(di Andrea Bisicchia) Ho visto, per la prima volta Mariangela Melato nella “Monaca di Monza” di Testori, con la regia di Visconti, spettacolo non certo memorabile, quindi ho seguito le prove di “L’inserzione” della Ginzburg, sempre con la regia di Visconti (1969), con la Melato nei panni della giovane studentessa Elena, rivale in amore di Teresa, interpretata dalla Asti, i loro occhi erano già uno spettacolo. Da allora, come tanti altri, ho assistito a quasi tutti i suoi spettacoli, ammirandola per il suo mettersi sempre “alla prova”, in cerca di quello che c’era oltre il testo e oltre il personaggio.
Il suo volto era magnetico, appariva allegro, sofferente, appassionato, tragico, attraverso il quale, riusciva a esternare il fuoco che covava dentro, moltiplicando continuamente l’espressione.
Quei volti li rivedo nelle foto di Tommaso Le Pera, l’artista che non ricerca, ma entra nella persona e nel personaggio per ritrarne l’anima. A vedere la sua galleria di ritratti e altro, nel volume di cui è autore insieme ad Anna Testa, pubblicato grazie al coraggio dell’editore Manfredi, che ne ha mantenuto i colori : “Magnetica Mariangela”, ritornano in mente gli spettacoli, presentati nel volume. Si va dal 1973 al 2017, da “Orestea”, con la regia di Ronconi a “ Vestire gli ignudi”, con la regia di Sepe, fino a “Sola me ne vo”, con la regia di Solari. Ebbene, è sufficiente guardare quelle immagini per rivedere gli spettacoli di Mariangela, “protagonista assoluta”, come la definisce Lavia, anche quando aveva come partner dei primi attori.
Le Pera ci offre, attraverso la ricchezza dei volti, una molteplicità di sentimenti, oltre che le stesse parole degli autori che portava in scena, perché, quei volti, appaiono più reali di quelli degli stessi personaggi. Le Pera è anche un artista astuto, nel senso che è capace di catturare le bellezze più nascoste e più ineffabili, cogliendo i turbamenti più segreti, fino a penetrare l’invisibile. Basterebbe analizzare i volti di Cassandra, di Ersilia Drei, sofferenti, invocanti, addolorati, o quelli di Medea, perturbanti, lucidi nel suo disegno folle di uccidere i propri figli per punire Giasone.
Mariangela costruiva i suoi personaggi quasi stanislaskianamente, interveniva anche nei costumi, tanto che Bruna Parmesan sottolinea l’autonomia delle sue scelte, perché “totalmente artista” o come la definisce Ferdinando Bruni: “una regista mancata”. Le Pera riprendeva con cura anche i costumi che Mariangela indossava, vedi “Anna dei miracoli”, con quel vestitino a pois, con la parrucca rossastra e gli occhiali neri, ma vedila anche abbigliata, con i bellissimi costumi di Carlo Diappi, in “La bisbetica domata”, di cui Marco Sciaccaluga ricorda gli scontri con Franco Branciaroli, interprete di Petruccio, o ancora in “L’affare Makropulos”, in “Quel che sapeva Maisie” a dimostrazione di come lei fosse un’attrice senza tempo, capace di essere vecchia e fanciulla contemporaneamente.
Le Pera non tralascia i continui cambiamenti del viso dell’attrice che corrispondevano ai mutamenti delle emozioni, quanto dire che un fotografo come lui sapeva far “parlare” l’interprete attraverso le immagini, esaltando ora un viso abbagliante ora luminoso, grazie ai movimenti degli occhi e delle labbra. Le foto di Le Pera, che sono un patrimonio del teatro italiano, essendo foto d’autore, e che meritano di essere tutelate in un museo, non tralasciano la tecnica descrittiva correlata con quella rappresentativa, il suo “scatto” è sempre in funzione della bellezza dell’immagine e del suo cromatismo.
Fondamentale, nel volume, è il contributo di Anna Testa che, con le sue incalzanti domande, ha raccolto una serie di testimonianze di Toni Servillo, Franca Valeri, Renzo Arbore, Elio De Capitani, Eros Pagni, Anna Bonaiuto, Carlo Repetti,Vittorio Franceschi e altri colleghi che insieme ne ricostruiscono un ritratto inedito. Illuminante la prefazione di Rodolfo di Giammarco che la ritiene un’attrice anomala e per questo diversa.
Tommaso Le Pera, Anna Testa: “Magnetica Mariangela”, Manfredi Edizioni, 2016, pp 263, € 33.