Grandi misure alla Scala per l’incontro con Woody Allen. Ma attenzione: niente flashes, niente autografi. E niente selfie

MILANO, martedì 2 luglio ► (di Carla Maria Casanova) Per Woody Allen approdato alla Scala, eccezionali misure di protezione (facciamo riguardo) se non di sicurezza. Permessi speciali per la conferenza stampa, una sola intervista televisiva. Quando il superdivo è apparso, insieme con il sovrintendente Pereira, Grischa Asagaroff (regista dell’operina “Prima la musica poi le parole” di Antonio Salieri), Adám Fischer, direttore d’orchestra e Ambrogio Maestri, protagonista, c’è stato un nutrito applauso.
È stato anche specificato che Allen avrebbe risposto a domande solo inerenti allo spettacolo in corso, che non erano graditi i flashes e si è precisato tra le righe che non ci sarebbe stato tempo per rilasciare autografi.
Chi avesse meditato di farsi un selfie si è reso conto di dover rinunciare all’idea.
Lui, Woody Allen, è alla Scala in quanto regista di “Gianni Schicchi” di Puccini, ultima opera di stagione, in scena sabato 6 luglio, -6 recite – insieme con l’altro titolo. È il Progetto che l’Accademia di Perfezionamento per Cantanti lirici del Teatro alla Scala propone annualmente per mettere alla prova i suoi allievi.
Woody Allen, anni 83, è al suo debutto scaligero, ma lo spettacolo è nato alla Los Angeles Opera ben undici anni fa, dopo che Placido Domingo, direttore generale di quel Teatro, gli aveva fatto una corte intensa. “Avevo sempre rifiutato– ha detto Allen- non ritenendomi capace di affrontare un libretto d’opera lirica. Poi Domingo si alleò con un mio parente e in due riuscirono a convincermi. Anche perché a convincermi fu soprattutto la storia, che è divertente, ben articolata, breve e accattivante. Pensai di farmi venire un’idea un po’ originale e proposi una vicenda animata non da persone ma da topolini. Mi dissero che non era una buona idea. Allora escogitai dei personaggi-cibi-biologici con Gianni Schicchi tramutato in una sigaretta. Anche quell’idea fu scartata. Infine, mi buttai su quello che era il mio campo: il cinema. In particolare il neorealismo italiano che ho sempre adorato fin da quando ero ragazzo. De Sica, Fellini, i miei eroi.” Alla domanda se avesse qualche familiarità con l’opera lirica, anche da semplice spettatore, Allen ha risposto che, “per ragioni di tempo” non è mai riuscito a vedere un’opera lirica completa, quindi si augurerebbe una volta di assistere a un’opera composta tutta da terzi atti…
Come si sa, Dante infilò il povero Gianni Schicchi nell’Inferno. Allen cosa avrebbe fatto? “All’Inferno assolutamente no. Mi piace quell’imbroglione di Schicchi. Ho sempre avuto un debole per le persone che vivono un po’ ai margini…”
Lo spettacolo, la cui regìa sarà ripresa da Kathleen Smith Belchar, riproduce fedelmente quello originale di Los Angeles, anche grazie ai filmati girati all’epoca. Il celeberrimo regista newyorchese ha ammesso di aver tentennato davanti alla proposta scaligera quando seppe che i cantanti sarebbero stati allievi dell’Accademia, quasi tutti debuttanti. Invece, è rimasto sorpreso e meravigliato dalla loro bravura e professionalità, interpretando alla perfezione, e quasi anticipando, tutti i suoi stessi desideri.

Il logo della rassegna cinematografica dedicata a Woody Allen

Come si sa, protagonista assoluto (delle due opere) è comunque un veterano: l’immenso (ma quanto peserà?) Ambrogio Maestri, che di Schicchi (con Falstaff) ha fatto i suoi cavalli di battaglia. Dell’operina di Salieri si è ovviamente parlato poco. Grischa Asagaroff si è già fatto molto onore con “L’elisir d’amore”, sempre progetto Accademia, messo in scena alla Scala e all’aeroporto della Malpensa.

Vale la pena ricordare che da mercoledì 3 a domenica 28 luglio il MIC (Museo Interattivo del Cinema, viale Fulvio Testi 121. MM5 Bicocca, tel 02/87242114) sarà in programma un omaggio a Woody Allen con una trentina dei suoi film.