I Beatles secondo Neri Marcorè e la Banda Osiris. Meno rock e più varietà. Ma la favola bella convince

collage marcorèMILANO, mercoledì 8 ottobre 
(di Paolo A. Paganini) Il 15 novembre 1963, il “Time” pubblicò un articolo sulla “beatlemania”, dal titolo “La nuova follia”. Veniva raccontato che la gente era disposta a tutto pur di toccare le giacche senza bavero che indossavano in scena. Un fenomeno che divenne subito leggenda. Si disse che perfino le mucche, ascoltando la musica dei Beatles, aumentassero la quantità di latte del 9%; e che le puerpere partorivano i loro bebè senza complicazioni, sempre con il sottofondo dei Beatles. In quegli anni Sessanta, il quartetto di Liverpool dalla Gran Bretagna invase gli Stati Uniti. E divenne un fenomeno di proporzioni mondiali… Eppure, all’inizio, la Decca rifiutò un contratto a Lennon e compagnia bella giudicando troppo vecchi quei loro suoni di chitarra. Da mangiarsi le dita, poi.
Poco dopo, fra articoli entusiasti e delirio di folle, deflagrava la “beatlemania”, il fenomeno rock più rivoluzionario del secolo. Segnò un’epoca, sia nella musica sia nel costume. I critici più sottili cercarono di penetrare il mistero di quell’aspro e ritmato sound dei loro strumenti amplificati, cercarono di analizzare la strana contraddizione di uno spirito e di uno stile così travolgenti e trasgressivi, nonostante quel loro angelicato aspetto di capelloni dalle camicie con i colletti alti, cercarono di capire come facessero a tramutare le loro performance in un fenomeno di massa molte prossimo a un rito orgiastico. L’ambiguità del loro charme è rimasto un mistero perfino per i loro manager…
Poteva dunque Neri Marcorè, con il colorito supporto della Banda Osiris (quattro polifonisti di eclettico ingegno “mediterraneo”) penetrare, con lo spettacolo “Beatles Submarine”, il mistero di quell’ambiguità diventato mito? Impossibile. Su testo e regia di Giorgio Gallione, disegni sullo sfondo di Daniela Dal Cin, animati da Francesco Frongia, lo spettacolo, nella sala milanese del Piccolo Teatro Strehler, in un’ora e venti senza intervallo, Marcoré, fascinoso calligrafo dell’arte del porgere, in parole e musica, ha narrato una favola, la favola bella del fenomeno Beatles, in una libera interpretazione, che stravolge allegramente i caratteri del rock per farne una fantasia nelle vicinanze del pop con qualche spruzzata di esilarante varietà all’italiana. Alcune canzoni, seppure artisticamente distorte, son quelle conosciutissime, entrate nella storia del rock, o, meglio, nella mitologia dei Beatles (“Yesterday”, una per tutte). E dalla mitologia, discesa da una novella Genesi, viene spiegata la creazione degli oscuri e fangosi “scarafaggi” fino alla rinascita e alla gloria come Beatles. Frammenti biografici, testi di John Lennon, poesie di Paul McCartney completano questo favolistico racconto dei Beatles: un degno, felice gioiellino per festeggiare il cinquantenario del loro successo artistico. Di più non sarebbe stato possibile.
Marcorè suona la chitarra (da professionista) e canta, ma la parte più consona resta la performance attoriale, come la descrizione dell’assassinio di John Lennon. Da manuale. Spettacolo non travolgente, ma onesto e gioioso, con qualche applauso a scena aperta e, alla fine, doveroso delirio giovanile per tutti.

REPLICHE E TOURNEE

8-19 ottobre Milano, Piccolo Teatro, Teatro Strehler
4-5 novembre Schio (VI), Teatro Civico
6 novembre Padova, Teatro MPX
7-9 novembre Treviso, Teatro Comunale
11-12 novembre, Monfalcone, Teatro Comunale
13 novembre Sacile (PN), Teatro Zancanaro
15-16 novembre Aosta, Teatro Splendor
19-23 novembre Cagliari, Teatro Massimo
26 novembre Pinerolo, Teatro Sociale
27-28 novembre Bergamo, Teatro Creberg
29-30 novembre Lugano (Svizzera), Palazzo Congressi
2-3 dicembre Brindisi, Nuovo Teatro Verdi
4-6 dicembre Barletta, Teatro Curci
7-8 dicembre Bari, Teatro Petruzzelli
10-11 dicembre Castelfiorentino (FI), Teatro del Popolo
12-14 dicembre Siena, Teatro dei Rinnovati
16-17 dicembre Reggio Emilia, Teatro Valli
19-20 dicembre Senigallia, Teatro La Fenice
21 dicembre Porto Sant’Elpidio, Teatro delle Api