I grandi del teatro negli illuminanti “scatti” di Tommaso Le Pera. Ora, Tato Russo. Ed è come star seduti in prima fila

(di Andrea Bisicchia) Confesso che, quando non riesco a vedere degli spettacoli, soprattutto a Roma, mi affido ai sevizi fotografici di Tommaso Le Pera e, attraverso la visione dei suoi quaranta-cinquanta scatti, mi rendo conto di quello che è avvenuto sul palcoscenico.
Perché questo preambolo? Perché la documentazione, specialmente in teatro è, oltre che necessaria, direi anche indispensabile, non solo per coloro che intraprendono una carriera tra le più difficili e la più provvisoria, ma anche per coloro che vengono dopo di noi.
Confesso altri due desideri, il primo riguarda l’Avangardia delle Cantine romane, della quale si è persa ogni traccia, visto che Le Pera l’ha documentata,  spero che se ne possa fare un volume. Il secondo desiderio  riguarda le messinscene al Teatro Greco di Siracusa, di cui Le Pera è diventato il fotografo ufficiale e, in questo caso, cerco di sensibilizzare sia Antonio Calbi che Maria Rita Sgarlata.
Che dire dell’Editore Manfredi? Spero proprio che il nuovo Ministro dello  Spettacolo prenda atto di una realtà editoriale altamente artistica. Dopo le monografie dedicate a Mariangela Melato, a Lavia, Calenda, Proietti, L’Editore Manfredi dedica un volume a Tato Russo, nelle Fotografie di Tommaso Le Pera, a un attore- autore che ha iniziato la sua attività proprio all’insegna della Avanguardia e che, all’inizio della sua carriera, qualche critico ritenne, per la spregiudicatezza e per la volontà di rinnovamento della scena italiana, una specie di alter ego di Carmelo Bene. Anch’io lo consideravo tale, per cui, quando ricevetti una sua telefonata, durante la quale espresse il desiderio di venire a Milano, in un grande teatro, ne parlai con Giordano Rota, che negli anni Ottanta mi aveva coinvolto come suo consulente alla programmazione del Teatro Nazionale, su consiglio di Franco Parenti e Andrée Ruth Shammah. Per parecchi anni, Tato fu ospite del teatro di Piazza Piemonte e io ebbi il piacere di conoscere il suo modo di lavorare, sempre all’insegna della imprevedibilità e di un’idea di teatro “popolare” che aveva abbandonato i canoni del realismo napoletano, per una tendenza alla visionarietà, al colore, all’opera musicale, dove l’elemento corale prendeva, spesso, il sopravvento su quello individuale.
È chiaro che, al centro della scena, c’era sempre lui come attore e come Performer, tale era, anche per me, Carmelo Bene. Gianfranco Bartolotta, nel suo breve saggio, ricorda un intervento di Maurizio Grande sul rapporto tra Tato e Carmelo, in cui sostiene che, se il primo, si poneva in una “posizione conoscitiva” rispetto al testo che reinventava e riscriveva, il secondo respingeva ogni possibile relazione. In verità, Tato ha sempre preso il testo come un pretesto, facendone, a modo suo, una propria creazione, spazializzandolo sul palcoscenico senza dimenticare le sue origini avanguardiste, quando anche il nudo femminile alimentava la forma di teatro-immagine o performativo, costruita, come osserva Claudio Vicentini, su vere e proprie “figurazioni teatrali”, grazie alle capacità “evocative e commutative” di Tato.
Tommaso Le Pera documenta questa attività con quell’afflato partecipativo che lo rende un coautore invisibile. Le immagini degli spettacoli, da “Palummella zompa e vola” a “La tempesta”, “Il candelaio”, “L’opera da tre soldi”, “Caffè Chantant”, “I Promessi sposi, un musical”, “Sogno di una notte di mezza estate”, fino a “La ragione degli altri”, che ho visto nel servizio di Le Pera e che vorrei vedere sul palcoscenico, sono di una tale bellezza iconografica, da evidenziare i particolari che non sempre si riece a vedere nella rappresentazione.
Ecco il motivo per cui non mi stanco di ripetere quanto sia necessario un archivio pubblico che dia spazio al lavoro svolto da Le Pera in cinquantanni di carriera, un archivio, non solo consultivo, ma anche come spazio didattico, laboratoriale ed espositivo.
Il volume contiene una prefazione di Giulio Baffi, alcuni saggi di studiosi, musicisti, scenografi che hanno collaborato con Tato, una teatrografia dal 1967 al 2018, le riscritture, le sceneggiature e le opere letterarie.

Tommaso Le Pera: “Il Teatro di Tato Russo”, Manfredi  Edizioni 2018, pp 268, € 39