sodalizio con Franco Enriquez, alla loro lunga storia d’amore, alla Compagnia dei Quattro, dal grande successo di “I rinoceronti” di Ionesco (1961) al 1973, quando Enriquez fu nominato Direttore del Teatro Stabile di Roma dove rimarrà quattro anni. L’anno prima, al Teatro greco di Siracusa entrambi avevano registrato il grande successo di “Medea” (1972), successo che Valeria rinnoverà con “Trachinie”, “Ecuba” e con la ripresa di “Medea”, regia di Mario Missiroli (1996). Muovendosi come un battitore libero, la Moriconi potrà arricchire il suo repertorio facendosi guidare da registi come Massimo Castri, con cui realizzerà “La vita che ti diedi”, “Edipo” di Seneca, “Hedda Gabler” e “Questa sera si recita a soggetto”, prodotto da Pietro Carriglio per il Teatro Biondo di Palermo, dove era stata protagonista di una esemplare “Nemica” di Niccodemi, con la regia di Missiroli. Va, inoltre, segnalato il lavoro con Cobelli, con Marcucci, con Scaparro, con Ronconi, con Salveti e con Piero Maccarinelli che la diresse in due splendidi Bernhard: “Alla meta” e “Prima della pensione”, quest’ultimo accanto a Orsini e alla Vukotic.
Il volume contiene una introduzione di Paolo Puppa che sottolinea le doti di ricercatrice della Ricci, la filmografia, la teatrografia, i lavori in televisione, la bibliografia, e una notevole iconografia con le foto di Tommaso Le Pera.
Chiara Ricci,” VALERIA MORICONI. Femmina e donna del teatro italiano”. Prefazione Paolo Puppa – Book Publishing 2015 – pp 264, € 18.