MILANO, mercoledì 20 maggio ●
(di Paolo A. Paganini) L’inizio degli Anni 50 fu, per la Radio, una breve età dell’oro. Di lì a poco sarebbe nata la Televisione, promettendo egemoni speranze di felicità godereccia. Ma intanto, in attesa del diluvio, la radio a valvole, in cucina o nel salotto buono, era l’unico motivo di svago e di informazione delle famiglie italiane.
Noi ragazzi siamo cresciuti ascoltando la radio, dal “giornale radio” ad alcune trasmissioni che ci portiamo ancora dentro di noi: Alberto Sordi, vocione alla Oliver Hardy, con il suo Mario Pio e “gli amici della parrocchietta”; o Franco Parenti con il suo “Anacleto il gasista”.
E poi, i grandi riti della Radio. Con “cari amici vicini e lontani”, Nunzio Filogamo, alla fine di gennaio del 1951, celebrò il solenne battesimo del Festival di Sanremo, ll Festival della Canzone Italiana, e già quel primo febbraio tutta la Penisola cantava “Grazie dei fior”. E poi si correva in edicola a comprare il libriccino del “canzoniere della radio”.
La radio era una questione seria, da rispettare come la nonna. Noi ragazzini venivamo zittiti d’autorità, quando, la sera del lunedì, attaccavano i concerti della Martini & Rossi. E non si fiatava, prima di cena, se il grande penalista udinese Francesco Carnelutti (eravamo già nel ’56) teneva i suoi “Colloqui della sera”, che poi, nelle edizioni ERI, ci leggevamo avidamente nella raccolta “Il sole si leva al tramonto”, come se fossero “I pirati di Mompracem”, ed erano invece finissime meditazioni morali e sociali.
E soprattutto c’era la milanese Franca Valeri, con la sua”Signorina Snob”, sofisticata, ricercata, grande esperta di forbici e s-cucito nel tagliare i panni addosso a chiunque fosse in odor di saccente sicumera, con l’aria però di farne un allegro esercizio da salotto. Ed erano gli anni in cui, Franca Valeri, con Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli, aveva inventato il teatro da camera, il Teatro dei Gobbi, portando i suoi “Carnet de notes” da Parigi a Roma, con la sola scenografia della voce, come se fossero stati in radio, irridendo, con tutti gli ingredienti della satira, dell’ironia, del grottesco, e castigando le ipocrisie perbenistiche nazional popolari di quei favolosi Anni 50.
Di lì a poco, il mondo, meglio o peggio, non sarebbe più stato lo stesso.
Questo piccolo tributo alla Radio, scavando nei ricordi, mi è stato suggerito dallo spettacolo visto a Milano, al San Babila, “Il cambio dei cavalli”, scritto e interpretato da Franca Valeri, una vecchina di 95 anni, ormai poco sicura sulle gambe e nella voce, ma con una mente d’acciaio, ancora capace di tagliare, sminuzzare, triturare vizi e ipocrisie, in una feroce esaltazione della dignità, della libertà di pensiero, dell’intelligenza. Eh, da quegli Anni 50, ne ha fatta di strada, la Signorina Snob. Ha lasciato tutti indietro. E sul traguardo del 2015 è arrivata sola al comando. È un vivente monumento storico, che dalla Radio al cinema, dal teatro alla televisione, ha percorso tutta la nostra vita, sempre conservando dentro di sé il piacere lieve e caustico di una Signorina Snob, invecchiata, sì, ma non incidita.
Lo spettacolo, un’ora e dieci senza intervallo, è una satira morale (si potrà definire così?) su un ricco giovane imprenditore, ricco, annoiato e puttaniere. È il figlio di un uomo, difficile e scontroso, ch’è stato amante della vecchia signora per tanti anni. Ora, quel giovane imprenditore di successo, vuol conoscere quel padre, ormai deceduto, che, tutto sommato, si accorge di non aver mai conosciuto. Il giovane “figlioccio” e la vecchia amante, arguta determinata spiritosa intelligente e sapiente di vita, diventano amici. Lei, confidente e di spregiudicata saggezza (eufemismo per dire senza peli sulla lingua) è per il giovane quello che una volta era “il cambio dei cavalli”, far riposare gli animali sfiancati e sostituirli con quelli freschi. Sotto metafora, qui vuol dire cambiare le stanche idee, i consunti pensieri, l’infiacchita volontà (del giovane) con nuove, più fresche, coraggiose prospettive di vita, anche e specie quando il giovane decide di sposare un’ambiziosa cocotte, che già tanto, se l’amore non esiste, tanto vale prendersi una donna da letto, bella e rappresentativa. Caspita, ragiona la vecchia signora dopo aver conosciuto la ragazza: che donna sicura di sé… Se uscendo di casa la prendono a sberle è capace di dire: nessuno le prende come me!
Basta. Al fianco di Franca Valeri: Urbano Barberini e Alice Torriani, con l’astuta regia di Giuseppe Marini, coadiuvato dalla scenografia di Alessandro Chiti.
In platea, un esercito di camicie rosse, i fans di Franca Valeri, con le magliette fregiate in bella vista dalle parole “Franca Valeri”. Non s’era mai visto. Ma è giusto così.
“Il cambio dei cavalli”, di/con Franca Valeri, e con Urbano Barberini e Alice Torriani. Regia Giuseppe Marini. Al teatro San Babila, Corso Venezia 2/A, Milano. Repliche fino a domenica 24 maggio.