I pasticcioni, inoffensivi minion, sempre alla ricerca d’un padrone, si sono finalmente conquistati un film tutto per loro

Minions_film(di Marisa Marzelli) Operazione in generale rischiosa quella di trasformare delle comparse in protagonisti, ma trattandosi dei minion era senz’altro il caso di sfruttare il filone d’oro.
I minion sono gli esserini gialli in salopette dal linguaggio incomprensibile che fanno da comprimari nei due successi d’animazione Cattivissimo me 1 e 2 (usciti nel 2010 e 2013). Hanno ottenuto un tale successo di pubblico che sono inseriti in parchi tematici ed è fiorito il merchandising dei pupazzi e dei relativi accessori. I minion in sé sono un plotone indistinto di gregari al seguito di un eroe negativo. Nelle mani dei registi Kyle Balda e Pierre Coffin (autore dei due film Cattivissimo me) e dello sceneggiatore Brian Lynch (Il Gatto con gli stivali) questo spin-off che è anche un prequel di Cattivissimo me ne racconta l’origine e le avventure di tre di loro: Kevin, Stuart e il piccolo Bob. Si viene a sapere che la stirpe dei minion esisteva già all’origine del mondo. Ce lo racconta, con voce fuori campo, un narratore che nella versione italiana è Alberto Angela, ironicamente prestatosi a fare il verso a se stesso come divulgatore scientifico. Data la naturale inclinazione gregaria, erano sempre alla ricerca del leader più cattivo da seguire. Prima era stato il T-Rex, poi l’uomo delle caverne, i faraoni, giù giù fino a Dracula e a Napoleone. Ma essendo pasticcioni, riuscivano sempre (senza volerlo) a eliminare il capo. Poi, privi di guida e motivazione, si erano autosegregati in Antartide. Finché gli audaci Kevin, Stuart e Bob, avendo sentito parlare di una convention di supercattivi in Florida, partono alla ricerca del capo ideale. Lo identificano nella perfida Scarlet Terminator, intenzionata a rubare la corona della regina d’Inghilterra.
Ambientato negli Anni ’60, Minions strizza l’occhio alla cultura pop dell’epoca, con attenzione alla parte musicale, citando dai Beatles ai Doors, con motivi che sono ancora nell’orecchio di tutti.
Il film è soprattutto un’infilata di gag anche non troppo concatenate tra loro, nello stile del cinema muto, privilegiando la comicità slapstick che comunque funziona benissimo con i bambini.
Per gli adulti che accompagnano i figli al cinema c’è un livello di lettura più sofisticato, evocativo delle atmosfere della Swinging London e dei primi film di James Bond. Ci sarebbe, a volerlo cercare, anche un terzo livello di lettura, quello che vede e giudica i minion, forza operaia di bassa manovalanza, come seguaci intruppati e acritici, in adorazione del capo, qualsiasi cosa faccia o dica. O meglio, alla continua ricerca di un capo che pensi per tutti e semplifichi loro la vita. E ogni volta che ne viene eliminato uno, vanno in cerca di un altro, possibilmente ancora più cattivo. Senza aver imparato niente dalle esperienze precedenti. Eppure i minion sono di natura pazienti, buoni, inoffensivi… ma creduloni. I seguaci perfetti per capipopolo e dittatori. Però questo è un film per famiglie e non è il caso di spingersi troppo in profondità nel cercare la morale della favola.
Perfetta la scelta del linguaggio dei minion, un mélange di parole inglesi, francesi, italiane, spagnole, tedesche e altro, dove il vocabolo chiave della frase rende intelligibile tutto il resto. Se nella versione originale, accanto al narratore Geoffrey Rush, le voci sono quelle di Sandra Bullock, Michael Keaton e altri nomi famosi del cinema e della tv, in italiano Scarlet Terminator è doppiata da Luciana Litizzetto (con un fastidioso birignao), affiancata dall’immancabile Fabio Fazio.