I campioni siracusani dei giochi olimpici di 2750 anni fa. Belli e possenti come dei. Celebrati da letterati e drammaturghi

(di Andrea Bisicchia) In occasione del 2750esimo anniversario della fondazione di Siracusa, Enzo Pennone ha pubblicato un volume, “Terra di atleti”, per ricordare alcuni siracusani illustri che si distinsero durante i giochi olimpici, divenuti oggetto di versi memorabili nelle “Olimpiche” di Pindaro (518 – 438 a.C.), al quale dobbiamo la conoscenza di tanti atleti che parteciparono alle gare panelleniche che si tenevano, a scadenze fisse, a Olimpia.
Per Enzo Pennone, lo sport fa parte della cultura di un popolo, se realizzato con quella disciplina che si richiede a qualsiasi forma artistica. “Le Olimpiche” di Pindaro sono state pubblicate abbastanza recentemente, con testo in greco a fronte, da Mondadori (2013) a cura di Bruno Gentili, pertanto chi volesse conoscere il cantore degli agoni greci, ha la possibilità di farlo. Del resto, Enzo Pennone dichiara subito che la fonte primaria della sua ricerca sono state tutte le Opere di Pindaro, senza, però, aver tralasciato altri contributi, come quelli dei dieci libri di Pausania “Viaggio in Grecia” e della “Storia di Siracusa” di Serafino Privitera, un dotto sacerdote siracusano dell’Ottocento.
Chi erano i protagonisti della “bella gioventù” siracusana? Primo, fra tutti, Ierone, il corsiero, che “soggiogò la mente ai pensieri più dolci, quando sull’Alpheiòs balzò porgendo/ senza sprone/ il corpo alla corsa/ e allacciò il padrone al trionfo/ il re siracusano lieto di cavalli” e successivamente, Lygdamis, Astylos, Zopiros, Cramio, tutti vincitori nelle varie gare. Della vittoria di Lygdamis riferisce Pausania, parlandone in occasione dell’Ottava Olimpiade, “il vincitore fu Ligdami di Siracusa. Costui ha il monumento funebre nella città natale, presso le cave. Se poi Ligdami sia stato pari a Eracle Tebano, anche per grandezza di corporatura, io non lo so, ma così dicono di lui i siracusani”.
Enzo Pennone, per raccontare le storie avventurose dei ginnasti di Siracusa, si inventa, alla maniera platonica, un dialogo con l’amico Luciano, ben consapevole dello stretto rapporto che Platone abbia tenuto con l’antica Siracusa. Il dialogo non è, certo, improvvisato, perché frutto di una attenta documentazione, come risulta dalla accurata bibliografia e dalla iconografia, grazie alle quali, l’autore traccia anche una storia di Siracusa, da Ierone a Dionigi, il tiranno per antonomasia, succeduto a Ermocrate, durante l’invasione cartaginese della Sicilia. In questa storia, i personaggi che più lo interessano sono sempre gli atleti, di cui insegue le storie sportive, i comportamenti, la religione, con le offerte avvenute durante i riti, prima di ogni gara. Lygdamis, per la sua robustezza fisica e per la capacità di lottatore, sembra anticipare il nostro Carnera, così come Milone di Crotone, ritenuto siracusano, appare, per la folta capigliatura, molto simile a Sansone, o come Astylos che, per la sua velocità, ricorda Mennea.
Sembra, però, che il periodo aureo dell’atletica, coincida col regno di Ierone, la cui corte non fu soltanto luogo di ritrovo di letterati come Pindaro, Bacchilide, Simonide, di drammaturghi come Eschilo che, proprio in quegli anni, porterà in scena, al teatro greco di Siracusa, “I Persiani”, ma fu anche luogo di forti atleti, di cui egli stesso andava alla ricerca.
Enzo Pennone ci racconta 500 anni di storia sportiva, fino al 148 a.C. quando destò sorpresa il trionfo del siracusano Orthon, acclamato vincitore dei Giochi di Olimpia.

Enzo Pennone, “Terra di atleti” – Nel 2750º anniversario della Fondazione di Siracusa – A.I.C.S. Edizioni – pp 110 – € 20.